venerdì 6 dicembre 2019

Saggio - Capitolo 12


Buongiorno, miei cari dissoluti lettori!
Recensione brevissima, questa settimana, che si rifà ad un volume altrettanto breve, fatto di citazioni, aforismi e perle di saggezza provenienti niente meno che dall’unico, il solo, l’inimitabile Francis Scott Fitzgerald!
Autore di capolavori della letteratura americana come “Il Grande Gatsby” e “Racconti dell’età del jazz”, Fitzgerald è considerato un simbolo degli anni ’20 e sua propria espressione. In quanto tale, il furore dell’epoca e la sregolatezza che la caratterizzava, fanno di questo scrittore uno fra i più attraenti del secolo scorso; una lettura di suspance, ma anche di riflessione, due componenti che ben si bilanciano tra loro nello stile di Fitzgerald e che tengono il lettore letteralmente incollato alle pagine.
Storie che bruciano in un attimo, pur avendo tutto il tempo di dire ciò che devono.
Non è difficile credere come questo autore americano sia ancora molto amato e letto oggi; sulla cresta dell’onda da circa un secolo.
Ed è con lui che intendo finire il 1919, alla soglia del centenario di quei famosi anni ruggenti.
Quello che ho in mano e di cui vi parlerò, non è certamente il capolavoro di Fitzgerald. Anzi, direi proprio che se è stato scritto da lui è stato fatto, in un certo senso, a sua insaputa. Perché? Presto detto! “Le belle storie si raccontano da sole” non è un discorso, né una storia omogenea che Fitzgerald ha deciso di impostare unitariamente di per sé, bensì una raccolta di sue opinioni, frasi, pezzi di lettere private e non, che egli ha scritto nella sua vita, riguardanti il mestiere dello scrittore.
Cercando di entrare nel suo quotidiano, nella sua idea di letteratura, nel suo modus operandi, mi sono fatta trascinare dall’entusiasmo per questo libricino appena l’ho adocchiato sullo scaffale della biblioteca.
Oggi, devo dire, non è un gran che. Chiariamoci: male non fa. È sicuramente interessante e avendo un’idea abbastanza chiara da quasi subito su che genere di lavoro avessi in mano non è stata una delusione.
Detto ciò mi pare abbastanza ovvio che da un’edizione del genere non ci si possa di certo aspettare il capolavoro della vita. Direi che non è questo il caso.
No, “Le belle storie si raccontano da sole” è l’ideale per gli appassionati, o i fan davvero accaniti, che vogliono trovare una chicca in più per avvicinarsi un po’ al mito di Francis Scott Fitzgerald. That’s all, amici miei ed è anche giusto così.
Per quanto mi riguarda, visto che non sono un’ammiratrice accanita, ma quel poco che ho letto di lui è stato decisamente apprezzato, posso dire con certezza che libri del genere sono delle aggiunte di cui posso fare a meno.
Si potrebbe parlare di editoria facile, molto utile per far cassetto e francamente il dubbio mi è venuto, ma sinceramente, in questi termini, mi viene da pensare più alla narrativa trash in circolazione negli ultimi tempi piuttosto che a pubblicazioni di questo tipo.
Mettiamola così: se è vero che in questo libro non ho trovato la grande rivelazione sul mestiere dello scrittore, è anche vero che non vi ho trovato nessun elemento negativo; tutt’al più qualche ispirazione.
Si ok, ma allora lo consigli o no? Mi chiederete voi.
Beh, diciamo che lo potrei consigliare giusto a quella parte di pubblico appassionata del genere, della letteratura americana, di quei temi a lei tanto cari, di Francis Scott Fitzgerald vero e proprio.
Ecco, lo consiglio, assolutamente si, ma ad un gruppo ristretto di lettori.
Esiste anche l’opzione “letture da metropolitana”, nella quale trovo che possa rientrare alla perfezione, ma non fraintendetemi: non è per una presunta superficialità che lo dico (anche perché non è superficiale). È piuttosto una questione di tempistiche; per riempire uno piccolo vuoto quale scelta migliore di una perla di saggezza alla Fitzgerald?
Detto questo io vi saluto e vi auguro buone letture!
Alla prossima, amici!
-Liù

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