mercoledì 9 maggio 2018

Cara Emmeline - Nobel. Femminista o buisnessman?



La notizia è giunta fino a noi, cara Emmeline e non potevamo che farci una riflessione a riguardo.
Negli ultimissimi giorni, la dichiarazione che ha interessato gran parte del web è provenuta direttamente dalla Svezia, o più precisamente da una delle istituzioni svedesi più celebri a livello mondiale. No, non sto parlando dell’Ikea, per fortuna: ho appena speso una cifra vergognosa di soldi in quel negozio e mi dispiacerebbe vederlo oscurato da uno scandalo.
Si tratta bensì dell’organizzativo del premio Nobel,
che il 4 maggio ha annunciato su twitter la seguente decisione: il 2018 non vedrà emergere un vincitore nel settore letteratura. Esso verrà invece annunciato l’anno prossimo, assieme a quello del 2019.
“Letteratura” e come vedremo poi, “femminismo”: l’argomento non poteva che finire in questa rubrica.
Chiunque abbia un computer e facebook avrà sentito la notizia e di certo anche le motivazioni che hanno spinto l’Accademia di Svezia ad una simile scelta. Ma noi abbiamo la pretesa di scrivere come veri e propri articoli di giornale, di quelli seri tra l’altro, per cui proviamo ad esporre brevemente i fatti.
Nell’ambito del movimento “Me too”, diciotto donne hanno dichiarato pubblicamente di aver subito molestie sessuali da parte del fotografo Jean-Claude Arnault, marito di Katarina Frostenson. Quest’ultima, oltre ad essere scrittrice, è anche membro della sopracitata Accademia di Svezia cui spetta l’onore (od onere) di assegnare ogni anno il premio Nobel per la letteratura.
Come è stato già scritto in altri articoli, sebbene la Frostenson non sia accusabile di “complicità nei palpeggiamenti” del marito, è altresì vero che la si può accusare insieme ad esso di aver lasciato trapelare delle informazioni riguardo al vincitore del premio, a vantaggio di chi era tutt’orecchi e ascoltava la soffiata. Speculazioni culturali d’elite, insomma.
Fino a qualche giorno fa, i coniugi Arnault possedevano un club culturale, il “Forum”, nel centro di Stoccolma; luogo in cui si ha la certezza che siano state subite alcune delle aggressioni sessuali denunciate e che per questo è stato chiuso dopo le accuse. Sembra che proprio nei locali del club, finanziato anche dalla stessa Accademia di Svezia, siano trapelate le notizie che hanno compromesso i due proprietari agli occhi degli altri membri della commissione.
Per tanto, era stato chiesto alla Frostenson di prendere le distanze dalla nomina 2018 al Nobel per la letteratura, ma a quanto pare tale richiesta non è stata unanime fra gli affiliati e anzi, ha scatenato una fervente battaglia. Il dibattito si è acceso subito come la miccia di dinamite nei cartoni dei Looney Tunes, portando un gruppo importante di membri a dare a loro volta le dimissioni.
Poiché la suddetta nomina è “a vita” (quindi i membri non potrebbero né dimettersi, né essere sostituiti) si rischia di non raggiungere il quorum nelle votazioni sul vincitore.
Da qui, infine, la decisione di non annunciare quest’anno il fortunato scrittore, ma l’anno prossimo, in coppia con quello del 2019.
A questo punto risulta importante mettere in chiaro un paio di cose.
Punto numero uno: Me too sempre. Una persona che subisce molestie è bene che denunci. Sempre. Sempre e senza esclusione di colpi. Che si tratti dell’erede al trono di Svezia, o del fruttivendolo nella piazza del mercato, una persona che ha vissuto in prima persona degli abusi ha il diritto di scoperchiare potenti, istituzioni, degrado sociale e qualsiasi tipo di marcio abbia permesso che quella molestia accadesse.
Punto numero due: Un uomo dovrebbe essere giudicato colpevole quando una giuria – in un tribunale legalmente costituito, avendo davanti tutte le prove del caso, avendo ascoltato accusa e difesa – lo giudica tale. Il popolo di internet, grazie al cielo, non ha sufficienti dati né sufficienti prove per sostituirsi a quella tal giuria ed etichettare a ragione qualsiasi molestatore. Un’accusa di questo calibro è un’accusa parecchio pesante. Se nel novanta per cento dei casi dovessero risultare sospetti fondati, si dovrebbe comunque riflettere un minuto sulla gravità del dito che stiamo per puntare contro l’altra persona.
