sabato 16 dicembre 2017

Sherlock Holmes Museum + Libri di Sherlock Holmes



Buongiorno!
Scusate il ritardo di questa settimana, ma ieri è stata una giornata molto intensa e sono riuscita a pubblicare solo oggi.
Non posso credere che questo giorno sia arrivato: il giorno in cui qui sul blog parlo di Sherlock Holmes. Non sono convinta al 100% di volerlo fare, perché credo che non sarò soddisfatta di quello che scriverò e che tralascerò. Ma visto che questo tema è uno dei miei preferiti ed io ho dei tratti ossessivo-compulsivi neanche troppo nascosti credo che potrei anche morire attaccata alla tastiera nel tentativo di scrivere il post perfetto. 
Quindi alla luce del fatto che non sono ancora un caso psicopatologico mi leverò questo dente e, se peccherò profondamente dimenticandomi qualcosa di fondamentale o scrivendo assurdità, per favore, fatemelo sapere, correggetemi. Insomma intervenite!
Comincio dicendo che ho letto tutti i racconti ed i romanzi che Doyle ha scritto con Sherlock Holmes e John Watson protagonisti perché mi è stato regalato il famosissimo Mammut dell’autore edito dalla Newton. Appunto rapido su queste edizioni: belle da vedere, ma scomode da leggere! Un volume di 1240 pagine è scomodo da portarsi in viaggio e pure a casa, perché nessuna posizione vi farà sentire a vostro agio.

Arthur Conan Doyle nasce ad Edimburgo nel 1859 ed è noto soprattutto per i racconti di Sherlock Holmes, l’investigatore più famoso del mondo che ha dato il via al genere denominato giallo deduttivo, che prende il nome dalla tecnica utilizzata dal protagonista. Era laureato in medicina e chirurgia, ed inizia infatti a lavorare come medico, ma il mestiere non va molto bene e a causa di alcune problematiche decide di aprire un suo studio e, dato che aveva del tempo libero, si dedicò alla stesura di “Uno studio in rosso”. Da lì cominciò la scalata verso la fama, infatti la seconda opera “Il segno dei quattro” fu un grande successo di pubblico.
Non credo ci sia bisogno di presentarlo, ma l’investigatore utilizza il metodo della deduzione per risolvere i casi che gli vengono presentati dalla polizia e da Lestrade o da privati cittadini che richiedono i suoi servizi. Spesso egli accetta questi incarichi per rompere la noia e per diletto personale. Tutto viene raccontato in prima persona dal dottor John Watson, amico fidato dell’investigatore e suo coinquilino.
Oltre a questi romanzi e racconti, Doyle scrisse veramente molto, e avrebbe voluto concludere la sua esperienza con Holmes, tentò dunque di ucciderlo per liberarsene, ma il pubblico insorse e fu costretto a farlo tornare. Fu autore di opere fantastiche, di avventura, mediche e anche storiche nonché di spiritismo. Tra le sue opere più diffuse, dopo Sherlock, c’è “Il mondo perduto”, che ho in casa e che sicuramente leggerò, così potrò parlarvene.
L’autore non ha mai nascosto di essersi ispirato al personaggio di Edgar Allan Poe, Auguste Dupin, le somiglianze con Sherlock Holmes sono infatti molte, e non solo il personaggio dello scrittore americano è stato utilizzato come spunto. Infatti ci sono alcuni passaggi dei racconti di Poe che vengono ripresi in alcuni racconti di Doyle. Ad esempio, ne “Lo scarabeo d’oro” Dupin è alla ricerca di un tesoro e per trovarlo ha a disposizione un messaggio in codice che riesce a decifrare con grande acume. Nel racconto “L’avventura degli omini danzanti” Sherlock utilizzerà lo stesso identico ragionamento per decifrare un messaggio in codice. Il codice ed il messaggio sono differenti nelle storie, ma entrambi partono dalla struttura della lingua inglese, individuando sulla base della struttura del codice la possibile traduzione. Questo però non è l’unico riferimento.
Una delle differenze tra i due autori è sicuramente lo stile, più ottocentesco e complesso quello di Edgar Allan Poe, che procede con passo lento e si dedica a descrizioni fin nel minimo dettaglio, anche per descrivere qualcosa che non ha un ruolo nella trama. Scrive per l’estetica e in modo ricercato oltre che per lo sviluppo della storia. Doyle invece procede in modo più rapido, con uno stile più moderno, raccontando i dettagli necessari per la storia ma senza perdersi in descrizioni di pagine e pagine. Questo stile più incalzante rende i racconti più scorrevoli e più piacevoli da leggere perché riescono a tenere l’attenzione sulla trama quel tanto che basta per continuare a leggere ma allo stesso tempo questa attenzione impedisce di individuare i dettagli necessari ed alla fine Sherlock rivela tutto come per magia. Così i puntini nella nostra mente si collegano a formare il quadro completo.
Sherlock Holmes però, nonostante sia nato dalle ceneri di Auguste Dupin resta il personaggio più amato e questo amore se lo merita veramente tutto. Sono nati film e serie TV a lui dedicati, in particolare negli ultimi anni. Infatti mi piacerebbe parlarvi anche di quelli, ma il post sarebbe poi infinito. Mi limito a citarvi Elementary che, nonostante abbia un po’ stravolto la storia (Watson è interpretato da Lucy Liu), ho trovato adorabile!
Ad ogni modo nella mia tappa a Londra ho posto un unico veto: visitare il museo di Sherlock, certo potreste chiedervi perché non lo Shakespeare Globe, per esempio? Il mio cuore resta sul giallo!


