venerdì 12 luglio 2019

Young adult - Capitolo 11


Buongiorno lettori e lettrici. Oggi torna un genere tanto amato dai giovani ma che riscuote un grande successo anche tra gli adulti, nel bene e nel male. Stiamo parlando degli Young Adult. Ma questa volta niente libri scritti in modo grammaticalmente criminale e basta con le solite trame del bello e dannato che si innamora della sfigata.  Oggi trattiamo uno Young adult di tutto rispetto, quello che è davvero rivolto alle generazioni future con un intento diverso da quello di fare soldi.
Qui possiamo infatti trovare si le problematiche amorose di un adolescente, ma anche temi culturali di un certo spessore che è giusto che i ragazzi conoscano, affrontino, e trattino.
Prima di iniziare, perché stavo già partendo in quarta, me lo sentivo, sveliamo il titolo di questa opera: “The hate you give. Il coraggio della verità”, di Angie Thomas. È stato per molto tempo pubblicizzato, e si è parlato anche di un film in arrivo, ma su questo non posso darvi  notizie. Semplicemente perché non ne ho.
La trama narra la storia di Star, una ragazza di colore che vive nel “ghetto” ma che va a scuola in un quartiere di bianchi, perché i suoi genitori vogliono proteggere lei e i suoi fratelli. La ragazza si trova quindi divisa tra casa e scuola, come se fosse contemporaneamente due persone diverse. Il suo amico d’infanzia viene ucciso davanti ai suoi occhi da un poliziotto, senza apparente valido motivo, e nascerà in lei ed in tutto il quartiere, il desiderio di giustizia.
Partiamo dai personaggi e poi passiamo invece alle tematiche trattate.
La protagonista è interessante, perché è sì una ragazza molto giovane, ma ragiona, pensa, prova emozioni ma impara anche a gestirle. È assolutamente realistica, un personaggio in cui (quasi) tutte possiamo immedesimarsi. Spiegherò questo “quasi” più tardi, quando affronteremo le tematiche del romanzo. Quindi lei mi è piaciuta tanto. Altrettanto mi è piaciuto il suo fidanzato, Chris (bianco), ed insieme li ho trovati una coppia adorabile.  Come si dice in gergo giovanile, ma visto che sono vecchia magari è già passato di moda, li ho shippati parecchio.
Poi vabbè diciamo che mi sono piaciuti un po ’ tutti in realtà,  ma un ruolo di rilevanza lo merita la mamma perché per me è super, da tutti i punti di vista. Il modo in cui parla ai suoi figli, li fa ragionare, li sostiene senza intervenire o prendere decisioni al posto loro.
Per quanto riguarda la scrittura l’ho trovata semplice, ma efficace e diretta, perfetta per il tema trattato che sembra sottolineare un atteggiamento del tipo “basta girarci attorno e fare dei bei discorsi senza mai muovere un dito. Diciamo le cose così come stanno.” E l’ho apprezzato: quando il tema trattato e la modalità di comunicarlo si rafforzano vicendevolmente il messaggio che si vuole trasmettere diventa talmente forte da passare potenzialmente ogni barriera. È uno stile funzionale, perché romanzarci sopra significherebbe distogliere ancora una volta l’attenzione dal problema.
Il tema principale è il trattamento che la polizia nello specifico, ma i bianchi in generale, riservano alla popolazione nera. Si parla in questo caso di Stati Uniti, dove il problema è particolarmente sentito, ma in realtà lo si può ritrovare ovunque.
Onestamente non sapevo che la problematica fosse così grande, ho sentito sì dei casi di cronaca americana in cui si è discusso dell’eccesso di violenza da parte delle forze dell’ordine, ma sembravano episodi isolati. Questo perché evidentemente non se ne parla abbastanza. E anche per questo noi tutte possiamo “quasi” immedesimarci in Star: non abbiamo il suo vissuto culturale, ma possiamo immaginarmela,  perché per quanto diverso possa essere sappiamo quanto la cultura ci formi e ci influenzi.
Posso dire di riuscire a mettermi nei panni di entrambe le fazioni, ovvero i bianchi e i poliziotti da un lato e la protagonista e la comunità afroamericana dall’altro. Mettersi nei panni però non significa giustificare le azioni degli uni o degli altri, significa ad esempio che la loro reazione è comprensibile, la paura del poliziotto in un quartiere come il bronx è comprensibile ma non per questo è giustificabile l’utilizzo delle armi senza motivo. È comprensibile che la comunità voglia fare rumore perché venga fatta giustizia e voglia manifestare contro la polizia, non per questo è però giustificabile la devastazione dei negozi del quartiere.
Io credo che Star e Chris,  oltre ad essere una bella coppia, siano l’emblema di due fazioni che cercano di capirsi, di andare oltre i pregiudizi e conoscersi per quello che sono realmente. L’apertura nei confronti di ciò che è diverso da noi, e che magari ci fa paura, ma che vogliamo capire.
Loro rappresentano bene questa apertura, ma in realtà tutto il libro è un inno sull’importanza del dialogo, sull’importanza di lasciare da parte i pregiudizi e gli stereotipi che la nostra cultura ci ha inculcato e riconoscere invece i punti in comune. I bianchi credono a quello che dicono i bianchi, quindi se un bianco dice che il nero aveva la pistola, quello aveva la pistola. Perché?   Perché è rassicurante. Perché sapere che gli stereotipi che abbiamo dentro di noi sono fondati sulla realtà ci convince di non essere nel torto. Perché se scopro che  quello in cui ho creduto finora si basa su un castello di carta, cos’altro potrà crollare da un momento all’altro?
Certamente i nostri pregiudizi non si fondano sulla realtà,  ma su delle credenze, su dei ricordi modulati e modificati dal tempo senza che ce ne accorgessimo. Quindi non sono reali. Sono frutto di meccanismi mentali quali la generalizzazione, ad esempio, il signor x appartiene al gruppo A, quindi tutti quelli del gruppo A hanno le stesse caratteristiche di x. Oppure il gruppo B si comporta in modo violento, quindi tutti i suoi appartenenti sono violenti. Questi fanno parte di una serie di meccanismi che tutti dovremmo conoscere, perché conoscerli ci porterebbe a riconoscerli negli altri e a riconoscere quando li usiamo. Serve quindi ad aumentare la consapevolezza impedendo l’automatismo di alcuni comportamenti.
Consiglierei questo libro? Penso che la risposta sia già sufficientemente chiara, ma sì, lo consiglio a tutti,  anche agli adulti ma soprattutto ai ragazzi.
-Pearl

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