lunedì 23 aprile 2018

Zitti tutti, parla Zucca! - L'adolescenza



Miao a tutti.
Poco fa stavo riflettendo sulle piante. Sì le piante del giardino di fronte alla mia finestra. Siamo in primavera, o almeno dovremmo ancora esserlo se questa non è stata la primavera più rapida della storia, anche se i 27° sembrerebbero confermarlo. Durante questa stagione le piante si trasformano, i fiori sbocciano e la bellezza del risultato finale spesso lascia senza fiato.

Mentre contemplavo, però, tale beltà, sono passati dei ragazzetti a fare baccano, disturbando il momento poetico. Loro, quegli esseri ciondolanti, che puzzano di ormone e li senti arrivare a un miglio di distanza. Li vedi passare, chi a piedi, chi in bicicletta, uno alto come un palo della luce e uno che se non parla nemmeno lo vedi perché la sua testa non raggiunge il davanzale. Quattro peli sul mento a ricordare che stanno crescendo e si sentono già i padroni del mondo.
Qualcuno dovrebbe spiegare loro che io, i baffi, li ho dalla nascita eppure non mi atteggio a re dell’universo, sono realista e con la testa a posto e so di essere il padrone di questa casa e basta.
Ne ho osservati tanti passare alla finestra e sono tutti, indiscriminatamente brutti durante la loro trasformazione. Quale trasformazione? Quella che sicuramente anche voi avete passato per arrivare ad essere degli adulti. Almeno secondo la legge, secondo il buon gusto questo è ancora tutto da dimostrare. Per non parlare del livello cognitivo. Se gli adolescenti fanno gli spacconi e credono di saperla lunga, mostrando una sicurezza che in realtà arriva dritta dritta da Fantasylandia, gli adulti di oggi non possono certo vantarsi per i cari vecchi valori che sì, erano tipici degli adulti. In passato. Provate a parlare di “responsabilità” oggi ad una persona che fa parte del mondo adulto e lo potrete osservare mentre punta il dito verso i giovani, che non fanno nulla e non ascoltano, verso i vecchi, che hanno distrutto il mondo e hanno lasciato loro solo le macerie. Contro i bambini che piangono e non li lasciano dormire, contro noi poveri gatti che, santo cielo, dovremo pur pisciare da qualche parte, contro il cane… beh sì. In effetti il cane ha le sue colpe.
Ma stavamo parlando di altro. Di adolescenti. Ma chi li capisce? Affrontano i loro cambiamenti corporei e sessuali come un peso che li trascina verso i fondali marini, e mentre sprofondano muovono le braccia qua e là cercando qualcosa che non riescono a vedere, di cui non conoscono la forma, e che riconosceranno solo quando saranno riusciti ad afferrarlo: la loro identità. Certo, se durante il processo si comportassero un po’ più decentemente, potremmo passare momentaneamente sulla loro bruttezza e attendere che trovino, magari con un aiutino, questa maledetta identità. E invece no, rompono le scatole in ogni modo possibile ed immaginabile, e oltre. Ma chi li capisce? Solo Franz. E infatti ha parlato di scarafaggi.
Sapete Franz… sì dai, Kafka. Lo scrittore di Praga, nato nel 1883 e deceduto a causa della tubercolosi nel 1924. Lui sì che capiva gli adolescenti. Forse perché lui ha condiviso con loro la preoccupazione per il proprio aspetto e il timore di non essere abbastanza piacevole o bello. Secondo alcuni critici soffriva addirittura di disturbi alimentari. Quindi sembrerebbe che questa preoccupazione se la sia portata dietro per tutta la vita. Forse anche per questo non si è mai sposato.
Ad ogni modo conosceva bene la sensazione legata ai mutamenti e all’immagine del proprio corpo, e la sua idea di trasformare questo processo in una metamorfosi, unita alla sua capacità di scrittura, ha dato vita ad uno dei romanzi più famosi di sempre. Nonostante il tema non sia l’adolescenza in sé, il focus è rivolto al cambiamento, alla diversità e all’alienazione, tre elementi che un adolescente capisce alla perfezione: si sente infatti diverso e alienato a causa delle sue trasformazioni e per questo empatizza con il protagonista. Kafka è sempre stato molto bravo ad esprimere le turbe psicologiche degli individui, infatti spesso i suoi protagonisti affrontano una crisi psicologica che li accompagna lungo la trama e che li spinge ad una analisi introspettiva. Quello che un adolescente si trova a fare in questo periodo di cambiamento.
Non gli ho mai chiesto come fosse lui da adolescente, ma penso che se lo avessi conosciuto a quei tempi mi sarebbe piaciuto. Ha quella dose di personalità un po’ schizoide che piace a noi gatti, perché condividiamo la mancanza di interesse nei confronti delle relazioni umane e ci piace stare per conto nostro. Mi piacerebbe anche parlare con lui a quattr’occhi una volta tanto, ma spesso è seguito e interrogato da alcuni scrittori che si sono molto ispirati a lui. Uno poi è arrivato da poco e quindi ha ancora un sacco di domande da fare. Sartre e Camus invece hanno avuto già tempo per scambiare con lui conversazioni e informazioni. Gabriel ha ancora molte curiosità da soddisfare, quindi spesso s trovano tra loro a parlare, anche se Franz a volte non sembra particolarmente entusiasta di tutte queste attenzioni. Diciamo che dipende un po’ dall’argomento, la medicina alternativa, aeroplani e film sono tra i suoi argomenti preferiti.
Nell’adolescenza il ragazzo alla fine non è altro che lo specchio delle figure adulte che gli ruotano attorno, e se da un lato il fatto che le veda e le consideri come “mostri” a causa del loro ruolo è normale in quella fase, dall’altro la sua reazione ad essi, sfrontata, ribelle, sottomessa ecc. dipende proprio da come gli adulti si relazionano a lui. Quindi diciamo che una bella fetta di responsabilità ce l’hanno proprio gli adulti, genitori, zii, nonni, insegnanti, professori e quant’altro. Sì proprio quelli che non fanno altro che rimbalzarsi questa responsabilità l’uno con l’altro.
Alla fine, per quanto tremendi possano essere…
Gatto in vista. Schierare la difesa, allarme rosso.
Vi devo lasciare, siamo in guerra qui.
Zucca 🐾

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