venerdì 29 novembre 2019

Narrativa - Capitolo 21




Buongiorno a tutti.
Oggi un altro libro si aggiunge alla pila dei romanzi letti con uno scopo superiore: trovare il libro che parla di gatti più bello di tutti i tempi. Rinfreschiamo anche la memoria a chi si è perso le puntate precedenti:

“Al ladro disse il gatto”, un giallo Junior per bambini che ho letto quando ancora andavo a scuola e che mi ha spinto a dare al mio gatto il nome Zucca.
“Il gatto in noi” che ho trovato sempre in biblioteca, molto breve e con tema i gatti. Preso e letto senza pensarci due volte.
“Il gatto non adulterato”, comprato a scatola chiusa grazie a due premesse: gatti e Terry Pratchett. Chiuso il discorso.
“Io sono un gatto”, inserito nella wishlist dopo averne sentito parlare bene da Matteo Fumagalli in un suo video. Non mi era piaciuto molto all’inizio, ma con il tempo che passa e altri libri letti sull’argomento lo sto abbastanza rivalutando.
“Io e Dewey”, preso ad una bancarella del libro usato senza nessuna pretesa e senza nessuna aspettativa è uno di quelli che mi ha sorpreso maggiormente. (Certo il non avere aspettative al riguardo ha sicuramente fatto la sua parte!)
“Orso”, è un romanzo che avevo trovato in libreria proprio nel periodo di pubblicazione. La trama mi aveva incuriosito parecchio ma alla fine, sempre a causa dell’aspettativa, mi aveva deluso un po’.
“Quattro gatti” preso sempre ad una bancarella, forse insieme a “Io e Dewey, è l’unico con autrice italiana e devo ammettere che mi è piaciuto.
Ma torniamo alla puntata odierna: aspettative alte, consigliato da Matteo Fumagalli, argomento sempre lo stesso, ovvero i gatti, oggi parliamo di “Se i gatti scomparissero dal mondo” di Kawamura Genki. Con questo titolo funesto e terrificante più di un qualsiasi libro di Stephen King è stato amore a prima vista, avrei potuto dire a prima lettura, ma mi è piaciuto prima ancora di iniziare a leggerlo. La trama parla di un ragazzo che fa il postino e che improvvisamente scopre di essere malato, in particolare scopre un tumore alla testa che gli lascia molto poco da vivere. Travolto dalla disperazione, gli si manifesta il Diavolo, proprio lui, che gli propone una sorta di patto: fare scomparire qualcosa dal mondo in cambio di un giorno di vita. L’oggetto viene scelto sempre dal Diavolo, mai dal protagonista e così ci si ritrova a riflettere assieme a lui sull’utilità o inutilità di ciò che abbiamo. Su quanto ci attacchiamo ad oggetti superflui e quanto invece sottovalutiamo le cose fondamentali.
Lo stile di scrittura è chiaro, lineare ma al tempo stesso coinvolgente. Permette di fare delle riflessioni importanti ma non diventa mai noioso o pesante, riesce a mantenere una semplicità ed una leggerezza che mi hanno ricordato i libri di Banana Yoshimoto. In particolare la sua capacità di descrivere situazioni tragiche trasmettendo solo serenità. E questo penso che sia un grosso punto a favore, che invece non avevo trovato nel libro “Io sono un gatto”, in cui probabilmente il problema più grande era proprio lo stile di scrittura scelto.
Penso che chi come me ha un gatto possa ritrovarsi nelle riflessioni del protagonista e in generale nel racconto del rapporto descritto tra la madre, quando ancora era in vita, e i loro gatti. E allo stesso tempo possa capire la frustrazione se non addirittura la disperazione quando il Diavolo propone di fare scomparire i gatti.
Il Diavolo è un personaggio che viene descritto in modo interessante, ma allo stesso tempo divertente, e anche questo aspetto ha permesso di rendere più leggera tutta la trama. Leggera ma non superficiale, perché le tematiche trattate sono di una tragicità non comune, ma torna quanto ho scritto prima sullo stile: si legge in modo tranquillo e anche se può scappare qualche lacrima, al termine della lettura non ci si sente appesantiti o tristi. Forse solo un po’ malinconici.
È importante anche soffermarsi su una considerazione: spesso se il libro non è complesso e intricato nella trama e nella scrittura si cade nell’errore di considerarlo frivolo, superficiale. Invece ritengo sia fondamentale che esistano libri con tematiche profonde ma scritti in modo semplice e comprensibile da chiunque. Purtroppo non tutti hanno lo stesso livello di cultura e gli stessi gusti, ma non si possono dividere i libri per le persone intelligenti/aristocratiche da quelli per il ceto medio/chi non ha fatto l’università (sono etichette completamente casuali, non vuol dire che chi è aristocratico è intelligente, sia chiaro). Lo stesso tema può essere riproposto in mille modi diversi in modo che molte più persone possano fruirne.
Ben vengano quindi libri scritti con stili differenti, purché parlino di tematiche come questa, ad esempio. Non intendo i gatti nello specifico, anche se non ci sarebbe nulla di male a scrivere più libri sui gatti. Leggete anche voi il libro e capirete di cosa sto parlando.
-Pearl

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