lunedì 4 giugno 2018

Zitti tutti, parla Zucca! - La pazzia



Miao a tutti.
Non so se lo sapete, ma qui siamo in una fase delicata di governo. Ancora non si capisce come andrà a finire, se il nuovo direttivo farà bene o male, schifo. Non so cosa ne pensate voi, ma mi sembra di percepire un certo ronzio che insistentemente sussurra all’orecchio che forse fuggire è la soluzione più sensata. D’altronde è risaputo che voi esseri umani non siete in grado di gestirvi, voi italiani in particolare. Nella mia prima vita sono stato accompagnato da un bipede tedesco che, seppur rigoroso di carattere, non era in grado di gestire la casa.
Sareste in grado, voi di procurarvi del cibo senza supermercati nei paraggi? Sapreste trovare un rifugio dalla pioggia senza le chiavi di casa? Sapreste divertirvi senza uno smartphone in mano? E sareste in grado di fare tutto questo senza soldi?
Io non capisco perché abbiate basato tutta la vostra esistenza su dei pezzi di carta di dubbio gusto se poi avete perso tutte le capacità necessarie alla sopravvivenza. Tutto non fa altro che avvalorare la mia tesi che voi siete degli esseri inutili, se non addirittura dannosi per l’intero ecosistema. Provate a elencarmi quali politiche avete messo in atto per salvaguardare il pianeta, le piante che vi danno ossigeno, l’acqua che vi da la vita, dalla quale siete anche in gran parte formati, le api che non trasportano più il polline. Ecco, ora pensate a quante di queste politiche sono italiane. Concorderete quindi con me e con Alda Giuseppina Angela (che è una persona sola) che l’italiano non è in grado di governarsi e che infatti non ha il senso della democrazia. È inutile che vi offendete: parole sue, non mie e lei era una vostra compaesana. Sicuramente la sua vena italiana l’ha aiutata a scrivere le sue poesie, ma questo non le ha impedito di avere una visione realistica e critica del mondo. Certo, forse anche i suoi molteplici ricoveri in manicomio qualcosa hanno fatto, tipo quarantatré elettrochoc. Sempre secondo i suoi racconti.
È illuminante e allo stesso tempo interessante parlare con lei, soprattutto se sapete sopportare il suo biascichio e la sua voce roca da fumatrice accanita, potrete apprezzare la sua ironia che traspare dal muro di tristezza che la circonda.
Non ha avuto una vita facile, la signora Merini: prima non è stata ammessa al liceo per non aver superato la prova di italiano, poi ha avuto il suo esordio da scrittrice a quindici anni e l’anno successivo le è stato diagnosticato il disturbo bipolare.
Essendo nata nel 1931, questa malattia l’ha portata a diversi ricoveri nei manicomi, che non sono mica come gli istituti psichiatrici di oggi, perché la legge Basaglia ancora era ancora di là da venire. Nonostante questo si è sposata e ha avuto quattro figlie. Femmine. Tutte. Proprio lei che ha tanta stima degli uomini, ma poca delle donne.
Probabilmente proprio a causa delle esperienze vissute, la pazzia è stata uno dei temi principali nella sua poetica. E nonostante lei affermi a ragione che siamo tutti un po’ strambi e quindi tutti un po’ pazzi, quando la società ti etichetta come tale il risultato è sempre l’emarginazione sociale. Il matto rappresenta la parte di noi che non vogliamo vedere e per questo viene rinchiuso in manicomi e strutture che cercheranno di aggiustarlo, o di nasconderlo al mondo. L’obbiettivo, invece, non dovrebbe essere quello di arricchire la collettività con le proprie diversità? Permettendo a tutti di essere sé stessi nei propri limiti e nelle proprie possibilità? Questi sono temi che Alda ha trattato, insieme all’amore, quello che ha sempre desiderato e che a causa di quest’emarginazione non ha mai potuto avere davvero.
Proprio perché è sempre circondata da un alone di malinconia, quando ci diamo appuntamento faccio sempre in modo di prepararle sigarette e caffè. Con quelle, posso garantirmi pomeriggi filosofeggianti con una delle poetesse più brave e apprezzate d’Italia. Se riesco anche a infilarci un pianoforte, allora riusciamo a parlare anche di musica, di solito Gaber va per la maggiore.
Ad ogni modo ci troviamo sempre a parlare del fatto che i poeti sono troppo poco riconosciuti nel mondo e di come spesso il talento non venga gratificato. E su questo andiamo particolarmente d’accordo. Sfondi una porta aperta, zia. Mai nessuno che mi ringrazi per il lavoro di pulizia che tutte le notti faccio, sterminando due o tre zanzare alla volta. O per le poesie che decanto alle tre di notte, osservando la luna che è mia musa ispiratrice. Solo scarpe che volano, invece di fiori e crocchette. E questo mostra come Alda abbia ragione a dire che siete tutti un po’ strambi. Anche noi gatti lo sappiamo, infatti credo fermamente che il suo alter ego felino sia quel pazzerellone dello Stregatto. Forse, in uno dei ricoveri in psichiatria, c’è stata una collisione tra i loro due mondi e sono riusciti a parlarsi e addirittura a influenzarsi vicendevolmente.
Giacché me ne avete fatto parlare fino ad ora, non sto più nella pelle all’idea di sapere cosa ne pensa lei della situazione politica attuale, potrei invitarla a bere un caffè.
Scusate, mi piacerebbe perdere tempo come voi, ma nonostante non riconosciate i miei molteplici meriti sono un gatto serio e non mi posso permettere di stare a grattarmi la pancia davanti ai salotti televisivi. Tabacco. Mi servono delle sigarette.

Zucca🐾

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