venerdì 2 giugno 2017

Letteratura internazionale - Capitolo 16



Buongiorno a tutti!
Oggi nuovo appuntamento con le recensioni e  parliamo di un romanzo del 2012 scritto da Jennifer DuBois, scrittrice statunitense nonché professoressa della Texas State University. Nata nel 1983, pubblica per la prima volta il romanzo di cui andiamo a parlare adesso: “Storia parziale delle cause perse”.
Questo narra due storie che si andranno
ad incrociare, quella di Alexandr Bezetov, russo ex campione mondiale di scacchi, e Irina, giovane donna di circa trent’anni, nata e cresciuta negli Stati Uniti ma di origini russe. L’elemento che accomuna i due personaggi sono le loro cosiddette “cause perse”: lui ha perso contro un computer progettato per giocare a scacchi e si candida come presidente russo contro Putin, mentre lei è affetta dalla corea di Huntington.
Faccio una piccola parentesi qui per chi non sapesse cos’è questo disturbo: una malattia genetica neurodegenerativa irreversibile, che ha il 50% di possibilità di essere trasmessa ai propri figli. Non so quanti di voi abbiano qualche conoscenza di genetica ma, essendo una mutazione presente per l’allele dominante, il 50% di possibilità significa che o ce l’hai oppure non ce l’hai e quindi non la trasmetterai. Si manifesta intorno ai 35 anni o ai 45, insomma presto. Il decorso prevede variazioni d’umore e problemi di memoria o di capacità cognitive precedentemente presenti e perdita graduale della coordinazione motoria e del controllo muscolare. Tutti questi iniziali sintomi vanno aggravandosi man mano che la malattia procede e, dall’esordio, l’aspettativa di vita si riduce a circa 20 anni dall’esordio. Il che significa che se l’esordio avviene a 35 anni, l’aspettativa arriverà a 55 circa. Chiaramente la rapidità di declino dipende e varia da persona a persona.
Questa è dunque la corea di Huntington, la causa persa che si trova a dover affrontare la protagonista di questo libro. Infatti trova, alla morte del padre, una lettera da lui scritta al giocatore di scacchi in cui chiedeva consigli su come si può affrontare una causa persa. Irina decide quindi di abbandonare tutto ciò che ha negli Stati Uniti e partire per la Russia alla ricerca di una risposta da parte di questo Bezetov.
Questa è la trama. Il libro viene suddiviso in due parti, e i capitoli si alternano narrando le vicende di entrambi i protagonisti spostando il focus dall’uno all’altra, mantenendo però sempre la terza persona. Nella prima parte si alternano la vita di Alexandr, dagli albori della sua carriera fino alla vittoria del titolo di miglior scacchista del mondo (1979/1986), e quella di Irina, che nel 2006 racconta gli avvenimenti dalla scoperta della malattia fino alla decisione di partire per la Russia e il trovarsi faccia a faccia con l’uomo che cerca. La seconda parte mantiene la stessa struttura ma le storie sono coordinate, non sono più quindi semplicemente parallele ma procedono di pari passo.
Per quanto riguarda questa suddivisione l’ho trovata da un lato appropriata in quanto si sposa bene con la trama: due vite separate che procedono indipendentemente ma che ad un certo punto si incontrano e non possono far altro che influenzarsi vicendevolmente. Di contro ho trovato la prima parte un po’ più lenta pesante da leggere, proprio perché le due vite dei protagonisti sono scollegate e passare da un capitolo all’altro è risultato un po’ faticoso. La seconda parte invece è stata più scorrevole nonostante la pesantezza del tema trattato e l’avvicinarsi della risposta che il lettore attende dalla prima pagina: come si affrontano le cause perse?
Il romanzo è scritto bene ed è molto chiaro, facilmente comprensibile, poi io non so praticamente nulla sulla Russia quindi non ho idea di quanto il suo racconto sia realistico per quanto riguarda ambientazioni e situazioni sociali, anche se tendo a credere che l’autrice abbia fatto ricerche al riguardo.  La trama però, come ho già accennato, nella prima parte scorre in modo troppo lento per i miei gusti e non tratta così approfonditamente come mi sarebbe piaciuto l’aspetto psicologico della protagonista ma anche di Alexandr. Loro sono di fronte ad una causa persa, rispettivamente una causa biologica ed una politica, però secondo me non viene approfondito abbastanza. Certo potrebbe anche rispecchiare la chiusura in sé stessi che potrebbe caratterizzare e rappresentare la reazione davanti ad una notizia terrificante. Però mi sarebbe piaciuto uno sguardo più approfondito.
I personaggi ci stanno, sono realistici, credibili e umani emotivamente parlando, la loro disperazione ed il loro terrore si può percepire attraverso le pagine scritte, quindi approvo decisamente il libro.
Ripeto, l’ho trovato un po’ lentino ma alla fine recupera qualche punto che era stato perso in partenza.
È interessante tutto l’aspetto delle cause perse, la riflessione automatica che sboccia quando durante la lettura noi pensiamo alle nostre personali “cause perse” e ci troviamo a chiederci cosa faremmo noi al posto dei protagonisti, cosa abbiamo fatto in situazioni analoghe ma soprattutto questo libro ci porta a pensare ai nostri problemi da un punto di vista differente. Le loro problematiche sono senza via d’uscita, ma le nostre lo sono davvero? E se lo sono, abbiamo ancora possibilità di scelta?
Libro promosso.

-Pearl

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