venerdì 26 luglio 2019

Saggio - Capitolo 10




Buongiorno a tutti.
Oggi torniamo sul genere dei saggi, che fanno tanto intellettuale quando ne parli con gli amici o i conoscenti. In realtà ritengo che siano tra i libri più interessanti da leggere quando si vuole approfondire un determinato argomento.
Io, personalmente, trovo molto stimolanti i saggi che riguardano la psiche umana, ma non disdegno in generale il tema umanistico. Forse gli studi mi hanno influenzato, o forse no, ad ogni modo oggi parliamo di Paul Ekman e del libro scritto con Wallace V. Friesen “Giù la maschera – Come riconoscere le emozioni dall’espressione del viso”.
Dedicherò la prima parte ad un’introduzione sulle teorie che hanno portato Ekman allo sviluppo della sua teoria e alla nascita del suo metodo per riconoscere le espressioni facciali.
Le teorie evoluzioniste riprendono le scoperte e le dichiarazioni di Darwin, sostenendo infatti che le emozioni hanno un carattere innato ed universale e riflettono uno stato di motivazione e disposizione all’azione utile alla sopravvivenza. Sono regolate da meccanismi innati e vengono distinte in emozioni di base e in emozioni secondarie o miste. Le prime si associano al ruolo adattivo per la sopravvivenza della specie, mentre le seconde derivano da una combinazione delle prime e vengono influenzate sia dalla cultura che dall’apprendimento.  Seguono una prospettiva categoriale che concepisce le emozioni come uniche, intere e non scomponibili.
Le caratteristiche principali riguardano la loro natura innata: esse sono geneticamente determinate, ed in conseguenza comportano delle configurazioni espressive specifiche. Sempre relativamente a ciò esiste, secondo questi studiosi, una continuità tra le nostre risposte emotive e quelle degli animali. Infine la loro funzione principale è quella adattiva.
La scienza è sempre stata mossa e spinta dai dibattiti e dalle contraddizioni, ed anche su questo fronte la controversia si è sviluppata tra le teorie innatiste e l’approccio culturale. L’universalità delle emozioni e delle espressioni facciali contrapposte al loro apprendimento culturale, che quindi varia da luogo a luogo e da storia a storia.
All’interno di questo dibattito Paul Ekman ha sviluppato la teoria neuro-culturale, una sorta di teoria “di mezzo”, secondo cui le espressioni facciali delle emozioni sono determinate da due fattori: il primo ha una natura neurofisiologica, ovvero ogni emozione di base è caratterizzata dall’attivazione innata di una particolare configurazione dei muscoli facciali, come verrà spiegato in modo approfondito nel suo libro. Questi movimenti sono codificati a livello neuronale, quindi è praticamente impossibile controllarle al 100%.
Il secondo fattore ha invece una natura culturale e cognitiva, che riguarda le regole di esibizione: non sono le espressioni facciali ad essere apprese sulla base della cultura di appartenenza ma il modo e il contesto in cui è consentito o meno manifestarle apertamente. L’espressione delle emozioni può essere infatti influenzate da norme che sono definite socialmente e culturalmente, ad esempio le regole possono essere di intensificazione, deintensificazione, inibizione e simulazione.
Possiamo dire che quindi, anche se molto sintetizzata, questa è la teoria di Ekman. Il saggio fa proprio questo: spiega esattamente, tramite l’ausilio di fotografie, quali espressioni facciali si legano alle 6 emozioni di base e come riconoscerle, grazie alle indicazioni che gli autori forniscono su cosa osservare nel volto dell’altra persona.
Le sei emozioni di base sono: felicità, rabbia, paura, tristezza, sorpresa e disgusto. Sono state individuate e catalogate come primarie, o di base, tramite un interessante esperimento svolto in diversi paesi con culture differenti, anche in Papua Nuova Guinea che era per lo più isolata dal resto del mondo. Ekman ha mostrato a tutto il campione con provenienze diverse, le stesse foto, che riprendevano un volto nell’espressione di una determinata emozione. Rabbia, disgusto e tristezza sono state riconosciute invariabilmente da tutti, mentre felicità, paura e sorpresa dalla maggior parte del campione.
Queste affermazioni potrebbero suonarvi familiari, soprattutto se avete seguito una serie TV dal titolo “Lie to me”, con Tim Roth come protagonista. Il suo personaggio infatti sarebbe ispirato allo psicologo e alle sue ricerche, ovviamente in modo molto romanzato: non aspettatevi certo che stringendo la mano di una persona per diversi secondi possiate capire se la sua temperatura corporea si abbassa e di quanti gradi.
Diciamo che è un bel telefilm, l’ho apprezzato, ma la scienza purtroppo non funziona in modo così categorico e così certo.
Tornando al saggio si divide in diversi capitoli, sei sono dedicati alle emozioni di base, alla loro spiegazione, e contengono le fotografie che l rappresentano, e che vanno poi a comporre il FACS – Facial Action Coding System, un sistema che va a codificare i movimenti del volto in base all’emozione provata dalla persona nel momento dell’espressione.
Gli altri capitoli sono invece dedicati a capire perché sia così difficile leggere le emozioni, come impratichirsi, come funziona la simulazione delle emozioni e come imparare a riconoscere le nostre personali espressioni facciali. Ricordiamo infatti che nella teoria di Ekman le espressioni facciali sono sì innate ed universali, ma sono sempre influenzate anche da un fattore culturale e personale. Avremo quindi delle caratteristiche uniche.
Al termine del libro, nell’appendice ci sono diversi esercizi, con le foto da ritagliare per esercitarsi. La trovo un’idea molto carina e divertente.
Lo stile di scrittura è molto semplice e chiaro, comprensibile per tutti, quindi anche chi non ha fatto studi in materia può molto tranquillamente leggerlo senza alcun problema.
Non c’è molto altro da dire al riguardo se non, leggetelo. Trovo che anche solo riuscire a comprendere la nostra personale espressione delle emozioni possa esserci di grande aiuto. Capire come esprimiamo ciò che abbiamo dentro e come allo stesso modo, più o meno, lo fanno gli altri può facilitare la comunicazione, aiutandoci a capire qualcosa prima di una lite, ad esempio, e ad afferrare quei segnali che magari prima non notavamo.
Consigliato a tutti, soprattutto a chi come me è affascinato dal tema delle emozioni. Non ve ne pentirete. Tenete però bene a mente che leggerlo non vi farà diventare Cal Lightman (di “Lie to me”), non vi renderà degli esperti in materia, ma potrà decisamente aiutarvi a comunicare meglio.
-Pearl

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