sabato 1 luglio 2017

Fantasy - Capitolo 6



Buongiorno!
Mi sono resa conto, o almeno mi sono fatta l’impressione, di scrivere commenti ai libri un po’ monotematiche, o forse sarebbe meglio dire poco diversificate. Ma prometto che mi impegnerò per dare maggiore varietà ai miei scritti.
Oggi fantasy, che è un genere che ho trattato molto poco, me ne rendo conto, e per di più quel
poco che ho trattato si lega a Terry Pratchett. Anche oggi a dire la verità parliamo di un libro di questo autore. Sembra una contraddizione con quanto appena scritto, lo so, ma è un ragionamento che ho fatto dopo aver finito di leggere il romanzo di oggi, quindi chiedo venia e dalla prossima volta altro autore, promesso.
“Stelle cadenti” è un romanzo del 1990, che terrei a sottolineare essere stato tradotto solo nel 2007! L’autore, come già specificato, è quel mattacchione di Terry Pratchett che si contraddistingue ancora una volta per brillantezza ed umorismo. La storia narra di un’idea, sepolta sotto la sabbia che riaffiora nel momento in cui l’ultimo guardiano muore senza lasciare il compito ad un'altra persona. Tutta la storia del guardiano si capirà man mano che la storia prosegue, non sarà chiarissima fin da subito. Questa idea ha a che fare con il cinematografo, ovvero la creazione di immagini in movimento su uno schermo, riprese su una pellicola che scorre molto velocemente: un film. Questa idea riaffiora in un luogo specifico, ovvero Holy Wood (e non serve specificare a cosa faccia riferimento questo nome). Questa idea va a creare dei desideri, delle aspettative, ma credo che le parole di Sir Pratchett sarebbero più chiare:
“ Alcuni granelli di sabbia scivolarono via lasciando un piccolo buco. Ne emerse qualcosa, qualcosa di invisibile. Qualcosa di allegro, egoista e meraviglioso. Qualcosa di intangibile come un’idea, perché era questo che era. Un’idea folle. Era vecchia, in un modo che nessun calendario noto all’uomo poteva misurare, e ciò che aveva in quel momento erano ricordi e necessità.”
Questa idea porterà i protagonisti, Victor (aspirante mago che però rifugge qualsiasi responsabilità), Ginger (aspirante attrice che fugge dalla vita di campagna) e Gaspode (cane parlante e suonatore d’armonica), a riunirsi a Holy Wood e cercare di evitare il disastro che si avvicina sempre più.
La prima cosa che mi sembra interessante da dire è che in questo libro non esistono capitoli: il racconto si sviluppa come se fosse un film che stiamo guardando dalla poltrona del cinema e ci sono semplicemente dei cambi di scena rappresentati con uno spazio tra un paragrafo e l’altro. Sottigliezza che ho molto apprezzato vista l’intenzione di richiamare l’idea del cinema e di Hollywood, risulta essere una specie di film su carta stampata.
La storia è una metafora di Hollywood, chiaramente trasferita in un mondo fantasy con conseguenze possibilmente catastrofiche; il tutto è molto esagerato e portato all’estremo ma tutto resta comunque sul piano della realtà perché ciò che viene descritto, anche se all’ennesima potenza, rappresenta la realtà. L’autore ha preso Hollywood e l’ha ingrandita, ingigantita immaginandola come qualcosa di pericoloso e negativo. È una questione di trama e di divertimento ma potrebbe far riflettere su quanto la nostra ambizione ed il nostro bisogno di sentirci famosi, importanti o migliori ci possa portare, a volte, a perdere di vista il quadro generale, o la realtà dei fatti.
Per quanto riguarda i personaggi li ho trovati tutti ben caratterizzati, alcuni un po’ più stereotipati di altri, ma sempre con quel qualcosa in più che Terry Pratchett non ci fa mai mancare. Ho parlato di protagonisti, ma tutti i personaggi citati hanno un ruolo nella trama e servono a farla evolvere, come se fossero tutti pezzi dello stesso puzzle, il che è poi anche reale. I personaggi non umani, in particolare gli animali, sono molto caratterizzati, con personalità differenti e, per me, sono stati anche i più divertenti da leggere. Direi che Gaspode è senza dubbio il mio personaggio preferito in questo romanzo, e vince a mani basse anche perché sa suonare l’armonica.
Altre cose particolari che vorrei sottolineare sono prima di tutto la comicità della storia, divertente sotto ogni punto di vista, di quel tipo di divertimento che riesce a smorzare qualsiasi tensione. Inoltre ho trovato molto belli due punti che vorrei sottolineare: ad un certo punto Gaspode fa una riflessione sulla differenza tra l’essere un cane prodigio e recitare la parte del cane prodigio. A volte il primo non viene affatto notato o considerato mentre il secondo viene riempito di gloria ed identificato come tale, anche se lo è stato solo per finta. È importante ricordare che la parte che noi tutti recitiamo nel mondo non sempre rispecchia quello che siamo realmente.
La seconda considerazione ha a che fare con la giovinezza e la vecchiaia e vi lascio solo la citazione della frase, poi ognuno di voi potrà pensare ciò che vuole o fare le riflessioni che preferisce:
“Perché dentro ogni anziano c’è un giovane che si chiede cosa gli sia successo.”

Con questo vi lascio consigliandovi di leggere “Stelle cadenti”, un romanzo di poco più di 300 pagine, scorrevole e (ripeto rischiando di annoiarvi a morte) divertente. Amerete i personaggi, e la trama vi sembrerà familiare grazie al richiamo al mondo più sfavillante, luccicante, ambito e famoso: Hollywood.
-Pearl

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