mercoledì 13 giugno 2018

Cara Emmeline - Fimmine ribelli




Cara Emmeline,
eccoci di nuovo ad un appuntamento per parlare di donne. Questa volta ci occupiamo di donne fragili ma al tempo stesso forti, in grado di prendere una decisione che sconvolge completamente le loro vite in nome di un bene superiore, in nome dell’amore. Soprattutto l’amore per i figli.

Il libro si intitola “Fimmine Ribelli” ed è stato scritto da Lirio Abbate, un giornalista conosciuto soprattutto per le sue inchieste giornalistiche sulle mafie e sulle loro collusioni con i cosiddetti “colletti bianchi”, sui contatti ed i legami che la mafia intesse con la politica. Ha scelto di scrivere un libro, anche se breve, sulle donne di quel mondo, sulle donne che hanno deciso e hanno trovato il coraggio di andarsene o che, comunque si sono opposte al mondo criminale nel quale sono nate e cresciute, in qualche modo. Il sottotitolo infatti recita “Come le donne salveranno il paese dalla ‘ndrangheta”.
Lo stile, come avrete già intuito, è quello giornalistico, semplice, rapido, arriva esattamente dove deve arrivare con chiarezza senza grandi giri di parole ma con il ritmo giusto e qualche passaggio romanzato che rende la lettura più scorrevole.
Quello che accomuna queste donne è il contesto mafioso nel quale si trovano a dover vivere, costrette da un peccato di nascita, se così lo vogliamo chiamare. La famiglia mafiosa descritta in questo libro è la famiglia maschilista, in cui la donna non conta nulla, serve a dare degli eredi e a fornire rispettabilità. Poco importa se poi il marito la tradisce con chiunque ed è costretta a stare in casa, perché senza l’accompagnamento di madre, sorelle o fratelli non può uscire di casa. La donna deve essere sempre fedele, anche dopo la morte del marito, pena la morte perché il tradimento, al di là del gesto in sé, significa macchiare il “buon” nome della famiglia, significa disonorare la propria famiglia, e per questo la condanna è sempre la morte.
Non so quanti di voi conoscano il fenomeno mafioso, sicuramente ci saranno lettori che l’hanno sentito nominare, magari alla televisione, ma non si sono mai informati su di essa, ci saranno persone che credono ancora che la mafia è solo al sud, o addirittura che la mafia non esiste. Ci saranno però anche lettori che sono informati e sanno bene come funziona quel mondo, ma magari ci saranno addirittura persone che hanno avuto a che fare con essa direttamente.
La realtà descritta nel libro, quella con cui le donne protagoniste fanno i conti ogni giorno, esiste, ed è esattamente come viene descritta. Qualcuno leggendola potrebbe pensare che tutto sia ambientato anni fa, quando le famiglie erano patriarcali, non oggi, dove il femminismo ha fatto passi avanti e le donne hanno raggiunto uno status non ancora pari, ma più vicino a quello dell’uomo. Non è così. Gli avvenimenti risalgono al 2007, al 2009, al 2011. Praticamente l’altro ieri.

Tra i nomi citati ci sono Giusy Pesce, Maria Concetta Cacciola, Rosa Ferraro, Simona Napoli. Alcune di loro collaborano ancora oggi e sono nel programma di protezione, altre non ce l’hanno fatta e sono state uccise dalle famiglie, dai padri, dai fratelli.
Immaginate un mondo dove, ancora bambine, venite promesse spose di uomini che appartengono ad una famiglia rivale, con cui si vogliono appianare le divergenze, e compiuti i 18 anni, se non prima, vi trovate sposate e incinta. Non avete voce in capitolo, non potete uscire di casa se non per accompagnare i figli a scuola o a fare la spesa, non potete uscire con le amiche, non potete parlare con nessuno di quello di cui si parla in famiglia. E spesso siete vittime di violenze, siete tradite in continuazione. Immaginate ora di trovarvi nel 2018, oggi, dove bene o male ci sono una grande libertà di scelta e un ampio ventaglio di scelte, ma voi non potete farle. Voi siete costrette a stare nel recinto che è stato costruito per voi, e non potete uscire, tutti gli altri sì e voi no.
Se poi un giorno, come le protagoniste del libro vorreste liberarvi di tutto questo, vi trovereste a dover fuggire per evitare di essere uccise, ma se tutto questo lavoro andasse a buon fine avreste finalmente la possibilità di poter scegliere come vivere la vostra vita. Certo, prima di arrivare a questa scelta dovrete fare i conti con la vostra identità, con quello che siete, perché crescere in un ambiente porta alla strutturazione della propria personalità e della propria identità in un determinato modo. Significa ristrutturarsi completamente.
Queste conseguenze si affrontano anche dopo essere uscite da quel mondo. Alcune donne di questi racconti ci stanno facendo i conti ancora oggi e probabilmente continueranno. Quello che hanno fatto dunque è un’azione di grande coraggio e di grande amore, verso i propri figli, verso sé stesse, verso un altro uomo, che invece di picchiarle le ha amate. Sono donne che meritano il supporto necessario perché questo loro coraggio non sparisca o sbiadisca pian piano, dimostrando così a loro e agli altri, che è la strada giusta e che l’alternativa esiste. E non deve essere peggiore dell’esistenza che vivevano nel contesto mafioso.

-Pearl

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