lunedì 25 febbraio 2019

Zitti tutti, parla Zucca! - L'empatia




Miao a tutti.
So che vi sono mancato e che tutti voi vi stavate struggendo al pensiero di dove fossi finito e di come stessi passando il mio tempo. Quindi vi rassicuro scrivendovi che sto bene, e che mi sto rilassando moltissimo: questo è il mio anno, e per festeggiare l’evento devo dedicarmi solo a ciò che più mi piace. Per cui voi non siete nella lista.
Per le convenzioni umane dovrei aggiungere un “mi dispiace” ma non sono umano e quindi non me ne frega assolutamente nulla.
Sono tornato qui sul blog, però, perché voglio condividere qualcosa che potrebbe esservi d’aiuto, perché ho notato sempre più spesso che fate veramente fatica a distinguere due concetti fondamentali. E visto la direzione che la vostra specie sta imboccando è veramente imbarazzante, credo che sia doveroso per le specie più intelligenti e più edotte indirizzarvi verso la strada migliore.
Di recente Pearl ha guardato un video su YouTube di qualcuno, non so distinguere i cosiddetti Youtubers, perché tanto sono tutti uguali per me, quindi non chiedetemi chi fosse. In questo video la persona diceva di essere empatica in quanto di fronte ad una persona che piange anch’essa scoppia in lacrime.
Ora, mi sembra importante specificare una distinzione fondamentale: empatia e contagio emotivo sono due concetti differenti. Voi umani tendete a confonderli spesso, perché si caratterizzano sulla base di un elemento da voi poco conosciuto ed esplorato, anzi a volte bellamente ignorato: la consapevolezza. Ma partiamo dall’inizio e dalle origini: il termine empatia viene definito dalla Treccani come: “la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.” Consiste dunque nella percezione del bisogno dell’altra persona e si compone di tre elementi:
La capacità di discriminare le emozioni espresse dall’altro e riconoscerle in maniera corretta.
La capacità di mettersi nei suoi panni e dunque assumere la sua prospettiva.
La capacità di rispondere all’emozione dell’altro in maniera congrua, ma non identica, per riuscire a condividere l’emozione dell’altro.
Il contagio emotivo, invece, risulta privo di qualsiasi consapevolezza, è quel fenomeno che si manifesta quando una persona esprime una emozione, una postura, una espressione, e le persone che lo circondano reagiscono nello stesso identico modo, facendo proprie le manifestazioni altrui in modo viscerale ed automatico. La mancanza di autoconsapevolezza segna la netta distinzione dall’empatia in sé, in quanto di fronte ad un contagio emotivo la persona si annulla facendo sue le emozioni altrui, mentre l’empatia permette di rispondere all’emozione dell’altro in maniera adeguata, distinguendo però i propri sentimenti da quello dell’altro.
Con questo non voglio assolutamente demonizzare il contagio emotivo, è fattore o un aspetto biologico, evolutivo, è presente anche nel mondo animale, perché attraverso di esso è possibile aumentare le probabilità di sopravvivenza. Infatti cogliere e rispondere in modo immediato ai segnali di pericolo dei conspecifici è un processo involontario, attivato inconsapevolmente di fronte a determinati segnali.
Nel contagio emotivo dunque, non vengono coinvolti processi cognitivi e l’attenzione  è orientata solamente su di sé e sull’emozione provata in quel momento, senza considerare che è semplicemente il riflesso dell’emozione altrui. Nelle risposte empatiche l’attenzione è rivolta all’altro, perché si è consapevoli che l’emozione è dell’altro.
Ora provate ad immaginare una situazione in cui una vostra amica o un vostro amico arrivi da voi in preda al terrore perché ha rischiato un incidente d’auto che, fortunatamente, non si è verificato. Rispondere alla sua emozione con il contagio emotivo, quindi con puro terrore difficilmente riuscirà a calmare ed aiutare il vostro amico o amica. Una reazione invece empatica, concentrata su di lui/lei  che permette di comprendere il suo stato emotivo mantenendo però la parte cognitiva potrà essere un conforto per chi sta di fronte a voi.
È importante fare attenzione alle parole che si utilizzano, perché utilizzandole fuori dal contesto o in modo fuorviante più e più volte si rischia di svuotarle del loro significato. E così "empatico" diventa chiunque pianga di fronte ad un’altra persona che piange. La condivisione del dolore esiste ma non corrisponde all’empatia.
Penso di avere fatto il mio dovere anche oggi, e vi lascio come compito quello di studiarvi i significati delle parole nuove, che non conoscete, e magari ripassare pure quelle che credete di conoscere, che non si sa mai.
Alla prossima.
Zucca🐾

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