venerdì 19 giugno 2020

Saggio - Capitolo 16


Buongiorno a tutti miei cari amici lettori!
Ecco un libro che tutti dovrebbero leggere, in particolare chiunque rivesta una carica pubblica: “Se Venezia muore.
Sono sicura che a dispetto del titolo, Salvatore Settis non abbia voluto riferirsi solo ai veneziani o agli italiani, quanto piuttosto al genere umano nella sua interezza o quasi. Precisamente a chiunque viva in un contesto urbano: ad oggi, la maggior parte di noi.
“Se Venezia muore” è un breve saggio illuminante, necessario, di rara obbiettività sul senso di essere comunità attiva, su cosa possiamo fare e su cosa non dovremmo assolutamente fare per tutelare il luogo in cui viviamo, sulle varie e contemporanee modalità del nostro vivere la città e sulla cura del patrimonio storico e culturale che esse contengono.
Settis utilizza Venezia come archetipo di tutte le città, ergendola a simbolo, utilizzandola come esempio e applicando in primis il suo pensiero ad essa, estendendolo poi al resto del mondo.
Parafrasando Calvino e le sue città invisibili – le quali sono tante e tutte diverse, ma sono tutte Venezia – Settis utilizza la realtà odierna e disastrosa di questa città, un tempo capitale di una repubblica illuminata, per svelare ciò che accade anche nelle altre città del mondo, anche in altri continenti lontanissimi dal nostro.
Settis riflette su un modo di costruire il tessuto urbano che muta, cambia e spesso non nel modo migliore, seguendo le sole logiche del profitto e della speculazione edilizia, a sfavore di una realtà cittadina sempre più sofferente, che si avvicina lentamente al punto di non ritorno, poiché ciò che in passato l’aveva eretta a città-istituzione, ora non ha più importanza.
Venezia ne è il supremo esempio. Imprigionata in una laguna che originariamente era stata la sua fortuna e in un passato senza grattaceli, abbandonata dai suoi residenti alla ricerca di soluzioni più economiche nelle zone confinanti, soffocata da un turismo senza freni e da un’economia dell’accoglienza gastronomica di lusso, Venezia sta lentamente morendo e con lei quell’idea di città autentica, aperta e moderna dove si pubblicavano libri che a causa della troppa licenziosità erano proibiti in altri contesti. Qui trovavano un editore. Qui si potevano leggere senza rischiare la scomunica.
Ora Venezia è ridotta ad un fantasma, all’ombra di sé stessa. Gravata del peso di una natura che reclama i suoi spazi e di un sistema ingegneristico urbano più preoccupato di trarre profitti con l’appalto giusto, le città si spogliano della loro carica, della loro valenza morale, educativa, politica, economica intesa come buona economia capace di portare reale ricchezza alla comunità e non ad un singolo sciacallo al quale non interesserà mai se Venezia muore o no, perché il mondo sarà sempre pieno di mille Venezia con cui fare affari e rovinare il territorio.
Passando dai grattacieli di Chicago e dell’estremo oriente alle città sorte nel bel messo dei deserti, dal business dei theme park storici statunitensi alle città fantasma composte dai relitti delle precedenti, Il mondo globalizzato e consumistico degli esseri umani diventa un gigantesco supermercato nel quale possiamo appuntare un prezzo a qualsiasi cosa, ad un monumento come ad una piazza, alla Basilica di San Marco così come al Ponte dei Sospiri.
Le città diventano lo specchio di ciò che siamo diventati noi, come collettività e come attori economici. Quale triste destino ha in serbo per noi, il futuro!
Per quanto piccolo possa essere questo saggio, di sole centocinquantaquattro pagine, è stato triste e doloroso affrontarne la lettura.
Doloroso essere posti di fronte a dei puri e semplici dati, nero su bianco, che espongono ciò che già sapevi da un po’ e cioè che le prospettive alle quali possiamo guardare non sono molte e per lo più sono deludenti.
Allo stesso tempo, è stato triste realizzare che anche ciò che credevamo immortale, come può esserlo una città, è in realtà destinato inevitabilmente a finire o a trasformarsi in qualcosa di diverso che non avremmo mai concepito in precedenza e che nella maggior parte dei casi distrugge ciò che prima c’era stato. Ma nemmeno Roma è eterna, checché se ne dica e Venezia sarà, prima o poi, destinata a morire. Il come dipenderà da noi, dalle nuove generazioni tanto quanto dalla classe dirigente.
Un piccolo libricino veramente dalla grande portata, che invito tutti a leggere con attenzione e con senso critico.
Sperando che il consiglio di lettura vi piaccia quanto è piaciuto a me leggerlo e recensirlo, vi auguro buon fine settimana e ovviamente buone letture!
Alla prossima!
-Liù

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