martedì 31 ottobre 2017

Horror - Capitolo 2



Buongiorno a tutti!
Sì, oggi non è venerdì, ma come anticipato ieri tramite la nostra pagina Facebook “Il Carattere mobile” (se non avete ancora messo mi piace, correte a farlo! Ci sono contenuti più divertenti e “da social” che potrete condividere con noi!), questa è la stagione che sia io sia Liù preferiamo ed il periodo di Halloween raggiunge il
picco massimo di interesse ed emozione, quasi come fosse Natale!
Per questo motivo, durante questa settimana saremo molto più attive, sia sul blog, sia sulla pagina Facebook ed ogni giorno faremo in modo di tenerci in contatto con il mondo!
Inoltre il libro, o meglio i racconti, di cui vi parlerò oggi sono particolarmente indicati per il 31 ottobre: andremo infatti a spendere un po’ del nostro tempo sull’autore dell’horror per eccellenza. Quell’autore che, se avvicini un suo libro all’orecchio lo sentirai sussurrare “horror”.
Sì, proprio lui: oggi parliamo di Howard Phillips Lovecraft.
Lovecraft, nato a Providence nel 1890, viene sempre associato ad Edgar Allan Poe in quanto vengono considerati come i maggiori scrittori di letteratura horror. In particolare, dato che Poe era già morto quando H. P. nacque, quest’ultimo prese il primo come ispirazione, soprattutto per i suoi primi racconti, quelli che i critici definiscono come il ciclo delle Storie macabre (fino al 1920 circa). Successivamente i suoi racconti sono stati divisi in altri due cicli: quello delle Storie oniriche e il Ciclo di Cthulhu. In entrambi questi cicli c’è un elemento ricorrente: il Necronomicon, un libro che non esiste nella realtà ma solo nel mondo immaginario di Lovecraft. Questo sarebbe un libro di magia nera molto potente, che tradotto letteralmente significherebbe “La descrizione delle leggi dei morti”, anche se la traduzione più diffusa è “Il libro dei nomi dei morti”.
I suoi scritti sono una miscela di elementi fantasy e fantascientifici, e sembra che le idee per i suoi racconti, molto particolari, soprattutto nella creazione di esseri inesistenti, derivino da incubi che l’autore ha realmente fatto e dunque l’aspetto onirico è preponderante nelle sue opere.
Uno dei principali temi che vengono affrontati in quasi tutti i suoi racconti è quello della conoscenza e del suo raggiungimento da parte dei protagonisti. Questa conoscenza però porta spesso alla perdita di sé stessi o della propria sanità mentale.
L’autore muore sempre a Providence nel 1937.
Oggi parliamo di tre racconti: La casa stregata, L’orrore di Dunwich e La medusa.
La casa stregata, del 1924, è un breve racconto che narra di una casa abbandonata sulla collina, nella quale si sono succedute morti misteriose e, ormai abbandonata da anni, sembra essere rimasta la dimora di qualcosa di maligno e invisibile.
Mi ha ricordato molto il romanzo di Stephen King Le notti di Salem di cui ho già parlato sul blog, dunque immagino che l’autore contemporaneo abbia preso ispirazione da questo racconto.
Ne L’orrore di Dunwich si narra invece la storia di un paese in cui improvvisamente cominciano ad accadere cose strane, in particolare a partire dalla nascita di un bambino nella famiglia più bizzarra del luogo. Il padre è sconosciuto ed il bambino è nero e cresce in modo spropositato tanto da sembrare adulto nel giro di pochi anni. In questo racconto viene citato il Necronomicon, elemento fondamentale affinché il destino di questo bambino si possa compiere. Saranno i bibliotecari in cui questo fantomatico libro è rinchiuso a svelare il mistero.
La medusa invece si trova all’interno di un libro che contiene anche un romanzo di Lovecraft che però non ho avuto ancora modo di leggere, che si intitola L’ombra venuta dal tempo. È la storia di un forestiero che per caso si ferma una notte in una casa che sembra abbandonata ma in cui vive ancora il vecchio proprietario. Questo racconta la sua storia all’ospite, in particolare del figlio e di sua nuora.
Sono tutti racconti molto brevi, infatti Lovecraft, diversamente da Poe, non si perde troppo nei dettagli e nelle sfumature ma scrive in modo molto più scorrevole, in parte anche perché il periodo è diverso e forse si avvicina maggiormente ad uno stile moderno e meno ottocentesco rispetto al predecessore. Nonostante ciò, trovo comunque Lovecraft molto più terrificante proprio per questo stile meno pomposo e meno grandioso. La semplicità con cui Lovecraft narra le sue storie ha qualcosa di inquietante e spettrale, come sentire raccontare una storia del terrore, al buio, davanti ad un falò, da coloro che registrano le favole per bambini negli audiolibri. Nello stile di Lemony Snicket, giusto per rendere un po’ più chiaro il concetto. Come quando nei film horror ci sono le canzoncine cantate dai bambini; per me sono terribilmente inquietanti perché combinano l’innocenza a qualcosa di orribile e macabro.
Qualcuno potrebbe pensare che in questo modo, al contrario, perderebbe tutta la sua atmosfera ansiogena e adrenalinica. D’altronde, seguendo la logica, raccontare qualcosa di terrificante con calma e con il sorriso sulle labbra dovrebbe contrastare l’aspetto pauroso del racconto stesso. Invece vi posso assicurare che per me ha un effetto opposto: invece di contrastarlo va ad accentuarlo ancora di più.
Quindi per chi di voi non ha programmi per la serata, non ha feste organizzate o film da vedere, vi sfido a mettervi da soli, in una stanza al buio, prendere i racconti di Lovecraft e leggerli alla luce di una torcia o una candela (attenti a non dare fuoco alla casa però, mi raccomando!). Oppure con un gruppo ristretto, sempre al buio, uno di voi racconta, a turno, ad alta voce una delle opere, facendo attenzione a parlare come se stesse raccontando le fiabe sonore ad un bimbo di 5 anni. Pensate che non sia così terrificante?
Provateci e poi fatemi sapere!
Buon Halloween a tutti!

-Pearl

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