venerdì 12 giugno 2020

Narrativa - Capitolo 28


Buongiorno.
Oggi parliamo di un autore inglese che non avevo mai letto prima, ma che mi ha colpito molto. Non saprei dirvi quanto sia famoso in realtà, perché prima non lo avevo mai sentito nominare, mentre da quando ho questo libro mi ci sono imbattuta già un po’ di volte.
Patrick McGrath è uno scrittore inglese autore di diverse opere, tra cui quella di oggi che si intitola “Follia”, da cui nel 2005 è stato tratto un film. Che ancora non ho visto ma che ho assolutamente intenzione di recuperare.
“Follia” è un romanzo psicologico, che narra la storia d’amore, nonché di ossessione, tra un uxoricida e la moglie di uno degli psichiatri che lavora nel manicomio dove entrambi si trovano a vivere, uno in quanto paziente, l’altra in quanto moglie di un dipendente. Corre l’anno 1959, quindi la situazione è un po’ diversa da quella attuale. Grazie a questa tresca Edgar Stark, il paziente, riesce a fuggire, e lei, Stella Raphael, lo raggiungerà a Londra abbandonando la sua vita di prima, compresi marito e figlio.
La storia poi evolve e praticamente non siamo nemmeno a metà del romanzo, ma per evitare i vari spoiler mi fermerò qui nella descrizione della trama.
Vi parlo invece dello stile che mi è piaciuto moltissimo. Il racconto infatti viene dalla voce di uno psichiatra, amico della protagonista femminile e collega del marito, nonché medico curante di Stark all’interno del manicomio. Il lettore si sente veramente come se si trovasse all’interno dello studio del medico, e lui gli stesse raccontando un caso vissuto nella propria carriera nella psichiatria. Trovo che McGrath sia stato molto bravo nel raccontare da un lato i disturbi mentali di Stark, e dall’altro il crollo psicologico di Stella. Allo stesso tempo è riuscito, secondo me, a dare un’immagine della psichiatria più positiva rispetto a quanto solitamente si sente o ci si immagina. Infatti gli psichiatri vengono descritti come intenzionati a curare le persone, interessate al loro miglioramento e soprattutto non giudicanti. Che è sicuramente meglio di come generalmente vengono descritti psichiatri e psicologi nella letteratura ma soprattutto nel cinema. Questa sua capacità e questo suo realismo potrebbe essere dovuto al fatto di essere figlio di uno psichiatra criminale, quindi probabilmente la sua esperienza personale gli ha consentito di risultare credibile sotto diversi punti di vista: psicologico e psichiatrico ma anche nella costruzione dei personaggi e delle loro relazioni.
Tra i personaggi che ho preferito in assoluto c’è il dottor Cleave, ovvero il narratore, che ci racconta al passato tutti gli avvenimenti, facendo anche dei collegamenti temporali, saltando dalle sedute con Stella in cui lei racconta quanto avvenuto e la situazione nel momento in cui invece è stata vissuta. L’ho trovato un personaggio molto positivo, molto poco giudicante e super partes, anche se poi alla fine ha commesso anche lui degli errori, a mio parere i classici errori “da principiante”, che mi hanno fatto storcere non poco il naso.
Ho apprezzato, anche se non posso dire che mi sia proprio piaciuto, il dottor Raphael, il marito di Stella, che al contrario di Cleave ha acquistato punti ai miei occhi man mano che il romanzo si avvicinava alla conclusione.
Con lei non sono riuscita affatto ad immedesimarmi perché le sue scelte, anche se razionalmente sembravano incomprensibili, scaturivano da un fondo emotivo che io non riuscivo a provare. Quindi ho compreso le motivazioni alla base dei suoi comportamenti ma non sono riuscita a farmele andare bene. Ad accettarle.
È sicuramente un libro molto pesante, perché oltre alle tematiche psichiatriche, dei disturbi mentali, che sono già di per sé complesse e provanti a livello emotivo, vengono descritti dei drammi troppo grandi per poterlo leggere semplicemente come lettura di piacere. A meno che voi non mi assomigliate almeno un po’ e quindi troviate tutto ciò che riguarda la comprensione della mente umana affascinante a prescindere. Quella curiosità che, se vi lasciaste assorbire, potrebbe diventare morbosa, di capire quello che sta alla base delle scelte delle persone. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto mollare la lettura, abbandonare il libro a sé stesso per il peso che alcuni episodi mi hanno lasciato addosso. E questo denota senza dubbio le grandi capacità dello scrittore.
Credo che tra i suoi messaggi principali, oltre all’importanza di non prendere mai in carico persone che si conoscono, per alcun motivo al mondo, vi sia la questione del non giudizio. L’importanza di non giudicare la persona che si ha davanti, non giudicarne i comportamenti ma soprattutto non giudicarne le emozioni, per andare oltre e capire la persona stessa ed essergli utile. Questo porta con sé una grandissima difficoltà, ovvero riuscire a “spegnere” sé stessi, o quantomeno i propri preconcetti, pregiudizi, stereotipi, e mettersi a completa disposizione dell’altro.
La vostra deduzione vi avrà portato sicuramente ad indovinare il mio giudizio su questo libro (qui sì), assolutamente positivo, quindi lo consiglio a chi ha un interesse verso i romanzi psicologici, drammatici e a qui interessa l’ambito psichiatrico, soprattutto quello criminale. Non è certo un libro da leggere in spiaggia in leggerezza, quindi siate consapevoli che potrebbe essere per voi un mattone sullo stomaco.
Detto questo, vi lascio. A presto!
-Pearl

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