mercoledì 14 novembre 2018

Cara Emmeline - Creiamo cultura insieme



Da dove partire? Proviamo a partire dall’inizio.
Pur non conoscendola di persona, ho conosciuto l’immagine di Irene Facheris come spesso si conoscono le persone nell’epoca digitale in cui siamo immersi: su internet, appunto, grazie al suo canale youtube. Quindi sarebbe meglio dire che in principio non ho conosciuto l’immagine di Irene Facheris, ma quella di “cmdrp”, nome del suo canale, che sarebbe poi il nome con cui si è fatta conoscere all’inizio nel mondo del web.
Tutto normale, un canale come tanti, che promuoveva contenuti come tanti.
Inizialmente l’avevo trovata, addirittura, grazie alle recensioni che aveva fatto su “Cinquanta sfumature di grigio”, quindi vi lascio immaginare quanto diversa la cosa mi si sia presentata in un primo momento. Eppure, se critichi un libro che in un certo senso ha promosso la violenza domestica, un collegamento tra gli albori di Irene Facheris e ciò che ha costruito dopo, c’è eccome. E qui arriviamo a cosa ha costruito dopo.
Da psicologa e da persona con una certa visibilità pubblica, come tanti youtuber, Irene ha deciso di distinguersi dalla massa cambiando registro, o meglio di spostare leggermente il suo focus e di promuovere contenuti che la rendessero “più utile” a chi l’ascoltava.
Ecco nascere il progetto “Bossy”, il sito web che ormai da almeno quattro anni si occupa di parità e questioni ad essa legate nella sua forma più ampia.
Bossy è oggi una vera e propria associazione, che nel mondo virtuale costituisce un piccolo tesoro prezioso per chiunque voglia acculturarsi e informarsi in merito alle questioni LGBT e femministe.
La nascita di Bossy avviene sotto cattivi auspici, con un diverbio che il popolo di internet ha visto dall’inizio alla fine, ma in conclusione il successo è stato ottenuto e meritatamente. Non è mia intenzione puntare la luce su questo tipo di discussioni che avvengono purtroppo spessissimo pubblicamente, ma sento di dover dire la mia a questo proposito e cioè che a prescindere da qualsiasi cosa, diverbio o scorrettezza, siano successi, i benefici di un sito come Bossy li possiamo sentire tutti. Anzi, popolato com’è il mondo di internet dai più giovani di noi, auspicherei ad una sempre più crescente quantità di siti che si occupano di tali argomenti. Questo, per quanto mi riguarda, va ben al di la di ogni altra questione, o di ogni tipo di discussione che possa esserci stata. Anzi, per come la vedo io il resto non dovrebbe riguardare proprio nessuno salvo i diretti interessati. E qui chiudiamo questo capitolo e cominciamo a parlare invece di ciò che davvero ha suscitato la nostra grande curiosità: il libro “Creiamo cultura insieme”, di Irene Facheris, nelle librerie da Settembre di quest’anno.

All’inizio, vi confesso, non è stato per niente facile trovarlo: nessuna libreria della nostra città ne era in possesso e alla fine non c’è restato che ordinarlo on-line e vedercelo recapitare a casa con nostro grande entusiasmo.
L’opera della Facheris è un libro piccino di appena 105 pagine, che non mi sarei mai aspettata fosse come effettivamente è, perché io dei sottotitoli non mi interesso mai e il fatto che sulla copertina ci fosse scritto anche “10 cose da sapere prima di iniziare una discussione” non l’avevo neanche notato. Sicuramente ben mi sta, ma resta il fatto che anche se non rispecchia le mie aspettative c’è comunque da restarne contenti, anzi a parer mio Irene non poteva scrivere di meglio.
Come dice lo stesso titolo (e in modo più specifico il sottotitolo), “Creiamo cultura insieme” si concentra sull’aiutarci ad accogliere il nostro interlocutore senza giudizi o pregiudizi in merito a ciò che egli ha da dirci. Un esercizio che per quanto possa essere quotidiano, difficilmente viene fatto nel modo giusto.
Niente questioni femministe, né di parità in generale; non si parla di appropriazione culturale, comunità LGBT, identità di genere, orientamento sessuale, body shaming, tutti argomenti di cui Irene ha parlato a gran voce in questi ultimi anni. Il suo libro non tocca niente di tutto ciò. È piuttosto sui nostri rapporti intrapersonali che si concentra, tracciando semplicemente le basi per avere una conversazione corretta ed efficace con chiunque, qualsiasi siano le sue opinioni in merito a qualsiasi cosa e qualsiasi siano le nostre opinioni. Sembra scontato, ma non lo è minimamente. Perché fuori dagli spazi della psicologia è assurdamente difficile riuscire a trovare una guida semplice e pratica su come rapportarci nei confronti dell’altro. Sembra un esercizio facile, viviamo tutti in una comunità di persone, piccola o grande che sia, un’opera del genere sembra quasi inutile. Eppure la maggior parte delle persone, me inclusa, si rapporta nei confronti dell’altro in modo scorretto, creando malcontenti e incomprensioni laddove si sarebbero potute facilmente evitare.
Credo possiamo considerare questa piccola e importante opera come un grande punto di partenza su cui ci si deve basare per vivere il nostro senso di comunità, per vivere bene come parte della comunità e come dice Irene si: per quanto assurdo possa sembrare, era necessario che qualcuno scrivesse questo libro.
Ho deciso di parlarne qui, nella nostra rubrica femminista, perché sono convinta che mai come rispettare il prossimo possa essere considerato un atto femminista. Pur non toccando tali argomenti direttamente, è un libro votato alla parità e un’opera che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita. E brava Irene!
Non solo ve lo consiglio, ve lo STRA-consiglio, assolutamente!
Dimenticate i grandi paroloni che sono forse poco presenti nel vostro vocabolario. Qui si parla di dialogo, maturo e civile. Qui si parla, con tanta umiltà e senza nessuna pretesa, di creare cultura insieme.


-Liù

Nessun commento:

Posta un commento