lunedì 17 ottobre 2016

Libri per ragazzi - Capitolo 4


Buona sera!
No: non sto per recensire la Pimpa, anche se mi sarebbe piaciuto moltissimo. Tuttavia l’intervento di oggi sarà abbastanza breve e per una volta, ci voleva anche.
Questa settimana ritorno con un piccolo racconto per bambini: “Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra”, del carissimo e amatissimo Roald Dahl. A dire la verità

non sono sicura che sia davvero un racconto per bambini, date certe allusioni velate (ma non del tutto) al sesso e vere e proprie espressioni/descrizioni volgari

<<Possono andare affanculo>>

… dove corsero una breve e maldestra cavallina sull’enorme letto.

Giusto per dirne due e si: nella seconda citazione si sta parlando proprio di sesso.
I libri che ho letto di Dahl restano, attualmente, in un luogo della mia memoria molto lontano, ragion per cui non posso dire se sia il suo normale stile di scrittura, o se abbia fatto un’eccezione in questo volume, ma sono piuttosto certa che almeno in questo caso sia un linguaggio del tutto voluto, visto che il resto delle espressioni indirizzano ad un libro pensato specificatamente per i più giovani. E perché dovresti scrivere un libro pensato per i più giovani, accidentalmente volgare? Se di volgarità si tratta, sicuramente sei tu, in quanto scrittore, ad averlo deciso.
Se proprio devo dirla tutta non è neanche un solo racconto, ma due molto brevi, i quali non costituiscono di certo i veri capolavori dello scrittore, come “La fabbirca del cioccolato”, o “Le streghe”. Eppure non sono insipidi, né tantomeno privi di contenuto.
Nel primo racconto, “Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra” appunto, vediamo come protagonista una coppia di lestofanti, proprietari di una libreria di Londra, pronti a truffare ricchi e nobili signori inglesi per ottenere un compenso in denaro.
Nel secondo racconto, “Lo scrittore automatico”, sempre di libri parliamo, anzi: di una macchina ideata da un inventore, capace di scrivere storie appassionanti e avvincenti come e meglio di una persona fisica.
I protagonisti di entrambe le storie sono personaggi negativi, a tratti riprovevoli, i quali pensano solo a raggiungere soldi, fama e potere e che pur lavorando a stretto contatto coi libri e col mestiere della scrittura, non sono minimamente interessati a questa forma espressiva. Da questo punto di vista le trovo due storie abbastanza originali, sia per la negatività dei protagonisti, sia per le pagine finali di entrambe, dove alcune volte la giustizia trionfa, ma non sempre e delle volte si resta in sospeso, senza sapere bene cosa pensare delle ultime parole lette.
In ogni caso trovo che siano presenti sufficienti spunti da cui partire per alcune riflessioni personali e soprattutto una bella dose di ironia, che non guasta mai.
Consiglio questo libro, non ad una categoria di persone specifica, ma di leggerlo tra una pausa e l’altra, o addirittura tra un libro importante e l’altro, così da permettervi un po’ di respiro, o perché no? Svago intelligente.
Buona serata e buon inizio settimana, lettori!

-Liù

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