venerdì 26 giugno 2020

Letteratura russa - Capitolo 1




Buongiorno.
Oggi abbiate pietà della sottoscritta, perché sto per imbarcarmi in una impresa decisamente più grande di me: oggi vi parlerò di cosa è stato per me leggere uno dei grandi classici per eccellenza.
Uno di quei titoli che tutti conoscono, che  credo sia nella lista dei libri da leggere di qualsiasi lettore e che quindi sia stato letto o sarà in futuro letto. È stato nella mia wishlist per anni, ma non avevo mai trovato il coraggio di affrontarlo. Adesso però, dopo averlo ricevuto in dono, mi sono convinta a fare questo passo.
Non sarà una recensione ma semplicemente un commento, una esplicazione dei pensieri che mi hanno travolto durante la lettura e dei ragionamenti che sono scaturiti in me.
Oggi affronteremo “Delitto e castigo” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Un classico “mattone russo” come direbbero in molti, sia per la scrittura, che per la mole di pagine di cui si compone. Cominciamo dicendo che assieme a “Guerra e pace” di Lev Nikolàevič Tolstòj è forse l’opera russa più conosciuta al mondo. Edito nel 1866 ha lasciato dietro sé molte voci e molto interesse per le tematiche trattate e per l’avanguardia delle sue affermazioni.
La trama parla di uno studente, Raskòl'nikov, che vive a Pietroburgo, e che in una situazione economicamente disgraziata si trova a commettere un omicidio, apparentemente finalizzato alla rapina. Nulla nell’omicidio andrà come pianificato ed il protagonista si ritroverà ad uccidere, oltre all’usuraia cui chiedeva prestiti, la sorella di lei. Con una fortuna che mi sentirei di definire sfacciata, riesce a fuggire senza essere visto, tuttavia il senso di colpa per quanto fatto lo porterà a soffrire sempre di più e a renderlo caratterialmente arido.
Il libro è diviso in sei parti più l’epilogo finale, e quasi tutto il romanzo è dedicato alla sofferenza che ha come scopo la purificazione e la salvezza dell’anima. Per tutto il romanzo si ritrovano riferimenti alla religione cristiana, anche espliciti e rappresentati da personaggi come ad esempio Sofja, la donna che lo porterà alla redenzione e cercherà di avvicinarlo alla religione.
Di solito non lo faccio, ma questa volta ho letto la prefazione con la vita dell’autore in ordine cronologico, perché volevo entrare pienamente all’interno della storia, e considerando quanto mi è sempre stato detto di quest’opera, ovvero della difficoltà di lettura che si incontra a causa della sua scrittura, volevo avere ogni tipo di informazione utile. Una volta iniziato il libro vero e proprio mi sono però accorta che sì, in effetti non è un libro semplice da leggere, ma non è di difficile comprensione. Lo stile è decisamente più elaborato rispetto alla gran parte dei libri pubblicati oggi, ma non usa un linguaggio incomprensibile. L’autore tende a procedere lentamente, a concentrarsi molto su dettagli che non sembrano importanti e sì, a volte ho avuto la sensazione che esagerasse e alcuni punti sono stati noiosi da leggere, ma nel complesso mi aspettavo una difficoltà maggiore. Probabilmente mi aspettavo un linguaggio più “antico” ed una struttura più ostica.
Inizialmente ho poi incontrato una ulteriore difficoltà: ovvero riuscire a calarmi all’interno del periodo storico descritto. Dostoevskij scrive della metà dell’Ottocento, non dei giorni nostri, eppure le sue descrizioni psicologiche, la sua attenzione alla mente umana e al suo tradirsi senza parlare sono talmente innovative che non riuscivo a calare il racconto nel contesto storico. Considerate anche che la psicologia come disciplina nasce nel 1879 con la nascita del laboratorio di Wundt a Lipsia e che Freud nasce nel 1856. Tutto ciò è quindi stato scritto prima di qualsiasi teorizzazione. Io invece continuavo a cercare di adattare il racconto alle mie conoscenze psicologiche attuali e non riuscivo ad inquadrare il protagonista in una delle categorie classiche che di solito vengono utilizzate per raccontare di assassini. In particolare non riuscivo a capire se l’omicidio era stato commesso in quanto impulso interiore di un “assassino nato”, che quindi prima o poi avrebbe ucciso, oppure per ottenere qualcosa, in questo caso soldi.
Tutto questo in realtà è stata una mia interpretazione errata, ed è ciò che avviene quando si cerca di applicare i propri schemi mentali noti a situazioni che con essi non hanno nulla a che fare. Si cerca di forzare i fatti nella propria forma mentis, mentre invece ciò che deve avvenire è l’esatto contrario. Una volta capito questo, la lettura è andata molto meglio.
Un esempio delle affermazioni all’avanguardia che l’autore ha fatto in questa opera è quella legata all’educazione che dice:
“Zamiotov è ancora un ragazzino, io gli tirerò ancora i capelli, perché bisogna attirarlo, e non respingerlo. Col respingere una persona non la correggerai, tanto meno un ragazzino. Con un ragazzino bisogna essere due volte più cauti.”
Un’altra cosa che mi ha colpito è che, come conseguenza di questa sua capacità psicologica avanguardistica, egli sia riuscito a creare dei personaggi talmente reali che anche se macchiati di azioni spregevoli, una volta rivelata la loro motivazione, la considerazione che si ha di essi cambia. Sono un esempio il protagonista stesso, ma anche Svidrigajlov, di cui non vi accenno nulla, ma lo riconoscerete velocemente se leggerete o se avete letto l’opera.
Il finale mi è piaciuto, l’ho trovato positivo, un finale di rinascita e di riscatto, tanto che alla fine si fa il tifo per i protagonisti e perché abbiano una vita felice.
Dal punto di vista della critica letteraria non ho assolutamente nulla da dire in quanto la mia competenza in materia è zero assoluto, ma ho comunque voluto scrivere un commento in quanto nonostante la lentezza del racconto, mi è piaciuto molto. Ho potuto apprezzare o disprezzare ogni personaggio e prendermi contemporaneamente il tempo necessario per analizzarli approfonditamente.
Non è un libro per tutti, credo che per finirlo e apprezzarlo serva una buona motivazione iniziale, ma se riuscirete ad entrare in sintonia con la scrittura e a calarvi nel contesto storico narrato allora non avrete grossi problemi, così come non ne ho avuti io. Consigliato, ma chiaramente nessuno vi conosce meglio di voi stessi, quindi valutate se potrebbe essere o meno una sfida da accettare.
A presto!
-Pearl

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