venerdì 27 settembre 2019

Graphic novel - Capitolo 6



Buon giorno beautiful people!
Una graphic novel arcobaleno, per questo weekend e in tutti i sensi possibili!
Ultimamente non mi riesce di discostarmi dal tema del fumetto, né tanto meno dall’estremo oriente.
Jen Wang, autrice de “Il principe e la sarta”, sembra tenerci particolarmente al colore delle sue tavole e anche al significato simbolico che possiamo trarne noi lettori dopo aver letto questa storia.
La copertina dice molto, forse svela un po’ troppo, ma la perdoniamo perché in primo luogo è una bellissima copertina e secondariamente perché l’autrice, di far scemare l’interesse, non ci pensa neanche un po’.
Eccoci quindi ritrovati fra le pagine di un fumetto dai colori decisi quasi quanto i valori e la morale difesi.
“Il principe e la sarta” è una storia dichiaratamente a tema LGBT. Questo è il suo intento principale, la strada maestra da seguire, il fulcro attorno al quale ogni vicenda e ogni personaggio ruotano.
Se avete paura che la cosa, di questi tempi, possa risultare banale, stucchevole, inflazionata, niente paura perché è tutt’altro che così.
Quando il destino di una giovane sarta dalle creazioni bizzarre incontra quello di un principe con desideri e interessi fuori dal comune, non può che nascere la magia. Ed infatti così è stato per Frances ed il principe Sebastian, quest’ultimo alla disperata ricerca di qualcuno che potesse realizzare per lui degli abiti a dir poco straordinari: eccentrici, inusuali e catalizzatori di ogni sguardo curioso che è in grado di possedere Parigi, la capitale della moda per definizione.
Ovviamente le cose non potevano essere così semplici, perché gli interessi e i gusti di Sebastian possono anche incontrare i favori della sua giovane ed abile sarta, ma per quanto riguarda tutti gli altri c’è poco da fare. Frances sembra essere l’unica a capirlo fino in fondo.
In un mondo di dogmi sociali rigidi e corrosivi, che a pensarci bene non è poi così distante dal nostro, di mondo, Frances e Sebastian trovano il modo ed il coraggio di essere loro stessi, per quanto i loro veri “Io” possono sembrare bizzarri e, ahimé, “sbagliati” agli occhi degli altri.
Questo fumetto non possiede solo una bellissima morale sul rispetto di ogni prossimo, chiunque esso sia e qualunque siano le meravigliose sfaccettature del suo essere, ma è anche in grado di spingere chi lo legge ad essere sé stesso ad ogni costo, fiducioso che prima o poi arriverà per tutti la persona giusta, che ci accetta per come siamo e che in merito a questo non vorrebbe mai che cambiassimo la nostra personalità, nemmeno di una virgola, perché è proprio ciò che apprezza di più di noi.
La grande positività viene stemperata dagli ostacoli che i due protagonisti affronteranno lungo il loro cammino, per colpa dei quali soffriranno enormemente soprattutto a livello emotivo. Chi non risica non rosica, giusto? Ma il percorso di accettazione del sé e di coraggio nel mostrarsi al resto del mondo senza maschere è un duro cammino che non tutti sono in grado di sopportare e che in larga parte è anche colpa dell’intera comunità.
Fortunatamente Sebastian e Frances riescono nel loro intento, lottando con le unghie e con i denti per quello in cui credono, anche se per raggiungere la felicità, sono costretti a passare le pene dell’inferno.
Jen Wang ha un tratto decisamente occidentale e questo mi porta a pensare che sia nata e cresciuta in America o in Europa. Non sentiamo la mancanza di uno stile più affine ai manga, perché l’idea di fondo è che l’autrice, così come i suoi protagonisti, ha uno stile tutto suo ed è questo ciò che importa.
Mi piace chi usa i colori in ogni tavola, sarà più costoso in termini di produttività aziendale, ma fa la sua porca figura e i vestiti realizzati dalla nostra sarta non avrebbero di certo fatto lo stesso effetto se presentati in bianco e nero. Si, i vestiti catturano da subito la totale attenzione del fruitore, facendo da punto centrale sul piano estetico. Non sono proprio sicura, ma credo che qualcuno di essi sia stato ispirato anche da grandi marchi di moda del passato.
In definitiva “Il principe e la sarta” è una graphic novel godibilissima, leggera senza essere frivola, esteticamente bella senza perdere di profondità e che per questo bilancia molto bene strumenti narrativi letterari con altri che sono propri delle arti figurative.
Credo sia anche un ottimo consiglio di lettura per quei genitori che cercano di avvicinare i propri figli alle tematiche LGBT, qui spiegate in modo semplice e genuino.
Se siete curiosi e se ne avete la possibilità buttateci un occhio, non ve ne pentirete.
Io per adesso vi ringrazio e vi auguro buon fine settimana!
Alla prossima, lettori!
-Liù

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