ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questo post conterrà spoiler
Buongiorno popolo!
Oggi torniamo con i grandi gialli e anche, allo stesso
tempo, con i grandi classici. Quindi oggi recensione breve per chi non vuole
spoiler. Per chi invece non se ne preoccupa o ha già letto il libro e volesse
condividere pensieri al riguardo, ci sarà al termine una parte dedicata ai
passaggi fondamentali del romanzo.
Come potreste avere intuire andremo a parlare di Agatha
Christie, perché di chi altro potevamo parlare citando “grandi”, “gialli” e
“classici” nella stessa frase?
In particolare parleremo di “Dieci piccoli indiani”, titolo
dell’autrice molto noto, pubblicato a distanza di 5/6 anni da quella che
ritengo essere la sua opera maggiore, ovvero “Assassinio sull’Orient Express”.
La trama presenta 11 protagonisti, 10 dei quali invitati su un’isola
praticamente deserta in quanto privata, come ospiti di conoscenti ed amici. Una
volta giunti sull’isola, però, si rendono conto che in realtà è una sola
persona ad averli portati lì, un personaggio che si firma come U. N. Owen, che
ha una certa assonanza con la parola inglese “unknown”, “sconosciuto” in
italiano. Tutti loro hanno una caratteristica in comune, infatti tutti sono
stati accusati, più o meno formalmente, di essere i responsabili della morte di
un’altra persona, nessuno di loro però è mai stato condannato per questi
presunti reati. Uno alla volta cominciano a morire in modi strani, seguendo il
racconto di una filastrocca che ognuno di loro ha in camera intitolata “Dieci
piccoli negretti”. Ogni volta che uno di loro muore una statuetta dei 10
negretti presente nel salone principale, scompare. Eppure loro sembrano essere
gli unici presenti sull’isola.
Dal punto di vista della costruzione della trama e dei
personaggi non c’è nulla da aggiungere rispetto a quanto già detto nel post di
“Assassinio sull’Orient Express”. Anche in questo caso l’autrice si concentra
sulla psicologia dei vari personaggi, riuscendo a creare veramente delle
tipologie di persone ben chiare nella mente del lettore, anche solo dopo aver
letto poche pagine. Ritengo che questa sia un’ottima capacità di Agatha
Cristie. Anche la trama risulta ben studiata e scorrevole. Tutto quello che
viene scritto sembra assurdo, ma in realtà tutto si ricomporrà come un puzzle
completo nella spiegazione finale.
Mi aveva lasciata perplessa il titolo del romanzo per un
semplice motivo: perché si chiama “Dieci piccoli indiani” se poi nella realtà
la filastrocca e le statuine erano di negretti? A questo ho trovato però una
risposta che vorrei condividere con voi. La versione originale inglese si
chiamava “Dieci piccoli negretti” o “Dieci negretti”, però quando il libro è
stato pubblicato negli USA, il titolo è stato cambiato. La filastrocca del
racconto è in realtà una canzone statunitense, che da “Ten little niggers” era
diventata “Ten little indians”, quindi il titolo del libro venne modificato
nello stesso modo. Infatti “nigger” in America è considerato una sorta di
insulto, viene usato in modo dispregiativo. Dopo una prima modifica, però, per
non urtare la sensibilità dei lettori è stato nuovamente cambiato in “…And Then
There Were None” (E poi non rimase nessuno), che è un verso della filastrocca
utilizzata nel libro. In Italia il titolo iniziale fu quest’ultimo,
successivamente venne modificato nel titolo attuale perché ritenuto dal suono
più musicale.
La struttura è molto simile se non quasi parallela a quella
di “Assassinio sull’Orient Express”, e visto che anche la scrittrice è la
medesima, mi sentirei di consigliarvi questo libro se vi è piaciuto anche
l’altro.
ATTENZIONE, DA QUI PARTE LA SEZIONE CON GLI SPOILER, QUINDI
SE VOLETE EVITARLO CHIUDETE QUI IL POST E CI SI RILEGGE A PRESTO.
SOLO SE AVETE GIÀ LETTO IL LIBRO, NON VI INTERESSA LEGGERLO
O NON VI INTERESSA AVERE SPOILER PRIMA DELLA LETTURA, PROSEGUITE PURE.
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Le note dolenti di questo libro: la prima è senz’altro che è
troppo, troppo, e aiutatemi a dire troppo simile ad “Assassinio sull’Orient
Express”. In questo caso non è una combutta di tutti quanti insieme, ma di uno
solo di loro che si scopre essere evidentemente uno psicopatico con manie di
grandezza.
È la parte degli spoiler quindi vi spoilero che l’assassino
è il giudice Wargrave, che finge la sua morte con l’aiuto del dottore, convinto
dal giudice ad aiutarlo con la scusa di unire le forze per incastrare così
l’assassino, quando in realtà poi questo lo aiuterà a portare a termine il suo
piano in modo più agevole. Ora, a parte che la spiegazione finale non mi ha
convinto, forse l’aver creato un meccanismo troppo simile a quello di
“Assassinio sull’Orient Express” ha stimolato una serie di aspettative che sono
state poi disattese. Come quando si vede un mago dal vivo, tutte le volte che
lo si rivede ci si aspetta sempre qualcosa di più spettacolare rispetto alla
volta precedente. Solo che qui avrei preferito un colpo di scena un po’ più
forte. Io sospettavo del giudice, poi lei lo ha fatto morire, mi sono
concentrata sugli altri ma c’era una vocina nella mia testa che mi diceva che
era meglio non fidarsi di ciò che veniva dato per scontato. Il fatto che l’assassino
si fosse finto morto però mi aveva sfiorato. Io tifavo per il dottore, nel
senso che speravo si salvasse, però non si è salvato nessuno, e non saprei, ma
mi è sembrata una cattiveria farli morire tutti per mano di un personaggio con
le manie di grandezza, che prima di morire voleva provare l’ebbrezza di
uccidere qualcuno.
Anche la scelta di uccidere persone che sono colpevoli di
omicidio, perché poi direttamente o indirettamente tutti lo erano, senza
discriminazione tra chi lo aveva premeditato, chi aveva una dipendenza che lo
ha spinto ad essere negligente, chi si è pentito, ecc. l’ho trovata fastidiosa,
anche se in linea con il personaggio di un giudice che deve dire cosa è bene e
cosa è male, distinguere tra giusto e sbagliato. Però tra il bianco ed il nero
ci sono sempre delle sfumature di grigio, e io penso che vadano sempre
considerate.
Detto questo la chiudo qui dicendo che è sicuramente un buon
giallo, ma non mi ha soddisfatto. Ripensandoci ritengo “Assassinio sull’Orient
Express” molto meglio e, anche se pure in quel caso non ho condiviso la scelta
finale, l’ho trovato più sensato di questo.
A presto
-Pearl
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