venerdì 4 gennaio 2019

Letteratura inglese - Capitolo 4



Buongiorno cari amici!
Passate bene le feste? E Capodanno?
Per celebrare questo passaggio dal vecchio al nuovo anno ho pensato di parlarvi di un classico della letteratura inglese: “Il fantasma di Canterville”, di Oscar Wilde.
Un romanzo dove il vecchio si scontra con il nuovo, l’antico col moderno, la tradizione con l’innovazione,
la magia con la scienza e per finire (last but not least) l’Inghilterra con gli Stati Uniti.
Un racconto caruccio, divertente, in pieno stile Wilde, che da vero esteta qual era scriveva per il puro piacere di scrivere, grazie anche al suo sconfinato amore per il bello.
Divertente e leggero si, ma anche una lettura di tutto rispetto, quindi preparatevi ad un piccolo tesoro prezioso nella letteratura inglese. E che comincia pressappoco così:
Hiram Otis, ambasciatore americano nel Regno Unito, decide di acquistare un castello nella campagna del Berkshire, dove vi porta ad alloggiare tutta la famiglia: la moglie Lucrezia, il figlio maggiore Washington, la secondogenita Virginia e i birbanti gemelli Stars e Stripes.
Qualcosa in quei nomi – Washington, Virginia… –  ci dice un po’ di più di questa famiglia nel suo aspetto globale. Orgogliosamente americani, gli Otis non sanno che farsene della riservatezza e della sobrietà: sono di buona famiglia, dettano loro ciò che è “di tendenza” e finché è socialmente accettabile sbandierare il proprio patriottismo intendono farlo, anche laddove non è propriamente necessario. Non sarebbe necessario questo, così come non sarebbe necessario, per Hiram, acquistare un castello in Inghilterra, ma è la moda del momento e gli Otis, figli del nuovo mondo, sono una famiglia all’avanguardia in tutto e per tutto.
Il fantasma del titolo è quello di Sir Simon, nobiluomo inglese vissuto nel cinquecento e che a causa di un’antica profezia non riesce a “passare oltre”.  Così, nel suo obbligato soggiorno all’interno delle mura del castello, il fantasma di Sir Simon è determinato a spaventare i nuovi abitanti, la moderna famiglia americana che oltre ogni previsione sembra incapace di spaventarsi alla vista di fantasmi provenienti dall’aldilà, ma che anzi con grande spirito pratico ed intraprendenza, riesce ad affrontare il fantasma che infesta la loro dimora.
Il pavimento è macchiato con il sangue della moglie di Sir Simon e Hiram Otis lo pulisce con lo smacchiatore Pinkerton, le catene che il fantasma fa cigolare nella notte per spaventare la famiglia, vengono oliate per bene con il miglior unguento sul mercato e alla fin delle finite è lo stesso fantasma a tenersi alla larga da tutte le monellerie che i gemelli Stars e Stripes riescono a pensare ai suoi danni.
Dall’iniziale scontro tra questi due mondi così diversi e lontani, quello del fantasma e quello della famiglia Otis, il primo legato alla magia, all’ultraterreno e alle tradizioni, il secondo deciso ad affermare la modernità ed il raziocinio della sua epoca, si creerà un’unione abbastanza felice, o che per lo meno permetterà ad entrambe le parti di migliorare la loro condizione iniziale. Sir Simon verrà aiutato a riposare finalmente in pace, guadagnandosi il rispetto fino ad allora negato dei suoi coinquilini e la famigliola americana potrà godersi la campagna inglese ripartendo da un felice matrimonio.
Il fantasma di Sir Simon è senza dubbio il fantasma meno pauroso di tutta la letteratura mondiale. Nick-quasi-senza-testa in confronto fa impressione quanto “Shining”. Ridicolo, infantile, buffo, goffo e a tratti stolto. Sir Simon è stato creato per essere messo alla berlina come un giullare di corte e la pensata è senz’altro ben riuscita.
Per gran parte del tempo, la razionalità degli Otis ha la meglio e prevale sul mondo di superstizioni ed effetti soprannaturali che è propria del fantasma Sir Simon. Tuttavia, una piccola rivincita se la prende anche l’aldilà che in quanto tale non viene propriamente capito dal nostro mondo, ma è comunque meglio non scherzarci troppo, poiché tutto sommato, una sorta di potere, su noi mortali ce l’ha.
La linea di congiunzione tra questo e l’altro mondo, in questo romanzo, si palesa senza troppi effetti speciali, né suggestione, ma in favore di un lato ironico e a tratti sarcastico che è proprio di Wilde, il quale avrà pur scritto con il semplice scopo di divertire e di creare un’opera godibile in tutto e per tutto, ma che ci ha lasciato anche la porta aperta per successive riflessioni.
Trovo che sia un romanzo perfetto per approcciarsi a questo autore, continuando poi con opere di maggior spessore e gravità, ma che almeno all’inizio vede ne “Il fantasma di Canterville” il giusto mix di leggerezza e arguzia.
Sono stata felice che mi sia stato consigliato nei primi anni dell’adolescenza e per questo motivo lo consiglio ai gggggggiovani di oggi, ma aggiungo alla lista anche coloro che non leggono da molto, che avvertono un blocco del lettore, o che non sono mai stati grandi divoratori di libri e che cercano la spinta giusta per cominciare a guardare la libreria più assiduamente, certa che una lettura simile potrà solo stimolarne altre.
Intanto io vi ringrazio di leggerci e vi auguro un buon fine settimana (e fine-feste)
Alla prossima, lettori!


-Liù

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