venerdì 22 novembre 2019

Biografie - Capitolo 2



Buongiorno a tutti, miei cari amici lettori!
Questa è la prima volta che parlo sul blog della mia decisione, presa intorno a Luglio di quest’anno, di iscrivermi all’Università. Prima dovevo capire bene io che cosa stessi facendo a tal proposito
e tutt’oggi, sotto alcuni aspetti, resta ancora un mistero. Di ciò vorrei parlarvi nelle prossime settimane, perché trovo che sia bello e interessante, nel piccolo spazio che ci siamo ritagliate per amor di cultura, avere anche modo di raccontare da vicino i luoghi tradizionali in cui questa cultura si forma, ossia gli spazi universitari.
Dal momento che ho intrapreso un percorso umanistico, ecco a voi subito presentato il primo libro con cui mi sono dovuta approcciare per iniziare questo cammino: “Vita di Dante. Una biografia possibile”, di Giorgio Inglese. Probabilmente una delle biografie più necessarie per la letteratura italiana, dato il soggetto sul quale è concentrata l’attenzione.
Tuttavia, “possibile” un paio di cetrioli, caro Giorgio Inglese. Un libro minuscolo e tosto, che da molto per scontato e che tanto si aspetta da chi viene letto. Severo ma giusto, ci sta: siamo in una magistrale, mica pizza e fichi e chi si ferma a “bambanare” è perduto. Ma del resto c’è anche da dire che io personalmente non ho nulla contro le semplificazioni e i discorsi a prova di deficiente.
Una mezza misura sarebbe un buon compromesso, ma parto dal presupposto che se un libro è un mezzo comunicativo deve necessariamente farsi capire, in modo chiaro, esaustivo e possibilmente veloce. Troppe pretese, dite? In effetti non smentisco, ma rilancio con un classico: ci sono pro e contro.
Da un lato risulta ovvio che la ricostruzione di una vita vissuta a cavallo tra ‘200 e ‘300, per quanto possa essere stata una vita importante, giunga fino a noi frammentata e incerta.
Per Dante ci vengono offerte notizie da tre gruppi di fonti: documenti d’archivio recuperati introno all’800-‘900, i riferimenti e le allusioni autobiografiche dello stesso Dante che per una sua estetica avrebbe potuto modificarle a suo favore ogni volta che avesse necessitato ed infine le testimonianze convogliate dalla tradizione. Di conseguenza, il desiderio di chiarezza ed omogeneità che viene richiesto (e con “richiesto” mi riferisco a me stessa) risulta essere più una pretesa che un’ opzione concreta.
Giorgio Inglese ha un suo metodo e organizza elementi, fatti, persone e note giunte sino a lui su una precisa linea temporale; interroga contemporanei di Dante o di poco a lui succedutigli, interroga contemporanei dello stesso Inglese, che prima di lui hanno intrapreso il cammino dello storico in merito alla vita dantesca, interroga Dante in persona, come già abbiamo accennato, e ciò che della sua vita ci ha lasciato detto.
Tutto ciò contribuisce a realizzare, ahimè lo devo riconoscere, un quadro ordinato, per quanto astruso, della vita del poeta e di ciò che sono stati gli avvenimenti fondamentali che l’hanno arricchita.
Io continuo a ribadire che avrei apprezzato qualche sottotitolo in più, ad esempio sul quadro politico in cui si muoveva Firenze nel medioevo. So che in parte devo questa incomprensibilità ad alcune lacune personali sull’argomento, ma cerchiamo di ridimensionare la questione: ignorante si, ma fino a un certo punto. Sarebbe bastato mi lasciasse qualche definizione qua e la, ad esempio “Guelfi bianchi. Due punti. Definizione”. Non chiedevo tanto, qualcosa del genere.
Non posso bocciare questa biografia, mi pare chiaro e non perché mi verrebbe impedito da una qualche sorta di conflitto di interessi, ma più semplicemente perché “Vita di Dante” la trovo una biografia estremamente necessaria per chi è intenzionato ad approcciarsi a questo poeta, padre della lingua italiana e sommo.
Considerando gli obbiettivi che mi sono proposta nell’iniziare questo percorso accademico, sono contenta che Giorgio Inglese sia presente con questo volumetto piccolo e cazzuto, che non giunge nemmeno alle duecento pagine. È stato un piacere scoprire aspetti della vita di Dante che non conoscevo e che non avevo idea che ci fossero. Nonostante la critica che ho avanzato posso dire di consigliare questo libro. Se siete degli storici appassionati di Dante o più in generale di medioevo ve lo consiglio maggiormente, soprattutto se avete un’infarinatura di base sulla quale questo può significativamente aggiungersi come approfondimento.
Ci risentiamo presto, con notizie più o meno traballanti su libri, saggi, narrative ed università.
Buon fine settimana a tutti!
-Liù

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