venerdì 6 marzo 2020

Giallo - Capitolo 8


ATTENZIONE!

Avvisiamo i nostri gentili lettori che questo post conterrà spoiler 


Buongiorno popolo!
Oggi torniamo con i grandi gialli e anche, allo stesso tempo, con i grandi classici. Quindi oggi recensione breve per chi non vuole spoiler. Per chi invece non se ne preoccupa o ha già letto il libro e volesse condividere pensieri al riguardo, ci sarà al termine una parte dedicata ai passaggi fondamentali del romanzo.

Come potreste avere intuire andremo a parlare di Agatha Christie, perché di chi altro potevamo parlare citando “grandi”, “gialli” e “classici” nella stessa frase?
In particolare parleremo di “Dieci piccoli indiani”, titolo dell’autrice molto noto, pubblicato a distanza di 5/6 anni da quella che ritengo essere la sua opera maggiore, ovvero “Assassinio sull’Orient Express”. La trama presenta 11 protagonisti, 10 dei quali invitati su un’isola praticamente deserta in quanto privata, come ospiti di conoscenti ed amici. Una volta giunti sull’isola, però, si rendono conto che in realtà è una sola persona ad averli portati lì, un personaggio che si firma come U. N. Owen, che ha una certa assonanza con la parola inglese “unknown”, “sconosciuto” in italiano. Tutti loro hanno una caratteristica in comune, infatti tutti sono stati accusati, più o meno formalmente, di essere i responsabili della morte di un’altra persona, nessuno di loro però è mai stato condannato per questi presunti reati. Uno alla volta cominciano a morire in modi strani, seguendo il racconto di una filastrocca che ognuno di loro ha in camera intitolata “Dieci piccoli negretti”. Ogni volta che uno di loro muore una statuetta dei 10 negretti presente nel salone principale, scompare. Eppure loro sembrano essere gli unici presenti sull’isola.
Dal punto di vista della costruzione della trama e dei personaggi non c’è nulla da aggiungere rispetto a quanto già detto nel post di “Assassinio sull’Orient Express”. Anche in questo caso l’autrice si concentra sulla psicologia dei vari personaggi, riuscendo a creare veramente delle tipologie di persone ben chiare nella mente del lettore, anche solo dopo aver letto poche pagine. Ritengo che questa sia un’ottima capacità di Agatha Cristie. Anche la trama risulta ben studiata e scorrevole. Tutto quello che viene scritto sembra assurdo, ma in realtà tutto si ricomporrà come un puzzle completo nella spiegazione finale.
Mi aveva lasciata perplessa il titolo del romanzo per un semplice motivo: perché si chiama “Dieci piccoli indiani” se poi nella realtà la filastrocca e le statuine erano di negretti? A questo ho trovato però una risposta che vorrei condividere con voi. La versione originale inglese si chiamava “Dieci piccoli negretti” o “Dieci negretti”, però quando il libro è stato pubblicato negli USA, il titolo è stato cambiato. La filastrocca del racconto è in realtà una canzone statunitense, che da “Ten little niggers” era diventata “Ten little indians”, quindi il titolo del libro venne modificato nello stesso modo. Infatti “nigger” in America è considerato una sorta di insulto, viene usato in modo dispregiativo. Dopo una prima modifica, però, per non urtare la sensibilità dei lettori è stato nuovamente cambiato in “…And Then There Were None” (E poi non rimase nessuno), che è un verso della filastrocca utilizzata nel libro. In Italia il titolo iniziale fu quest’ultimo, successivamente venne modificato nel titolo attuale perché ritenuto dal suono più musicale.
La struttura è molto simile se non quasi parallela a quella di “Assassinio sull’Orient Express”, e visto che anche la scrittrice è la medesima, mi sentirei di consigliarvi questo libro se vi è piaciuto anche l’altro.

ATTENZIONE, DA QUI PARTE LA SEZIONE CON GLI SPOILER, QUINDI SE VOLETE EVITARLO CHIUDETE QUI IL POST E CI SI RILEGGE A PRESTO.

SOLO SE AVETE GIÀ LETTO IL LIBRO, NON VI INTERESSA LEGGERLO O NON VI INTERESSA AVERE SPOILER PRIMA DELLA LETTURA, PROSEGUITE PURE.
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Le note dolenti di questo libro: la prima è senz’altro che è troppo, troppo, e aiutatemi a dire troppo simile ad “Assassinio sull’Orient Express”. In questo caso non è una combutta di tutti quanti insieme, ma di uno solo di loro che si scopre essere evidentemente uno psicopatico con manie di grandezza.
È la parte degli spoiler quindi vi spoilero che l’assassino è il giudice Wargrave, che finge la sua morte con l’aiuto del dottore, convinto dal giudice ad aiutarlo con la scusa di unire le forze per incastrare così l’assassino, quando in realtà poi questo lo aiuterà a portare a termine il suo piano in modo più agevole. Ora, a parte che la spiegazione finale non mi ha convinto, forse l’aver creato un meccanismo troppo simile a quello di “Assassinio sull’Orient Express” ha stimolato una serie di aspettative che sono state poi disattese. Come quando si vede un mago dal vivo, tutte le volte che lo si rivede ci si aspetta sempre qualcosa di più spettacolare rispetto alla volta precedente. Solo che qui avrei preferito un colpo di scena un po’ più forte. Io sospettavo del giudice, poi lei lo ha fatto morire, mi sono concentrata sugli altri ma c’era una vocina nella mia testa che mi diceva che era meglio non fidarsi di ciò che veniva dato per scontato. Il fatto che l’assassino si fosse finto morto però mi aveva sfiorato. Io tifavo per il dottore, nel senso che speravo si salvasse, però non si è salvato nessuno, e non saprei, ma mi è sembrata una cattiveria farli morire tutti per mano di un personaggio con le manie di grandezza, che prima di morire voleva provare l’ebbrezza di uccidere qualcuno.
Anche la scelta di uccidere persone che sono colpevoli di omicidio, perché poi direttamente o indirettamente tutti lo erano, senza discriminazione tra chi lo aveva premeditato, chi aveva una dipendenza che lo ha spinto ad essere negligente, chi si è pentito, ecc. l’ho trovata fastidiosa, anche se in linea con il personaggio di un giudice che deve dire cosa è bene e cosa è male, distinguere tra giusto e sbagliato. Però tra il bianco ed il nero ci sono sempre delle sfumature di grigio, e io penso che vadano sempre considerate.
Detto questo la chiudo qui dicendo che è sicuramente un buon giallo, ma non mi ha soddisfatto. Ripensandoci ritengo “Assassinio sull’Orient Express” molto meglio e, anche se pure in quel caso non ho condiviso la scelta finale, l’ho trovato più sensato di questo.
A presto
-Pearl

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