mercoledì 25 settembre 2019

Mai giudicare un libro dal suo film...e viceversa! - Mio fratello rincorre i dinosauri




ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto alla pari tra due canali comunicativi differenti.



Per la prima volta scrivo questa rubrica subito dopo la visione del film: sono le 21.01 e alle 18.30 sono stata al cinema a vedere il film di cui parleremo oggi. La recensione del libro ancora non è uscita, ma sarà la mia prossima pubblicazione, quindi restate su questi canali per un commento più esaustivo per quanto riguarda il libro.
Protagonista del post di oggi è “Mio fratello rincorre i dinosauri”, al cinema proprio in questi giorni che rappresenta sul grande schermo il libro di Giacomo Mazzariol dal medesimo titolo. L’autore, classe 1997,ha scelto di raccontare la storia di suo fratello Giovanni, affetto dalla sindrome di Down, e di come lui sia entrato a far parte delle loro vite, sconvolgendole ma allo stesso tempo rendendole più felici. La trasposizione cinematografica invece è stata diretta da Stefano Cipani e vede come protagonisti Francesco Gheghi nel ruolo di Giacomo e Lorenzo Sisto in quelli di Giovanni, ma risuonano anche nomi come Alessandro Gassman e Isabella Ragonese.
Il libro è stato pubblicato nel 2016 mentre il film tre anni dopo, ora nel 2019.

IL LIBRO
Il libro utilizza uno stile di scrittura molto semplice ma allo
stesso tempo compatibile con la trama che consiste nell’entrare pian piano nella vita di una famiglia ed osservarla. Ma non solo, un ruolo cruciale è assegnato all’immedesimazione. Infatti proprio grazie alle situazioni che potremmo definire normali o quotidiane e alle altrettanto comprensibili reazioni dei vari personaggi possiamo veramente vivere ciò che l’autore ci racconta.
Nonostante la trama sia raccontata in prima persona da Giacomo, in realtà il focus del libro resta Giovanni, il vero fulcro attorno a cui gira tutta la storia è lui, mentre il punto di vista è del fratello. Entrano in gioco altri personaggi, come i genitori, le sorelle, l’amico Vitto e la cotta Arianna, ma sono tutti personaggi che restano filtrati dallo sguardo di Giacomo. Gli errori e le difficoltà che l’autore incontra sono gli stessi in cui noi stessi ci saremmo imbattuti al suo posto, quindi ci fa sentire più vicini a lui e di conseguenza più vicini anche a Giovanni.
La parte che più mi è piaciuta è la lettera che Giacomo scrive al nonno morto e che viene riportata verso la fine del libro, più o meno nel momento della “redenzione” se così lo vogliamo definire. Perché mostra la preoccupazione, l’amore che nonostante i tentativi di allontanamento e di rinnegazione del fratello è stato il vero motore di tutto.
Mi ha fatto venire voglia di incontrare questa famiglia così unita e così felice, una coppia di genitori che sono riusciti a sostenere il nucleo familiare e a crescere quattro figli.

IL FILM
Il film dura 101 minuti, e devo dire che la cosa mi ha reso parecchio felice perché, parentesi del tutto gratuita, sono arcistufa dei film che hanno una durata infinita e richiedono dei giorni di ferie per poter essere visti dall’inizio alla fine. Ad esempio “C’era una volta Hollywood” dura 2 ore e 40 minuti. Ma stiamo scherzando? Io non ce la posso fare, sento fisicamente e psicologicamente il bisogno di film con una durata di 90 minuti.
Al di là di questo, la trama segue lo scheletro di quella su carta, forse modernizzando un po’ le situazioni per renderle più attuali e inserendo sotto trame che in questo periodo sono molto in voga, come l’ambientalismo, l’ecologia, il rock, le droghe e chi più ne ha più ne metta.
Gli attori sono stati tutti bravi, non ho nulla da dire sulla recitazione anche perché non me ne intendo e più che dire se mi è piaciuto o meno non posso fare. Ho apprezzato il personaggio di Vitto, l’amico del cuore, e anche Giovanni. Non mi ha convinto al 100% Jack ma questo potrebbe dipendere dal fatto che lo hanno reso un po’ più attuale, il che me lo ha reso un po’ antipatico.
Mi è piaciuto che al termine della pellicola abbiano inserito alcune immagini tratte dal video dell’autore, “The Simple Interview” che Giacomo ha pubblicato nel 2015, prima dell’uscita del libro, in cui Giovanni affronta un colloquio di lavoro.
Non mi è piaciuta l’esagerazione di alcune situazioni come la soluzione trovata da Giacomo per cancellare i video del fratello da Youtube per evitare l’imbarazzo. Decisamente too much.

IL CONFONTO
Anche questa volta, ma questa volta veramente a mani basse, vince il libro.
Nel film sono state stravolte molte cose, e anche se i cambiamenti sono relativi solo alla trama o alla caratterizzazione dei personaggi, e quindi il concetto di base resta lo stesso, non sono riuscita a farmelo piacere completamente. Forse lo avrei apprezzato maggiormente se fosse stato un film a sé stante e non la trasposizione cinematografica di un libro. So che creare un prodotto assolutamente identico non sarebbe stato comunque particolarmente apprezzato, ma purtroppo mi affeziono alle trame e ai personaggi e non riesco ad accettare uno stravolgimento così sostanzioso.
Nonostante tutto quello che viene fatto e detto resti comprensibile da un punto di vista umano, non c’è più quel livello di immedesimazione che invece funzionava tanto nel libro. Le situazioni vissute da Giacomo e le sue reazioni sono un po’ esasperate e in realtà spingono chi le guarda a non simpatizzare con lui. Cosa che invece avveniva senza fatica nell’opera cartacea.
L’inserimento di argomenti quale l’ecologia e grandi altri temi come la parità sembrano delle grandi ruffianate, perché sono completamente gratuite rispetto al libro. E non che io abbia qualcosa contro l’ambiente o la parità, anzi, ma usarle solo per raccogliere consensi mi sembra poco professionale o comunque, di cattivo gusto.
Voi avete visto il film e/o letto il libro?
Che ne pensate?
-Pearl

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