Così, in un sabato mattina di pioggia ho preso la metropolitana fino alla fermata di Baker street e accompagnata dalla mia dolce metà ci siamo fatti un’ora di coda con l’ombrello in mano, in attesa di poter entrare. Nota positiva: abbiamo sostato per più di mezz’ora davanti alle vetrine del negozio dedicato ai Beatles! Per chi se lo stesse chiedendo, il museo è disposto su tre piani e mezzo e si trova al 221B di Baker street, ovviamente, l’indirizzo di residenza dell’investigatore. Egli però non è mai esistito se non nella mente di Doyle o nei nostri cuori, quindi tutto quello che si vede è una fedele ricostruzione di quello che lo scrittore ci fa scoprire di volta in volta e di racconto in racconto rispetto alla casa in cui il protagonista avrebbe vissuto. Appena entrati c’è un corridoio con delle scale che portano al primo piano in cui si trovano due piccole stanze, il salotto con il camino, il tavolo per il pranzo e, non da meno, il tavolino degli alcolici, e la camera da letto di Holmes. 




Ancora un piano sopra ci sarebbero la stanza di Watson e quella della signora Hudson, la padrona di casa. Queste però non sono arredate come le vere stanze, anzi contengono vari oggetti che richiamano i racconti e le prove che Sherlock Holmes trova in essi. Vi lascio un paio di foto come esempio. 




Sono poi esposti oggetti che sarebbero appartenuti alla donna e oggetti che erano invece del dottore. Al terzo piano sono state invece inserite delle rappresentazioni fatte con la cera di alcuni personaggi dei racconti di Watson, in particolare ci sono le statue dei due protagonisti e di Moriarty, l’acerrimo nemico.




C’è infine un mezzo piano, che chiamo mezzo semplicemente perché invece di una rampa di scale per poterlo raggiungere ne richiede solo la metà ed è il bagno. Un unico bagno, su tre piani per tre persone. Una volta vivevano comodi…


Comunque il museo è adorabile, fatto bene, verrete accolti al primo piano da una guida, vestita come all’epoca che vi racconterà alcune brevi cose sull’ambientazione e su Sherlock e poi potrete girare liberi dove vorrete. Tenete conto del fatto che è piccolo e quindi entrano 10/15 persone alla volta, quindi non avrete tutto il tempo che vorrete, ma sarà sufficiente. Il biglietto per entrare si acquista al negozio accanto all’ingresso, che contiene oggetti e souvenir un po’ pacchiani ma soprattutto ha libri e raccolte di Sherlock molto belle e gadget veramente interessanti. I prezzi vi faranno tentennare parecchio, ma guardare non costa nulla, quindi io mi sono praticamente limitata solo a quello per poi ripiegare su una tazza fantastica che in realtà fa più riferimento al telefilm “Sherlock” che non al libro ma ci accontentiamo. Comprate il biglietto prima di mettervi in fila altrimenti vi toccherà rifarla. Vi lascio anche una foto del biglietto, particolare e potete scegliere la lingua: noi eravamo in due e ne abbiamo presi uno in inglese e uno in italiano.
Questo post è già bello lungo e anche se potrei scrivere ancora molto non voglio tirarla per le lunghe o annoiarvi fino alla morte, quindi io mi fermerei qui.
A presto!

-Pearl

Nessun commento:

Posta un commento