venerdì 13 dicembre 2019

Narrativa - Capitolo 22




Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo di un libro che ho acquistato un po’ a scatola chiusa e d’impulso, mentre mi prodigavo alla ricerca di romanzi che parlassero di musica. Non so se voi ne avete mai fatte di ricerche così, ma digitando semplicemente su Google “Romanzo + musica”, tra i primi titoli c’è anche “Alta fedeltà” di Nick Hornby.
Ora, l’autore già lo conoscevo perché avevo letto tempo fa “Non buttiamoci giù”, da cui avevano tra l’altro tratto un film nel 2014. Ordinato quindi questo libro a scatola chiusa scopro solo una volta arrivato che è un tascabile: avevo proprio fatto attenzione al mio acquisto e devo dire di esserci rimasta abbastanza male. Riguardandola oggi non ha importanza, la copertina mi piace ed è rigida quindi ok, ma lo sbigottimento iniziale lo ricorderò sempre.
La trama narra di un uomo, Rob, che a 35 anni viene lasciato dalla fidanzata Laura, con cui stava da diverso tempo e si trova quindi a riflettere sulla sua vita, e in particolare su quanto sia insoddisfacente. Lavora in un negozio di dischi (infatti lui ama la musica in maniera totale) con due amici, o comunque le due persone che più si avvicinano al concetto di amicizia.
Di musica si parla ma soprattutto in termini di commento da parte del protagonista, ex DJ, spesso categorico, come se fosse l’unico grande esperto di musica. Non era la musica alla quale avevo pensato inizialmente durante l’acquisto, ma d’altronde ho fatto tutto in gran fretta quindi incasso e vado avanti.
Partendo da una riflessione sulle 5 più grandi fregature che il protagonista ha preso nel campo amoroso e relazionale si svilupperà la trama e l’evoluzione del personaggio.
Senza spoilerare niente mi sento però di sottolineare che è un libro sulle relazioni più che un libro sulla musica, infatti il focus principale è sulla relazione di coppia di Rob e Laura, condito di musica qua e là, proprio perché la musica è necessariamente parte attiva della loro vita, soprattutto di quella di lui. Ci sono diverse citazioni musicali, sia di canzoni  sia di autori e questo lascia trasparire il grande amore ma anche la grande competenza musicale dell’autore: Hornby è infatti un critico musicale nonché paroliere.
Lo stile è lo stesso di “Non buttiamoci giù”, ovvero tagliente, crudo e diretto ma allo stesso tempo ben misurato, e quindi il suo stile sembrerebbe rimasto invariato negli anni. “Alta fedeltà” è stato il suo primo romanzo, edito nel 1995, mentre “Non buttiamoci giù” lo ha seguito a distanza di 10 anni esatti, 2005. L’autore sembra non preoccuparsi di quello che il lettore potrebbe pensare del protagonista e delle sue azioni, il suo racconto sembra dire “lui è fatto così”, mentre invece a volte si ha l’impressione che gli scrittori vogliano presentare il proprio protagonista sotto una buona luce, come una persona sempre buona a cui sono capitate esperienze negative o positive che lo hanno spinto a fare qualcosa. Come una sorta di giustificazione. Qui questo non avviene, anzi non c’è alcun tentativo di giustificare le azioni di Rob, queste vengono semplicemente narrate in prima persona proprio da lui, che quindi si “autocritica”, sempre e solo però dal suo punto di vista.
Rob purtroppo non ha suscitato in me nessun tipo di simpatia, se non all’inizio, quando ha parlato di alcune delle sue storie infantili finite male. I suoi comportamenti sono tipici di un narcisista, concentrato solo su sé stesso e su quello che vuole. Su come ottenere ciò che gli interessa, passando sopra ad ogni cosa, anche sopra la sua ragazza Laura. C’è stata un’evoluzione che è andata dall’immedesimazione nel lasciato, quindi nel protagonista, e un giudizio negativo quindi nei confronti di Laura, che lo ha lasciato, fino al suo completo opposto: la comprensione nei confronti della ragazza e il fastidio nei confronti di Rob.
Le sue azioni infatti sottolineano come in realtà la sua sofferenza ed il suo desiderio di tornare con Laura non siano veramente legati ad un sentimento profondo nei suoi confronti quanto un narcisistico desiderio di smettere di soffrire. Lui insiste molto, ad un certo punto, perché vuole sentirsi dire se lei è andata a letto con un altro uomo oppure no, e questo atteggiamento mi ha letteralmente fatto infuriare: il suo turbamento sembra infatti legato al fatto che qualcuno abbia preso qualcosa di suo, non tanto che lei non lo ami più, quanto invece una sorta di “usurpazione di potere”. E tutto questo, per quanto la gelosia possa essere comprensibile, assume un carattere inquietante quando invece lui nel frattempo va a letto con altre donne.
Mentre Rob dice di soffrire per la sua perdita e mette in atto dello stalking addirittura nei suoi confronti, sogna altre donne. Una sera, in un confronto, lui insiste affinché lei gli dica se hanno ancora una possibilità. Lei in realtà non darà una risposta chiara, ma lui la interpreterà come un “Sì, c’è ancora speranza per noi due”, e quella sera sessa lui va a letto con un’altra. Questo atteggiamento mi ha letteralmente fatto saltare i nervi. Se si considera poi anche il fatto che lui non sopporti che lei abbia più successo di lui sul lavoro, lei infatti è avvocato e guadagna molto più di quanto lui possa fare con i CD.
Insomma alla fine ero dalla parte di lei e ho tifato per tutto il tempo sulla possibilità per lei di trovare di meglio. Se lo ha fatto o meno non posso dirvelo perché vi dovrei rivelare il finale.
Consiglio il libro? Non lo so nemmeno io in realtà. È sicuramente stato irritante da leggere in alcuni passaggi, ma avevo voglia di continuare la lettura, quindi è sì coinvolgente dal lato della trama, ma i personaggi non mi sono piaciuti molto. Se non Dick, uno degli amici di Rob, il più giovane dei tre, il più sensibile e anche il più gentile. Barry invece, l’altro amico, è un po’ controverso ma apprezza molto Terry Pratchett e quindi lo perdono.
Sicuramente non aspettatevi che parli di musica come me lo ero immaginato io, più sullo stile August Rush, o musicisti che cercano la loro strada.
Per oggi è tutto, a presto!
-Pearl

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