venerdì 28 giugno 2019

Narrativa - Capitolo 17








Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo di un altro libricino corto, uno dei migliori amici di chi non ha tempo per leggere ma anche di chi, come me, quando trova il tempo va sempre a finire con il fare altro. E così di volta in volta si passa da un libro breve ad un altro fino a che la pila dei libri lunghi, dei mattoni, dei “pacchi polacchi” non cresce a dismisura nell’angolo della vostra scrivania. E voi siete lì che la fissate ma recidivi come non mai lasciate che la pigrizia vinca e dite: “ma sì, ancora uno piccolo poi il prossimo lo scelgo più lungo”. E Dostoevskij è là che accumula la polvere in compagnia di molti altri autori.

Ma bando alle ciance e parliamo del romanzo che ho letto per oggi: “La musica della notte” dell’autrice tedesca Alissa Walser. Non conosco i suoi libri se non questo ma ho cercato su Wikipedia e ho scoperto che è nata a Friedrichshafen, sul lago di Ginevra dove tra l’altro sono stata. È figlia di uno scrittore, ma non so nulla nemmeno di lui. Non mi sono informata, ma d’altronde non ho tempo per leggere i libri lunghi figurati se cerco la vita di tutti i genitori degli scrittori di cui parliamo.
La trama racconta la storia di un medico e di una sua paziente cieca. Lei suona molto bene e sembra essere la prediletta dell’imperatrice d’Austria. Il medico cercherà di fare il possibile per farla tornare a vedere con l’utilizzo di un metodo noto come mesmerismo. Il nome deriva da Mesmer, cognome del dottore che lo ha inventato, ed è proprio lui il protagonista di questa storia. Quindi il personaggio è realmente esistito, ha effettivamente inventato il metodo, che viene eseguito con l’ausilio di magneti posti a contatto con la parte del corpo da curare e della glassarmonica. È un metodo in realtà controverso, che molti ritengono non funzionare mentre altri lo considerano efficace. Si dice che possa essere il precursore dell’ipnotismo.
Il resto della storia è sì tratto dalla sua biografia, perché effettivamente lui tentò di aiutare la ragazza a vedere di nuovo, ma non del tutto realistico, nel senso che Maria Teresa, questo il nome della giovane, ottenne solo la visione di alcune luci.
Dalla trama non si capisce realmente se la ragazza sia effettivamente tornata a vedere perché questa guarigione viene descritta in modo vago, con dei buchi non colmati che non permettono di capire se lei veda o se sia solo suggestione e quindi immagini di vedere. Non possiamo certo sapere come sia andata in realtà, ma il racconto lascia intendere che ci sia stato un miglioramento,  se non dal punto di vista fisico almeno da quello psicologico. Viene infatti descritta come non libera di essere ciò che è o di dire quello che pensa, limitata dalla volontà del padre e dalla remissività della madre. Nella casa del dottore invece, grazie alla compagnia degli altri pazienti, alle sedute di gruppo, alla presenza del cane e della domestica si sente meno sola, meno costretta. Si potrebbe dunque evincere che, anche cieca, con l’amicizia,  l’affetto e il contatto umano sarebbero già un passo avanti per la salute di tutti quanti.
Il racconto sembra teso a rendere il dottore simpatico, viene infatti descritto come piacevole, intelligente, probabilmente sensibile e non arrivista, infatti il suo metodo è stato creato per aiutare le persone. Non per renderlo famoso, anche se la cosa non gli dispiacerebbe. Leggere infatti della stessa persona su Wikipedia e sul libro c’è la tendenza a ritenerlo più simpatico dal secondo che non dal primo. Sicuramente l’autrice ha fatto un buon lavoro da questo punto di vista.
Dal punto di vista dello stile ritengo che sia stata utilizzata una scrittura che richiami il periodo storico in cui la storia si è compiuta. Non è uno stile che amo particolarmente, ma credo che sia stato fatto bene, non eccessivamente ricercato o settecentesco, ma comunque aiuta ad entrare mentalmente nel periodo storico.
Per quanto riguarda i personaggi ho apprezzato il dottore, soprattutto in un momento specifico del libro, ovvero quando viene riportato questo spezzone:
“Il signor Segretario appartiene con ogni evidenza al partito degli spermisti, dice Mesmer. E tuttavia gli preme far presente che il partito degli ovulisti, cioè coloro i quali credono che tutto ciò che lui chiama talento sia disponibile nella cellula femminile, non è affatto costituito di sole donne. No, no, ci sono uomini. Uomini e, Dio ne è testimone, tutt’altro che mammole.”
Sono sicura e convinta che l’autrice abbia fatto ricerche decisamente più approfondite delle mie e che quindi effettivamente fosse il suo pensiero. Sempre per quanto riguarda il dottore ho avuto la sensazione che fosse all’avanguardia e che il suo tentativo di curare le persone con i magneti possa sì essere un precursore, magari dell’ipnotismo, ma anche della psicologia.
La ragazza invece sembra sbocciare nel corso della trama. Su di lei però non ho molto da dire.
È un libro breve, quindi potrebbe essere interessante leggerlo, anche solo per conoscere meglio il mesmerismo. O per darmi la vostra opinione riguardo al libro: anche voi ci rivedete la psicologia?
A presto!
-Pearl


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