Fin qui, ci pare abbastanza chiara la nostra posizione a proposito dell’argomento “molestie sessuali”. È importante. Ora vediamo di mettere in chiaro la posizione occupata a proposito dell’argomento “Nobel per la letteratura”.
Non nascondo la difficoltà che ho avuto nel collegare l’argomento “molestie” con l’argomento “Nobel”. Ovviamente, il fatto di prendere le distanze da comportamenti eticamente discutibili è normale per qualsiasi istituzione e questo ci può stare, come ci può stare il fatto che crolli il castello di carte (più carinamente detto “club culturale”) in cui tali nefandezze siano state portate a compimento.  Ma sarebbe stato decisamente più semplice se fosse stata Katarina Frostenson ad essere accusata di molestie, anziché il marito, o se fosse stato quest’ultimo a far parte della commissione anziché la moglie. Allora sarebbe stato sicuramente più chiaro, almeno per me.
Non ne sono certa, ma l’ultima volta che ho controllato, i crimini non si contavano nella comunione dei beni. Se li commette uno, non dovrebbe essere certo l’altro a pagarne le conseguenze.
Mi è sembrata decisamente più logica la richiesta di allontanamento dall’Accademia a seguito di informazioni trapelate sul vincitore del Nobel, di cui sia la Frostenson che Arnault risulterebbero responsabili. Ma a tal proposito non si riscontra nessun nesso con l’argomento “femminimso”.
L’idea per cui il premio Nobel, così come il gruppo di persone che se ne occupano, hanno al momento un grande interesse nello “svecchiare” la propria immagine, è stata un’idea frequentemente diffusa su internet, in questi giorni e a seguito di questo scandalo. La qual cosa porterebbe a punti di vista più ampi. La paura, ad esempio, che si sia creata questa sorta di polverone mediatico solamente come strategia di marketing, perché il tema “parità” va tanto di moda.
Ultimamente non vedevo di buon occhio il premio Nobel, forse per le assegnazioni fortemente discutibili in proposito a quello per la pace, o forse perché nutro seri dubbi che i membri della commissione dell’Accademia di Svezia siano stati scelti equamente per poter decidere di assegnare la più alta onorificenza in letteratura a livello mondiale, chi lo sa. Resta il fatto che, come istituzione, il Nobel rimane per me fortemente criticabile, tanto più nel momento in cui dovesse servirsi di una serie di denunce per molestie per attirare l’attenzione su di sé a livello mediatico. L’intera vicenda puzza fin troppo di questo intento e per tanto la mia posizione in merito risulta fortemente critica e dubbiosa.
In tutto ciò non posso che dare il mio supporto e tutta la mia solidarietà alle diciotto donne che hanno avuto il coraggio di denunciare i fatti nauseanti di cui sono state protagoniste.
Essere un argomento di moda, per il femminismo e per tutto ciò che ne consegue, permette di porre l’accento su dei fatti e delle dinamiche sociali gravi, importanti, di cui è necessario che se ne parli, come l’aver subito molestie all’interno di quello che dovrebbe essere un club culturale che ha percepito soldi da un’Accademia col compito di nominare il premio Nobel per la letteratura.
È allo stesso tempo che, purtroppo, troviamo anche il rovescio della medaglia, con situazioni in cui ci si serve del fatto tragico, o brutale che sia, per percepirne una qualche sorta di profitto personale.
E voi cosa ne pensate a riguardo? Vi siete posti anche voi le nostre stesse domande? Avete percepito lo stesso problema, o c’è qualcosa che ci sfugge?
Saremmo felici di ascoltare opinioni differenti.
Nel frattempo vi auguro buona giornata e vi aspetto al prossimo intervento.
A presto, lettori!


-Liù

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