mercoledì 23 maggio 2018

Mai giudicare un libro dal suo film... e viceversa - Il nome della rosa



ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto alla pari tra due canali comunicativi differenti.



Buongiorno.
Oggi torniamo ad occuparci di film e libri con un’opera tutta italiana, ma con una trasposizione cinematografica internazionale, prodotto da italiani insieme a francesi e tedeschi. Non è degli ultimi anni, esattamente come il libro: quest’ultimo è del 1980, mentre il film è del 1986.
Il cast è internazionale ed ha come protagonista Sean Connery. Sono sicura che molti di voi avranno ormai capito di cosa stiamo parlando: “Il nome della rosa”.
La recensione del libro è già uscita a febbraio sul blog, quindi qui faremo solo un accenno agli aspetti più importanti, mentre vi consigliamo di andare a leggere il post creato ad hoc per una versione un po’ più approfondita.

IL LIBRO
La trama è quella di un thriller ambientata nel medioevo, nel 1327, in un monastero italiano. Lo stile è particolare probabilmente costruito dopo un attento studio della scrittura medievale, a tratti infatti risulta essere molto prolisso e ricco di dettagli non necessariamente rilevanti per lo sviluppo dell’indagine, alcuni dei quali sono legati agli avvenimenti storici di quel periodo e questo mostra quanto lo scrittore si sia documentato e si sia dedicato allo studio della storia medievale affinché risultasse tutto accurato e realistico.
Un aspetto negativo che ho riscontrato sono le citazioni in latino, che in realtà è negativo solo perché è legato alla mia ignoranza. I personaggi spesso durante i dialoghi inseriscono delle frasi in latino, come si usava effettivamente a quei tempi, che però nel libro non sono tradotte. Sono inoltre presenti anche veri e  propri brani, per quanto brevi sono comunque costituiti da alcune righe che per me sono risultati incomprensibili. Questo non pregiudica la comprensione della trama o del significato generale ma sarebbe carino poter avere delle traduzioni in fondo alla pagina o in fondo al libro.
Tra gli aspetti positivi invece c’è sicuramente Guglielmo, un personaggio maestro del metodo deduttivo, costruito sotto ispirazione del più grande investigatore letterario: Sherlock Holmes. Infatti, un riferimento alla creazione di Arthur Conan Doyle è data dalla provenienza del frate, che porta il nome di Guglielmo da Baskerville. L’ho trovato affascinante e decisamente molto più avanti dei suoi compagni e del suo tempo.
Umberto Eco dimostra con questo libro quanto sia capace nella scrittura e nella costruzione di personaggi e di racconti che risultano realistici e avvincenti, anche se a tratti si perde un po’ la trama del mistero

IL FILM
Questa volta ho visto il film prima di aver letto il libro, anche perché quando questo è accaduto avevo un’età tale per cui probabilmente il non lo avrei capito. Anzi forse lo avrei abbandonato rischiando di non riprenderlo più. Il regista è Jean-Jacques Annaud, noto anche per essere stato regista di “Sette anni in Tibet”.
È un film molto cupo, proprio in termini di immagini, e la ritengo una scelta molto azzeccata, sia per i temi trattati che per il contesto in cui si ambienta: il monastero. I colori sono sempre gli stessi e inducono nello spettatore una sensazione di tensione in parte spiacevole, come se ci si trovasse effettivamente di fronte alla situazione specifica.
Sean Connery è stato bravo, ma d’altronde lui lo è sempre, si può dire che è una garanzia; lo stesso vale anche per gli altri attori, e tra tutti quello che mi è piaciuto un po’ meno è stato Adso, interpretato da Christian Slater. Lo ho trovato un po’ troppo poco espressivo, ma era uno dei suoi primi film, e lo ho apprezzato maggiormente in altri lavori; comunque il fatto di dover interpretare un giovane frate co-protagonista in un film ambientato nel periodo medievale non era una sfida facile per un ragazzo di 17 anni. Diciamo che se l’è cavata.

IL CONFRONTO
Il film dura due ore circa, e per essere un film del 1986 direi che non è male come lunghezza. È stato in parte riadattato per lo schermo, ed è normale, ma alcune cose sono state mantenute fedeli, come la narrazione fatta da Adso, il ragazzo che accompagna Guglielmo, o il mantenimento del colpevole e delle motivazioni, per quanto stringate. Ad ogni modo l’adattamento risulta efficace perché la storia è fluida, senza buchi di trama che mandano in confusione lo spettatore.
Tra le modifiche che sono state fatte c’è l’arrivo dei protagonisti, che nel libro erano stati inviati per indagare sulla morte sospetta di uno dei monaci o almeno così mi ricordo, mentre nel film Guglielmo si trova nel monastero per presiedere ad un incontro con gli inviati del Papa. Questo è un avvenimento che nel libro è presente, ma è stata cambiata la ragione del viaggio.
Inoltre è stato modificato il finale; non il finale vero e proprio, nel senso che la soluzione del caso resta la stessa, ma è stato reso un po’ più soft con una sorta di rivincita del karma per non opprimere eccessivamente lo spettatore che a casa guarda il film mangiando i pop corn. Lo hanno reso più accettabile.
Ho apprezzato molto che abbiano cercato di mantenere la storia molto aderente al libro, mentre mi è dispiaciuto che non abbiano potuto approfondire abbastanza il personaggio di Guglielmo ma obiettivamente già dura due ore, se avessero aggiunto altro ci si sarebbe dilungati veramente troppo. Dal punto di vista storico il libro ha permesso un quadro molto realistico e corposo, mentre nel libro questo aspetto si perde perché non si è andati oltre l’ambientazione ed i costumi. Come prima, sarebbe veramente diventato troppo.
Mi sento di poter dire che il film è la versione più soft del libro, godibile e perfettamente adatta ad un thriller da vedere in tranquillità.

Consiglio entrambi ma non saprei dire se è meglio prima leggere il libro o viceversa. Posso dirvi che io ho visto prima il film, ma che questo non mi ha impedito di restare affascinata dal libro, perché il suo approfondimento è sostanzioso e la scrittura è veramente affascinante.
Scegliete voi, e poi magari fateci sapere cosa consigliereste.
Alla prossima.
-Pearl

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