venerdì 14 giugno 2019

Narrtiva - Capitolo 16




Buongiorno.
Torniamo a parlare di letteratura orientale e anche d’amore, perché nonostante il titolo odierno possa far pensare a ben altro,  ciò che narra il romanzo è amore, in diverse forme.
Se avete già letto altri commenti che ho fatto ai libri orientali saprete che non sono proprio un’amante del genere, e che ad esempio “Io sono un gatto” non mi era piaciuto molto. Mi era invece piaciuto “Il corpo sa tutto” di Banana Yoshimoto, e proprio per questo ho deciso di leggere qualcos’altro dell’autrice. 
Per verificare che effettivamente non sia stato il caso o l’eccezione alla regola.
Oggi parliamo di “Presagio triste”, un libro che era nella mia wishlist da più di un anno, da così tanto tempo che nemmeno mi ricordavo più il perché ce l’avessi inserito. Infatti quando me lo hanno regalato e ho riletto la trama mi sono chiesta quale fosse l’elemento che mi aveva colpito di più. Ora che lo ho concluso invece me lo ricordo bene.
La trama racconta di una ragazza che ha la tendenza a scappare di casa, che da bambina aveva una sensibilità molto particolare, che la portava a sembrare quasi una veggente, o una strega: indovinava chi stava chiamando al telefono prima che qualcuno rispondesse, vedeva cose che gli altri non vedevano e cose del genere. Crescendo queste abilità sono andate diminuendo fino a quasi scomparire, ma in realtà si sono assopito e riemergono qua e là. I personaggi attorno a cui ruota la storia sono la zia, giovane ma strana, solitaria, con cui Yayoi ha una incredibile ed inspiegabile affinità, ed il fratello, più giovane di lei ma maturo verso cui lei prova sentimenti contrastanti. In una delle fughe a casa della zia, che sovente la ospita durante le sue assenze da casa, è la zia a scomparire, proprio quando la protagonista scopre qualcosa sulla sua infanzia che non aveva mai saputo.
Per quanto riguarda lo stile dell’autrice apprezzo molto le sue descrizioni, ad esempio la descrizione di un ricordo della zia, al funerale del nonno:
“Aveva delle occhiaie profonde, le labbra esangui e in quel contrasto di bianco e nero, sembrava trasparente come un fantasma. […] Le guance della zia, illuminate dalle fiamme che bruciavano crepitando, risplendevano di un vivace rossore. In quella notte in cui tutti, presi da una cupa agitazione, si scambiavano saluti e si premevano i fazzoletti sugli occhi, solo mia zia se ne stava perfettamente immobile, come fosse diventata parte del buio. Con un filo di perle, a mani nude, solo le sue pupille sembravano scintillante riflettendo il bagliore del fuoco.”
Mi trasmette proprio la sensazione di etereo. È l’unica parola che mi viene in mente che può trasmettere il concetto,  anche se non la trovo calzante per la descrizione dello stile di scrittura. Racconta situazione, ambientazioni ed eventi tipicamente orientali ma utilizzando uno stile più vicino a quello occidentale. Per esempio quando prova a descrivere una situazione familiare crea una similitudine con i film di Steven Spielberg. Forse è per questo che mi piace, perché racconta una cultura diversa nello stesso modo in cui la racconteremmo noi.
Inoltre trovo incredibile la sua capacità di raccontare storie ed avvenimenti tristi senza angosciare il lettore, anzi trasmettendo serenità e tranquillità. Non so se sono l’unica ad avere questa sensazione, ma anche se racconta disgrazie mi fa sentire in pace con me stessa. Le sue storie sono infatti ricche di amore vero, fraterno, romantico e non solo.
Trovo inoltre interessante, e questo l’ho notato sia in questo libro, che in quello precedente, ma anche in “Io sono un gatto, il glossario a fine libro e la spiegazione di come vanno lette le parole ed i nomi in giapponese.
Per quanto riguarda i personaggi mi sono piaciuti tutti, a modo loro: la protagonista, un’adolescente alla ricerca, anche se molto pacata, della verità, Tetsuo un adolescente maturo, la zia, strana ma interessante, l’amante della zia, innamorato perso.
Insomma l’autrice ha fatto un buonissimo lavoro.
Tra i temi presenti nel libro c’è anche il paranormale, spiegato e rappresentato come ricordi di una bambina troppo piccola per ricordare così vividamente. Premonizioni come l’indovinare ogni volta chi stia telefonando mentre il telefono sta ancora squillando. È trattato in modo abbastanza vago, ma per un tema come il paranormale ci sta, non essendoci delle spiegazioni certe, non essendoci prove fisiche la vaghezza è normale, anzi è dovuta. Chiunque ne parli con affermazioni certe sbaglia e si arroga una responsabilità che probabilmente non gli spetta e che non è supportata dai fatti.
Banana Yoshimoto riesce ad essere “leggera” anche su questo punto.
Dunque consigliato a chiunque sia appassionato del genere, a chi non ha mai letto nulla dell’autrice e a chi è interessato ad una storia d’amore romantica che si intreccia ad un storia dal passato drammatico in uno stile nuovo.
-Pearl

Nessun commento:

Posta un commento