venerdì 3 gennaio 2020

Saggio - Capitolo 13


Buon giorno, lettori!
Ve l’avevo detto che avrei iniziato con lo sproloquiare sull’ Università. Io ve l’avevo detto! Ve l’avevo detto che gli unici testi (più o meno) di cui mi sto occupando in questo periodo, sono tutti testi universitari.
Ora, non è soltanto per questo che voglio portare alla vostra attenzione questo libro, oggi.
Forse ne avrete sopra i capelli di tutti questi saggi, ma fidatevi: con Tasca ne vale la pena.
“Nascita e avvento del fascismo” può essere considerato un libro pilota, nel grande insieme di libri-saggio sulla seconda guerra mondiale, sul nazismo e sul fascismo.
Pubblicato per la prima volta nel 1938, e rieditato la seconda nel 1950, questo testo ha il maniacale e intento di precisare quel breve e intenso periodo storico intercorso tra la fine della prima guerra mondiale e la marcia su Roma. Giochi politici, strategie, complotti; ogni piccola mossa fatta da Mussolini tra il 1918 e il 1922 Tasca ce la racconta, con dovizia di particolari ed estremo senso critico.
Come dice la stessa introduzione, Tasca non ha guadagnato la fama grazie alla sua bravura di storico, sebbene si fosse dimostrata la sua dote migliore. È stata piuttosto la sua vena critica e la sua posizione fortemente anti-fascista ad elevarlo, attraverso questo libro, e a consacrarlo nelle alte sfere letterarie. Tuttavia, in un mondo lontano da quello del primo dopo guerra, ancora offeso dagli avvenimenti allora recenti, noi possiamo valutarne con più chiarezza le capacità di critico storico e affidarci alla sua narrazione minuziosa, che non lascia nulla dimenticato.
Non è un libro che da un senso globale degli avvenimenti. Anzi, direi piuttosto l’esatto contrario. “Nascita e avvento del fascismo” si insinua pericolosamente su percorsi posti in ombra, facendoci notare quello che nessuno considera mai.
Soprattutto Tasca non perdona nessuno, nemmeno il movimento socialista che, a quanto detto e dimostrato dall’autore, nulla ha fatto per il popolo italiano, o non ha fatto abbastanza; di sicuro non quanto il popolo avrebbe meritato.
Leggendo questo libro ci si rende conto di quanto saremmo potuti andare vicino ad una risoluzione del fascismo infinitamente più rapida e senza che Mussolini arrivasse mai al potere. Ma purtroppo così non è andata e Tasca ha cura di mostrarci come. I presupposti e le occasioni per fermare il movimento fascista ci sono state. Tante e fino all’ultimo. Ed il modo più rapido di spiegare perché non è stato così è anche un po’ doloroso: perché nessuno, soprattutto coloro che avrebbero potuto, non hanno fatto nulla per impedirlo. Il movimento fascista è arrivato a Roma, non solo perché non è stato fermato, non solo perché nessuno si è opposto: il movimento fascista è arrivato a Roma perché è stato invitato.
Non mi considero una grande storica, sapevo vagamente il susseguirsi degli avvenimenti, ma mai prima di aver letto questo saggio mi ero resa conto della gravità di certe scelte. Scelte spesso fatte da chi si professava contro e non ha saputo offrire una politica migliore. Scelte fatte da chi si dichiarava difensore di un popolo che poi ha dovuto difendersi da solo e da solo non è bastato.
L’aspetto più bello sapete qual è? Che Tasca è davvero un grandissimo storico. E le mie considerazioni personali non risultano nient’altro che deduzioni oggettive dell’analisi di semplici fatti. Nero su bianco, signori. Come avere la certezza che una politica dittatoriale basata sul terrore non è solo immorale, è illogica e deleteria. È oggettivo, non è un’opinione.
Trovo Tasca illuminante, soprattutto a pochi passi dal giorno della memoria e ancor di più nel nostro periodo storico. Qualcuno è convinto di essere al sicuro, altri meno. C’è chi pensa che il fascismo possa tornare, con altri nomi ma immutato nelle fattezze. C’è chi è invece convinto che non tornerà più. E molto probabilmente, c’è chi spera che torni. Beh, io non sono Tasca. Non sono un bravo storico ed è chiaro da che parte sto. Quello che invece penso sia incontestabile è la spropositata quantità di parallelismi che si possono fare tra il periodo storico raccontatoci  ed il nostro. Troppi. Decisamente e tristemente troppi. E se un numero maggiore di noi avesse la lungimiranza e la pazienza di leggere la metà di questo saggio, forse ci scopriremmo più uniti, come nazione, di quanto avremmo mai potuto credere; anche e soprattutto con idee politiche differenti.
Non vi nascondo la fatica di preparare un testo del genere. Seicento pagine non si leggono in un battito di ciglia e oltre al numero c’è da considerare anche la difficoltà. È un libro scritto, per la prima volta, nel 1938. Il linguaggio arcaico e l’enorme insieme di fatti che vengono dati per scontati mi hanno fatto letteralmente uscire di testa. Ma sono comunque e sempre convinta che ne sia valsa la pena e che vale ancora la pena avere un libro simile come patrimonio storico nazionale.
Quindi assolutamente, si! Lo consiglio e spassionatamente. Mettetevi d’impegno, è un libro complesso e richiederà tutta la vostra attenzione, ma certamente non delude.
Ho voluto scegliere questo, come primo libro dell’anno. Nella speranza di continuare ad abitare un paese più consapevole; più consapevole delle sue radici e con tanta voglia di darsi una seconda possibilità per il futuro.
Buon primo mese dell’anno, amici! E buone letture!
-Liù

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