mercoledì 13 novembre 2019

Cara Emmeline - Cosa farebbe Frida Kahlo?

Cara Emmeline,
questa volta non ce la faccio: imparziale proprio non riesco ad essere. O meglio, so perfettamente quali sarebbero le osservazioni da fare, ma non ho nessuna intenzione di essere obbiettiva.
“Cosa farebbe Frida Kahlo?”, di Elisabeth Foley e Beth Coates mi è stato regalato all’ultimo Natale e a quasi un anno da tale evento devo assolutamente dirvi perché è impossibile per me condannare questo libricino edito da Sonzogno, la cui prima pubblicazione risale al recentissimo 2018. Ben due anni di distanza, quindi, da “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, che si posiziona nel più lontano 2016, riqualificandosi come capostipite di una ormai consistente, quasi selvaggia e a tratti immotivata produzione editoriale.
Siamo alle solite, come avrete già intuito. E sapete, vi capisco anche. Perché va bene tutto, va bene essere in un periodo storico determinante per il femminismo e va bene esaltarsi per questo. Ma di ulteriori libri che elencano le straordinarie donne del passato ce n’era proprio bisogno? O la Sonzogno ha pensato, come una miriade di altre case editrici, che sarebbe stato tanto bello far cassetto cavalcando la quarta ondata della storia del movimento con la tavola da surf più facile degli ultimi quattro anni? Probabilmente la seconda ipotesi è quella corretta, come già mi era capitato di riflettere in un altro intervento della nostra rubrica.
Dunque perché sono partita mani avanti, annunciando subito che avrei difeso questo libro? La risposta potrebbe essere molto più articolata del previsto, ma cominciamo col dire che essenzialmente, pur comprendendone tutte le critiche doverose e le osservazioni sacrosante che si possono trovare in merito alle case editrici che compiono scelte aziendali eticamente discutibili, sono legata a questo format da un discorso puramente affettivo, fomentato anche dalla presenza nel titolo della mia pittrice preferita: Frida Kahlo.
Lo so, sono schiava del marketing e del consumismo, mi ritirerò in convento a fare penitenza, ma è inutile negare le proprie debolezze e quando si parla di parità, pittrici messicane e libri non sono particolarmente razionale.
Avreste dovuto vedermi uscire dalla sala dopo la proiezione di “Coco”, ma questa è un’altra storia.
Come già detto, “Cosa farebbe Frida Kahlo?” non si differenzia molto da prodotti come “Storie della buonanotte per bambine ribelli”; bellissimo libro, ma sul quale si è lucrato davvero fin troppo.

Anche la Foley e la Coates hanno scelto di suddividere il loro libricino per capitoli e di dedicare ciascuno di essi ad una storia concernente una donna realmente esistita che decide di prendere in mano la sua vita e andare contro quella società maschilista che avrebbe preferito per lei un destino sottomesso.
Di donne straordinarie, nel passato lontano o vicino che sia, ce ne sono veramente tante. Spesso sono state oscurate da un modo di fare storiografia veramente deleterio per la figura femminile ed è proprio per questo che diventa molto importante non dimenticarle. Come femminista, per quanto possa storcere il naso su un atteggiamento editoriale ormai diventato di moda, preferisco cento volte tutto questo alla sua assenza totale.
Certo, si perde tanto sul piano dell’ innovazione ed anche la lotta portata avanti, se si continua così, potrà perdere di spessore, lasciando al vacuo favoleggiare una lotta per la parità che dovrebbe affondare in radici ben più solide e consistenti. Non sarò certo io a negare tutto questo, non sarò certo io a non avanzare tali critiche.
Però, per favore, per un mero gusto personale, lasciatemi questo di libro.
Non è così pretenzioso come il suo parente più famoso dedicato alle piccole ribelli, ma ha una sua estetica che non mi dispiace affatto. Non soltanto per quanto riguarda la copertina, ma anche internamente. Non si concede eccessi stucchevoli e al contempo si vede chiaramente che la sua immagine è stata curata in ogni dettaglio. Un bell’oggetto che, in fin dei conti, promuove qualcosa in cui credo. Si, posso sopportarlo.
La scrittura, inoltre, non è circoscritta solo all’insieme delle prime letture e al settore infanzia, ma prende anche il fruitore un po’ più grande, se non addirittura l’adulto che cerca qualcosa di facile. Il linguaggio è semplice, ma non stupido, permettendo di avvicinare anche chi non è avvezzo a tante letture.
Quasi quasi potrebbe diventarmi una buona opzione per gli adolescenti.
Sono consapevole della debolezza delle mie motivazioni, ma che volete che vi dica? Ognuno ha le sue debolezze e credo che in questo caso, le mie restano accettabili.
Cara Emmeline, perdonami ma Frida Kahlo posso solo promuoverla e con lei tutto l’insieme di donne che stanno compensando oggi l’omertà passata, ma che nei fatti ci hanno permesso, oggi, di essere qui.
-Liù

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