venerdì 22 febbraio 2019

Narrativa - Capitolo 12



Buongiorno a tutti.
Oggi ci dedichiamo alla narrativa, e alle sorprese che capitano quando compri un libro un po’ a caso, perché è scontato al 70% e ti ritrovi con un bel romanzo tra le mani.

La copertina, intravista in mezzo ad una pila di libri scontati, ha fatto scattare qualcosa in me e il mio cervello ha immediatamente pensato: “Lo compro.”, poi ho letto la trama sul retro e non ho potuto così fare a meno di completare il mio crimine.
Jeffrey Moore, autore del romanzo, è uno scrittore molto riservato, ed infatti ho trovato ben poco sul suo conto sia su Wikipedia, l’ultima spiaggia quando si cercano informazioni, sia su altri siti. Posso dirvi che è nato nel 1952 e che insegna all’Università di Montréal. Vive nei luoghi in cui è stato ambientato il racconto e che i suoi libri precedenti hanno ottenuto dei premi, tra cui il Commonwealth Writers’ Prize ed il Canadian Authors Association Prize.
Non proprio l’ultimo arrivato insomma.
Il titolo del romanzo edito da ISBN Edizioni, con la magnifica copertina che potete adocchiare qua sopra, è “La società degli animali estinti”, pubblicato nel 2012. La trama si basa sull’incontro dei due protagonisti: Nile Nightingale e Céleste, un uomo in fuga dal suo passato turbolento, tra ricoveri in ospedale e abuso di alcol e droghe, e una ragazzina geniale che lotta per salvare gli animali del Québec dall’estinzione. Educata dalla nonna al di fuori del sistema scolastico, viene abbandonata in una palude con profondi tagli inflitti con l’intento di dissanguarla. Nile osserva la scena e decide di intervenire. Le loro vite si incrociano e questo li spingerà a creare un fronte unito, due persone sole che troveranno nell’altro l’appoggio necessario a continuare il cammino.
Per quanto riguarda la scrittura sono rimasta piacevolmente colpita dallo stile utilizzato: ho trovato in particolare le sue metafore molto azzeccate e al limite della genialità. Come quando si cercano le parole per esprimere un concetto, le si sentono sulla punta della lingua ma quelle non escono e tutto quello cui si riesce a pensare descrive la situazione o il fenomeno solo in parte. Poi qualcuno esprime quelle parole al posto nostro e tutto assume un senso. Le sue metafore mi hanno fatto questo effetto, mi hanno fatto pensare “Ma è proprio così, come ho fatto a non pensarci prima”. La scorrevolezza del testo è molto buona e le sue descrizioni sono accurate e allo stesso tempo non eccessivamente impegnative. Ci sono parti un po’ noiose ma sono tranquillamente superabili e sopportabili. L’alternanza tra i ricordi del passato e gli avvenimenti presenti è ben calibrata e rende il racconto abbastanza dinamico.
Il racconto alterna la voce del protagonista maschile a quella della protagonista femminile, caratterizzato da un cambio di carattere e dimensioni, in quanto la voce di lei deriva dal suo diario.
I protagonisti mi sono piaciuti entrambi. Nile non è il classico eroe, in quanto incarna l’uomo buono, che si è ritrovato in una situazione di dipendenza e di difficoltà. La sua reazione è stata la fuga, con ideazioni suicidarie. Di solito questi personaggi non attirano la mia simpatia, ma l’autore è riuscito a non renderlo antipatico o odioso.
Céleste è un piccolo genio quindi non è stato molto facile immedesimarsi in lei, ma l’aspetto migliore del suo personaggio è che, anche se è stata molto “adultizzata” dalla nonna mantiene il suo lato di adolescente come ogni altra ragazza. È cresciuta senza TV e senza la spensieratezza e la leggerezza delle adolescenti di oggi, ma risulta, nella sua particolarità, simpatica e piacevole. Fa tenerezza.
Il tema di fondo è l’ambiente e la sua salvaguardia, si pone come una sorta di denuncia sulla crudeltà dell’uomo durante la caccia e sulla motivazione alla base di questo comportamento. In particolare ciò viene fatto raccontando quanto viene inflitto agli animali per ottenere prodotti per lo più futili. Tutto questo viene raccontato dalla ragazza nel dettaglio, e questo rende le descrizioni molto crude, in parte difficili da leggere. E proprio questo è l’intento dell’autore: suscitare indignazione nel lettore e spingerlo a riflettere su questi temi e sul perché l’uomo senta la necessità di cacciare gli animali in modo così brutale e con uno scopo non primario, come potrebbe invece esserlo per esempio procurarsi del cibo.
C’è una grande differenza tra la caccia con uno scopo preciso quale il reperimento di carne o pesce, o nutrimento in generale, e la caccia come sport. Uccidere un animale selvatico come un orso, un leone, un elefante, per puro divertimento o per sfida personale non può essere considerato un semplice sport. Soprattutto quando gli animali cacciati sono in via di estinzione e rischiano di scomparire dalla faccia della terra.
Ritengo sia un tema molto forte e molto importante ma, allo stesso tempo, troppo poco considerato dagli esseri umani, forse perché sono “solo” animali, o perché “meglio che la crudeltà si sfoghi su di loro piuttosto che su un altro essere umano o su un bambino”. Non sono d’accordo. La crudeltà non dovrebbe essere sfogata su nessun essere vivente, e se una persona sente o possiede al suo interno una forte spinta di crudeltà dovrebbe risolverla con un bravo specialista, trovando uno sfogo che non faccia soffrire nessuno.
Consiglio questo libro a tutti, perché la cultura e la conoscenza sono le armi che abbiamo per combattere contro i tiranni e proteggere così i più deboli e gli indifesi, esattamente come lo sono gli animali.
A presto.
Pearl

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