domenica 30 luglio 2017

Libri-inchiesta - Capitolo 1



Buongiorno!
Oggi affronteremo un libro un po’ diverso, che tratta un tema molto caldo in questo periodo, o forse sarebbe meglio dire che lo è da almeno un po’ di anni ormai: la migrazione dei paesi poveri verso quelli più ricchi. Non si tratta di un romanzo o di un racconto di finzione o fantasia, questa è la vera storia di come avviene il viaggio dei migranti che dal
Messico, da El Salvador, Honduras, Nicaragua e Guatemala partono per raggiungere El Norte, gli Stati Uniti d’America.
“La Bestia” è il titolo di questo libro, che forse potrebbe essere anche definito docu-libro perché lo scrittore, Óscar Martìnez, è un giornalista che ha percorso per 8 volte il tragitto fatto dai migranti per capire cosa li spinge ad attraversare il Messico e tutte le violenze che sono costretti a subire lungo la strada.
È stato obiettivamente uno dei libri più difficili che abbia mai letto, non per lo stile che è relativamente semplice e chiaro. Tutti gli aspetti che potrebbero essere tipici della cultura centroamericana vengono spiegati, dunque non c’entra nemmeno la differenza culturale. È estremamente crudo e pesante per la realtà che racconta.
La narrazione si svolge per tappe, come se ogni capitolo fosse una nuova tappa lungo il cammino e generalmente parla delle varie città che il giornalista ed il fotografo che lo accompagna hanno attraversato. Ma alcuni approfondiscono maggiormente alcuni fattori particolarmente presenti e violenti, come i Los Zetas, i narcotrafficanti più potenti del Messico.
La fotografia che emerge non è certo lusinghiera questa nazione, estremamente allo sbando, governata dal crimine organizzato con una collusione del governo molto estesa, quasi totale. Anche la polizia e le forze dell’ordine sono un pericolo per i migranti. Nessuno garantisce i loro diritti, nessuno li difende e nessuno si oppone; chi lo fa non ritorna più a casa.
Tutto questo è noto a tutti nello Stato, anche a coloro che decidono di intraprendere questo viaggio per cercare una vita migliore. Ma alla luce dei fatti perché una persona che potrebbe essere reputata sana di mente decide di affrontare la fame, la sete, le aggressioni, gli stupri e la morte ogni giorno per raggiungere gli Stati Uniti?
Sembrerebbe più logico restare a casa e vivere di quel poco che si riesce a guadagnare.
La realtà è molto diversa: spesso la casa non è sicura, si ricevono minacce di morte, si viene feriti, uccisi, non si può richiedere giustizia perché essa non sembra esistere. E tra la certezza di morte ed il dubbio, chi di noi non sceglierebbe di provarci?
È un libro che prende molto, e per quanto la voglia di andare avanti e scoprire cosa succede lungo il viaggio sia elevata, lo stomaco impone di fermarsi e fare delle pause. Un conto è leggere un thriller di fantascienza, un conto è leggere resoconti di una realtà così crudele da non sembrare reale. O almeno da farci sperare che non lo sia.
Credo comunque che leggere questo tipo di storie sia fondamentale, perché forse fanno male e minano la nostra serenità, ma ci impediscono di nascondere la testa sotto la sabbia ed ignorare i problemi di questo mondo, che sì, è anche nostro.
C’è una grande differenza tra non sapere e sapere, perché se non sai, si può continuare a far finta di nulla, quando invece sai è difficile girare la testa dall’altra parte, perché il senso di responsabilità e la morale di ciascuno impone di non dimenticare e di continuare a lottare, per quanto sia possibile magari farlo solo nel proprio piccolo.
C’è poi una grande differenza anche tra il pensare di sapere ed il sapere veramente: “Sì, so che i migranti fanno un viaggio difficile per giungere fino da noi perché lo hanno detto in tv” oppure “perché lo sanno tutti che è così”. Diverso è invece leggere le vere storie di queste persone, sapere che cosa gli è stato fatto e con quali assurde motivazioni è stato fatto.
Questo libro si riferisce al viaggio dal centro America al Nord America, in particolare al superamento del muro costruito dagli Stati Uniti (che sì non è un’invenzione di Trump ma esiste già, iniziato con Bush e proseguito con Obama), ma è molto attuale e caldo perché anche noi in Italia stiamo ricevendo un gran numero di migranti che arrivano dall’Africa e dai paesi arabi.
Chiaramente queste persone non incontrano i Los Zetas e la polizia di frontiera statunitense, ma anche loro subiscono torture e violenze. Fare finta di non vederle, o ignorarle per evitare il problema non le farà sparire. Certamente un intervento risulta complesso, ma io credo nelle piccole cose e nei piccoli passi, quindi anche solo ricordarsi che cosa sia il rispetto di fronte ad un essere umano, può fare la differenza.
Non ho intenzione di parlare di politica, ma ritengo che il rispetto verso coloro che fuggono dal loro paese e cercano una vita migliore sia il minimo che un essere umano possa fare per un altro.
Mi ha colpito in particolare il coraggio di questo autore e giornalista e la sua determinazione a portare avanti il cammino anche di fronte agli ostacoli ed alle difficoltà. Io non credo avrei avuto il coraggio di farlo e per questo forse l’ho trovato particolarmente ammirevole. D’altronde è una tematica fondamentale: cosa abbiamo fatto noi di così bello e buono da essere nati nella parte del mondo che non ha necessariamente bisogno di fuggire per sopravvivere? E cosa hanno fatto loro di così tremendo? È una pura casualità, quindi correggere delle inequità casuali non mi sembra così sbagliato.
Vi consiglio questo libro perché credo che possa aprire la mente e portare un po’ più di consapevolezza, e credo che questo sia uno dei grandi poteri dei buoni libri. Vi consiglio anche di leggerlo con calma. Io mi sono presa pause anche lunghe tra un capitolo e l’altro, ma sono sicura che ne valga la pena.
-Pearl


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