Buongiorno a tutti.
Oggi un altro libro si aggiunge alla pila dei romanzi letti
con uno scopo superiore: trovare il libro che parla di gatti più bello di tutti
i tempi. Rinfreschiamo anche la memoria a chi si è perso le puntate precedenti:
“Al ladro disse il gatto”, un giallo Junior per bambini che
ho letto quando ancora andavo a scuola e che mi ha spinto a dare al mio gatto
il nome Zucca.
“Il gatto in noi” che ho trovato sempre in biblioteca, molto
breve e con tema i gatti. Preso e letto senza pensarci due volte.
“Il gatto non adulterato”, comprato a scatola chiusa grazie
a due premesse: gatti e Terry Pratchett. Chiuso il discorso.
“Io sono un gatto”, inserito nella wishlist dopo averne
sentito parlare bene da Matteo Fumagalli in un suo video. Non mi era piaciuto
molto all’inizio, ma con il tempo che passa e altri libri letti sull’argomento
lo sto abbastanza rivalutando.
“Io e Dewey”, preso ad una bancarella del libro usato senza
nessuna pretesa e senza nessuna aspettativa è uno di quelli che mi ha sorpreso
maggiormente. (Certo il non avere aspettative al riguardo ha sicuramente fatto
la sua parte!)
“Orso”, è un romanzo che avevo trovato in libreria proprio
nel periodo di pubblicazione. La trama mi aveva incuriosito parecchio ma alla
fine, sempre a causa dell’aspettativa, mi aveva deluso un po’.
“Quattro gatti” preso sempre ad una bancarella, forse
insieme a “Io e Dewey, è l’unico con autrice italiana e devo ammettere che mi è
piaciuto.
Ma torniamo alla puntata odierna: aspettative alte,
consigliato da Matteo Fumagalli, argomento sempre lo stesso, ovvero i gatti,
oggi parliamo di “Se i gatti scomparissero dal mondo” di Kawamura Genki. Con
questo titolo funesto e terrificante più di un qualsiasi libro di Stephen King
è stato amore a prima vista, avrei potuto dire a prima lettura, ma mi è
piaciuto prima ancora di iniziare a leggerlo. La trama parla di un ragazzo che
fa il postino e che improvvisamente scopre di essere malato, in particolare
scopre un tumore alla testa che gli lascia molto poco da vivere. Travolto dalla
disperazione, gli si manifesta il Diavolo, proprio lui, che gli propone una
sorta di patto: fare scomparire qualcosa dal mondo in cambio di un giorno di
vita. L’oggetto viene scelto sempre dal Diavolo, mai dal protagonista e così ci
si ritrova a riflettere assieme a lui sull’utilità o inutilità di ciò che
abbiamo. Su quanto ci attacchiamo ad oggetti superflui e quanto invece
sottovalutiamo le cose fondamentali.
Lo stile di scrittura è chiaro, lineare ma al tempo stesso
coinvolgente. Permette di fare delle riflessioni importanti ma non diventa mai
noioso o pesante, riesce a mantenere una semplicità ed una leggerezza che mi
hanno ricordato i libri di Banana Yoshimoto. In particolare la sua capacità di
descrivere situazioni tragiche trasmettendo solo serenità. E questo penso che
sia un grosso punto a favore, che invece non avevo trovato nel libro “Io sono
un gatto”, in cui probabilmente il problema più grande era proprio lo stile di
scrittura scelto.
Penso che chi come me ha un gatto possa ritrovarsi nelle
riflessioni del protagonista e in generale nel racconto del rapporto descritto
tra la madre, quando ancora era in vita, e i loro gatti. E allo stesso tempo
possa capire la frustrazione se non addirittura la disperazione quando il
Diavolo propone di fare scomparire i gatti.
Il Diavolo è un personaggio che viene descritto in modo
interessante, ma allo stesso tempo divertente, e anche questo aspetto ha
permesso di rendere più leggera tutta la trama. Leggera ma non superficiale,
perché le tematiche trattate sono di una tragicità non comune, ma torna quanto
ho scritto prima sullo stile: si legge in modo tranquillo e anche se può
scappare qualche lacrima, al termine della lettura non ci si sente appesantiti
o tristi. Forse solo un po’ malinconici.
È importante anche soffermarsi su una considerazione: spesso
se il libro non è complesso e intricato nella trama e nella scrittura si cade
nell’errore di considerarlo frivolo, superficiale. Invece ritengo sia
fondamentale che esistano libri con tematiche profonde ma scritti in modo
semplice e comprensibile da chiunque. Purtroppo non tutti hanno lo stesso
livello di cultura e gli stessi gusti, ma non si possono dividere i libri per
le persone intelligenti/aristocratiche da quelli per il ceto medio/chi non ha
fatto l’università (sono etichette completamente casuali, non vuol dire che chi
è aristocratico è intelligente, sia chiaro). Lo stesso tema può essere
riproposto in mille modi diversi in modo che molte più persone possano fruirne.
Ben vengano quindi libri scritti con stili differenti,
purché parlino di tematiche come questa, ad esempio. Non intendo i gatti nello
specifico, anche se non ci sarebbe nulla di male a scrivere più libri sui
gatti. Leggete anche voi il libro e capirete di cosa sto parlando.
-Pearl
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