venerdì 5 luglio 2019

Libri per bambini - Capitolo 11

Buon giorno bella gente!
Visto che è un periodo di totale immersione nel lavoro, un periodo in cui riesco a stento a vedere la luce in fondo al tunnel, ho deciso di parlarvi di alcuni libri per bambini che sto usando sul posto di lavoro.
Non sono libri come gli altri e a dire la verità non sapevo neanche che esistessero.
Visto il clima di forte chiusura culturale e di terribile ignoranza nei confronti delle minoranze, questo mi sembrava proprio il momento adatto per parlare di questi libri.
Non solo parlano di inclusione, ma la mettono anche in pratica e lo fanno attraverso la CAA, ovvero la Comunicazione Aumentativa Alternativa. 
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, la CAA è un metodo scientificamente provato e certificato che traduce le parole scritte in simboli. Tali disegni aiutano bambini e adulti con specifiche disabilità – o anche solo individui in difficoltà, come chi sta imparando una nuova lingua – a comprendere più facilmente un testo. 
Ognuno di questi simboli è racchiuso all’interno di un riquadro, contenente sia l’immagine grafica che la parola alfabetica corrispondente. 
La casa editrice Homeless Book si è preoccupata a tutti gli effetti di stampare una serie di libri per bambini che avessero questa precisa finalità: facilitare la comunicazione attraverso la pubblicazione di testi in CAA.
Quando mi è stato proposto questo approccio con l’utente da me seguito, devo dire la verità, non ero tanto convinta. Non credevo potesse suscitare il suo interesse, che fosse adatto alle sue esigenze, ma ciò non toglie che mi è comunque sembrata, più in generale, un ottima idea dall’enorme valore sociale. L’ho trovata immensamente utile per chi lavora nel mio stesso ambito professionale e una scelta intelligente a più livelli, adatta a tantissimi altri casi di disabilità che nel mio percorso professionale non ho fatto fatica ad incontrare.
La CAA, all’interno delle scuole, accorre spesso in aiuto dei bambini autistici, i quali hanno più difficoltà di molti altri nel far coincidere il proprio mondo con il resto del mondo. È quindi per loro molto facile trovarsi a delle “impasse comunicative”, nei casi in cui vogliano lasciare un messaggio e sapendo esattamente cosa, ma non essendo in grado di esprimerlo, si trovano in seria difficoltà; una difficoltà che potrebbe anche sfociare in comportamenti-problema seri, dannosi per sé stessi e per gli altri.
 È qui che entra in gioco la CAA. La CAA, attraverso il suo tipo di comunicazione dai simboli ben chiari e definiti, poiché delimitati sempre da confini precisi, aiutano a relazionarsi col mondo esterno.
È chiaro che io ho reso la questione molto più terra terra di quello che è in realtà, ma di certo conoscerà la questione molto meglio di me Sara Francesca Peila, neuropsicomotricista dell’età evolutiva e autrice di “A Oliver piace – A Oliver non piace”.
In virtù del diritto alla lettura, Peila ha raccontato del suo animale domestico, Oliver, un cane che tanto quanto la sua padrona desidera mettere ben in chiaro cosa gradisce e cosa non gradisce.
Nella sua semplicità, nella sua banalità e nella sua ripetitività del testo, ho davvero apprezzato questo libro, che sembra fatto per i più piccini e che in questa categoria non solo include le minoranze, ma le mette in luce e ne promuove la crescita su più fronti.
 
Inoltre credo sia importante far notare anche che non solo inserisce la disabilità nel mondo della lettura, ma neppure toglie niente a gli altri lettori. Questo libro può essere infatti letto da chiunque, né più e né meno come qualsiasi altro ed è anzi pensato proprio per tutti, perché aiuta tutti i bambini, non solo a capire più facilmente un testo, ma anche ad approcciarsi ad un animale al meglio, senza infastidirlo. 
Per quanto possano piacere i bambini, si sa, spesso sanno essere irruenti e nella loro innocenza, credendo di fare cosa gradita, possono infastidire il cane, o il gatto del vicino.
“A Oliver piace” e soprattutto la parte “A Oliver non piace”, aiutano a capire che gli animali vanno rispettati e protetti e che alcuni loro comportamenti vanno interpretati come reazioni negative ad azioni che li infastidiscono.
Da qui mi si è aperto un mondo letterario nuovo, che sono stata felice di scoprire. Infatti non esistono semplicemente libri pensati per la CAA, bensì vengono trasformati in un secondo momento con il linguaggio aumentativo, in modo tale da poter trovare sul mercato entrambe le versioni. Anche se, a onor del vero, è ancora molto difficile trovare le versioni non canoniche in 
libreria, così come è difficile trovare i corrispettivi in braille dei romanzi. La strada è lunga, ma questo piccolo passo è comunque un passo in più.
Sono stata ben felice di aver avuto fra le mani anche “Che rabbia!”, di Mireille d’Allancé. Un libro che da molto volevo leggere e che mi sento fortunata ad aver potuto leggere in questa versione.
Chissà se esistono i libri di Lemony Snicket in CAA? Perché devo assolutamente averli!
Voi cosa ne pensate? Sapevate che esisteva questo spazio narrativo di cui io ignoravo l’intera esistenza?
Nel frattempo vi saluto e vi auguro un buon week end!
Buone letture!
- Liù

p.s. : 

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