venerdì 22 dicembre 2017

Letteratura inglese - Capitolo 3


Buon giorno a tutti!
In occasione delle festività, mi sono regalata una lettura a tema, con una vasta quantità di buoni sentimenti come argomento principale. “Canto di Natale”, di Charles Dickens è ancora protagonista tra noi e devo proprio dire

che si è guadagnato questo posto con merito, visto che la sua opera potrebbe incarnare il perfetto clima natalizio in occidente. Si parla, infatti, di speranza, di bontà e di seconde occasioni. Ovviamente il tocco dell’autore si vede anche nella presentazione di un ambiente sociale in cui vengono sottolineate le differenze di condizione economica tra famiglie e tra singoli.
La trama è conosciuta ai più, ma sintetizziamola ugualmente in poche righe.
Il nostro protagonista è Ebenezer Scrooge, ovvero l’antitesi del Natale stesso. Scrooge è un uomo arcigno, burbero, cattivo e freddo; insensibile alle difficoltà economiche del suo dipendente e alla gioia giovanile di suo nipote. Quest’ultimo e Scrooge sembrano essere anch’essi agli antipodi. Uno caldo, allegro, fervente e l’altro dal cuore di ghiaccio. Inizialmente questo contrasto è proprio esplicitato chiaramente e si descrive l’avaro protagonista come una persona capace di emanare un’aurea gelata, capace di congelare ogni cosa gli stia troppo vicino. La qual descrizione mi è rimasta e mi è piaciuta molto. D’altra parte Dickens ci sa fare con le descrizioni, non ce ne sono di storie.
La vigilia di Natale raccontata nella storia sarà destinata a cambiare drasticamente Scrooge e a renderlo consapevole dell’importanza degli affetti, della solidarietà e della bendisposizione verso il prossimo, piuttosto che del Natale stesso. Uno spirito, infatti e più precisamente il fantasma del suo vecchio socio in affari morto da sette anni, si paleserà ai suoi occhi e gli annuncerà che quella stessa notte verranno a fargli visita altri tre spiriti, i quali tenteranno di salvarlo dal suo destino di uomo crudele e dal suo stesso carattere. E per l’appunto ecco arrivare i tre spiriti: lo spirito dei Natali passati, lo spirito del Natale presente e lo spirito dei Natali futuri. Tutti e tre impartiranno a Scrooge una lezione di vita, mostrandogli il mondo, i fatti successi e quelli ancora in divenire, con occhi nuovi e da un punto di vista diverso, il quale permetterà al protagonista di subire una trasformazione drastica, di addolcirsi e di diventare grato per le piccole cose.
Forse l’unica storia più natalizia di questa la troviamo alle origini, nelle sacre scritture. Dickens è stato capace di declinare il Natale in chiave moderna, all’interno di un contesto sociale e di un’epoca – quella ottocentesca inglese – più laica e razionale-logica, pur mantenendo lo spirito solidale da cui questa festività, come tutto il cristianesimo, è partita. Dopotutto, non credo che all’autore interessasse cimentarsi in discorsi teologici, parlare di fede e religione, quanto piuttosto credo abbia preferito puntare i riflettori sull’importanza di pensare agli altri e di condividere il proprio cammino con qualcuno. Per questo ha cercato di sensibilizzare e fra le righe, di parlare di quello che chiamano “noblesse oblige”: un certo dovere morale per il quale chi è in condizioni economicamente migliori presta aiuto come può a chi, invece, è più sfortunato.
Ho riposto questa recensione nella sezione riguardante la letteratura inglese, ma la si potrebbe anche inserire in tanti altri insiemi, quali “favola”, “novella”, “libri per bambini”, “fiction”, ecc. Un po’ perché fa effettivamente parte di un insieme di storie e racconti dedicati al Natale, o comunque da leggere in questo periodo e un po’ perché una volta si usava pubblicare alcuni racconti sui quotidiani, da leggere a puntate e per quanto non possa averne la certezza, credo proprio che questa modalità di pubblicazione sia stata applicata anche a “Canto di Natale”.
Tuttavia, ho preferito catalogarlo all’interno della letteratura, perché credo che sia una storia ancora molto legata alla cultura anglosassone. Non è una favola che, almeno qui in Italia, si usa raccontare ai bambini. Cultura francese e ispanica, essendo più vicine a noi anche come mentalità, credo abbiano avuto più fortuna tra i nostri banchi di scuola e tra una generazione e l’altra di bambini, vedi per esempio “Il piccolo principe” e l’autore cileno naturalizzato francese Luis Sepùlveda. Per quanto approvi queste letture, tifo tantissimo per Dickens e per le sue opere . Questa in particolare credo sia una bella storia, con importanti insegnamenti.
La scrittura e le descrizioni, come ho già detto, sono bellissime e abbastanza lunghe da trovare il tempo e il ritmo per acquisire il giusto fascino. Del resto non mi metterò certo a contestare la scrittura di Charles Dickens, santo cielo! Avevo già detto che “Grandi speranze” era stata, ed è tutt’ora, una delle mie letture irrisolte, lasciate in sospeso da una vita. Mi piace tantissimo come scrive, ma alcune volte sa essere anche lentissimo, cosa che per un racconto così breve di per sé, come “Canto di Natale”, non accade. Prima o poi mi farò coraggio e riprenderò in mano anche l’opera più impegnativa sopracitata. Intanto vi consiglio questa breve novella che scalda il cuore. In questo periodo è l’ideale, come una bella cioccolata calda. Nel frattempo vi auguro buone feste e un sereno Natale, soprattutto pieno di letture!
Alla prossima!

-Liù

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