venerdì 30 novembre 2018

Young adult - Capitolo 10




Buongiorno.
Oggi ci dedichiamo ad un libro che mi ha lasciato un po’ perplessa. Prima di spiegarvene il motivo, però, vi anticipo subito che ad un certo punto di questa recensione comincerò a fare spoiler, perché per farvi capire cosa intendo devo per forza parlare di quello che avviene nella trama, anche del finale e dei passaggi più strani.

Il libro in questione è uno Young Adult, e già vedo i vostri occhi che scrutano il soffitto pensando: ma se sai che non te ne piace manco uno cosa lo hai letto a fare? Ecco, no. Io speravo che questo sarebbe stato diverso, perché il titolo, unito alla trama, mi ha portato a credere che poteva essere un romanzo interessante, diverso dai libri melensi che riempiono gli scaffali delle librerie e i sogni delle ragazzine. Il libro in questione si intitola “E finalmente ti dirò addio”, ed è il primo fattore che mi ha attratto perché si discosta dai titoli tutti uguali “Finalmente mio”, “Per sempre tua”, “Ancora noi”, “Non lasciarmi mai” eccetera, eccetera. Questo è stato sufficiente per spingermi a prenderlo dallo scaffale e leggerne la trama: Samantha, ultimo anno, sembra avere una vita perfetta, ma il 12 febbraio muore in un incidente, mentre torna in macchina da una festa con le sue amiche. La mattina dopo però si risveglia nel suo letto e continua a rivivere lo stesso giorno in continuazione.
L’autrice è Lauren Oliver, che ha esordito proprio con questo romanzo. Successivamente ha creato la trilogia “Delirium” e diverse novelle. Oltre a qualche altro romanzo. Non ho letto altro scritto da lei quindi non sono in grado di fare confronti ma mi è sembrato un classico Young Adult. Le descrizioni dell’ambiente sono pressoché assenti, salvo rivelare qualche dettaglio qua e là sul divano, la coperta, gli alberi o la marca dell’auto di turno. Quindi gli ambienti sono lasciati a completa discrezione del lettore che è libero di immaginarli come meglio crede.
Anche le persone vengono descritte solo nei piccoli dettagli, come il colore dei capelli. Devo dire che, per quanto ami la mia immaginazione e per quanto mi piaccia metterla continuamente alla prova, non amo invece i libri che non la stimolano affatto. Certo sono in grado di immaginare i personaggi, ma se tu, autore di turno, mi dai uno spunto da cui partire mi sento meno spaesata.
Per quanto riguarda i personaggi posso dire di averne apprezzati due: Juliet e Kent. E sono entrambi personaggi secondari, o meglio, sono fondamentali per i passaggi di trama ma la protagonista è Samantha. Lei mi è piaciuta meno, anche se si trova comunque due o tre spanne sopra le protagoniste degli Young Adult commerciali come ad esempio After. Ha un cervello e lo usa, ma è una classica adolescente che si lascia trasportare dal gruppo di amiche quindi prendere coscienza di essere una entità autonoma e pensante ha richiesto del tempo. Forse questa poca simpatia è dettata anche dal fatto che non sono riuscita ad immedesimarmi in lei, visto che è molto diversa da come ero io alla sua età. Ciò non toglie che finora è la protagonista YA più sana di mente. Le sue amiche invece, Lindsay in particolare, sono odiose, volgari e ridicole. L’immagine che mi hanno richiamato alla memoria è il film Mean Girls. Il gruppo in sé è fastidioso e mi ha trasmesso una sensazione di disgusto, nonché un forte prurito alle mani che, se le avessi avute fisicamente davanti non avrei controllato i miei gesti. Sono fondamentalmente descritte come delle bulle che giustificano le proprie azioni scaricando la colpa addosso ad altri o a racconti sentiti per caso qua e là, senza vere e proprie fonti. Insomma si basano sul sentito dire.
La tematica di fondo in realtà è molto seria, e viene anche trattata in modo abbastanza corretto, o comunque con una profondità non adeguata ma quasi. Solitamente gli YA commerciali hanno la profondità di una pozzanghera, questo almeno scende un po’ di più. Anche il non soffermarsi sulla vendetta e andare oltre, approfondendo le motivazioni delle azioni di bullismo e le emozioni del bullo in sé è una bella idea. Credo però che lo sviluppo non fosse abbastanza per la trama. Argomento buono ma realizzazione solo sufficiente. Mantiene comunque le caratteristiche del YA, quindi la storia d’amore c’è, ma stona con il tema di sottofondo, come se lo banalizzasse. Se fosse stato scritto meglio o approfondito di più, sarebbe risultato decisamente migliore.
Per essere uno YA direi che ci sta: il messaggio è positivo, non inneggia a modelli di comportamento sbagliati, dovrebbe portare a riflettere sull’importanza della comunicazione e sul porre l’attenzione verso entrambi i lati della medaglia. Resto comunque perplessa ma di questo vi parlerò tra poche righe.
Nel frattempo è sicuramente consigliato alle teenager che hanno voglia di leggere una via di mezzo tra la leggerezza più leggera del Philadelphia Light (vedi After) e un mattone che vi trascinerà nella fase REM (vedi il pacco russo di turno).
Non mi sento di bocciarlo completamente.
A tutti coloro che non vogliono spoiler porgo un caro saluto e do appuntamento alla prossima recensione.
SPOILER ALERT!!!
Attenzione da adesso in poi si parlerà di quello che avviene lungo il libro e del finale quindi proseguite solo se siete veramente convinti.
Il motivo fondamentale che mi ha spinto a prendere in prestito dalla biblioteca questo libro è, come già detto il titolo. Mi sono prefigurata una trama in cui la ragazza, durante la giornata che si trova a rivivere in continuazione, ha la possibilità di salutare in qualche modo le persone che le stanno accanto. Mi sembrava una trama carina, interessante. Però verso circa pagina 170 ho cominciato a credere che non sarebbe morta sul serio: che stesse continuando a rivivere la stessa giornata perché doveva salvare Juliet, una compagna di scuola che Lindsay tratta male fin dalle elementari. Juliet infatti è la “causa” della morte di Samantha perché è lei a gettarsi sotto l’auto di Lindsay e quindi a far sbandare l’auto. La trama mi ha portato così a pensare che una volta salvata la sua vita sarebbe potuta continuare.
Alla fine invece, la protagonista, morirà per salvare Juliet gettandosi sotto l’auto al posto suo, praticamente. Il problema fondamentale è che questo non ha il minimo senso: certo potrebbe averlo fatto per riscattarsi del fatto di averla presa in giro e bullizzata per tutti quegli anni, ma perché? Potrebbe essere una specie di limbo: finché non rimedi ai danni che hai fatto non puoi andare oltre. Ma la causa di tutto in realtà è Lindsay, e quindi Juliet potrà potenzialmente continuare ad essere trattata da emarginata.
Non capisco veramente il senso di tutto ciò. Se fosse stata Samantha la leader stronza, avrebbe anche un non so che di poetico sacrificarsi per la vittima, ma lei è arrivata nel gruppo solo dopo, nella trama il suo coinvolgimento è minimizzato. Secondo me poteva svilupparlo molto meglio. E poi non si capisce un granché, gli ultimi giorni sono un po’ incasinati. E questa cosa che lei ad un certo punto capisce di dover morire per poter interrompere il loop non è spiegata.
Quindi questa è la mia perplessità, dettata dal fatto che sembra sia stato scritto di corsa, come se l’autrice non avesse avuto il tempo di finire la trama nei dettagli e avesse fatto una sorta di riassunto. Però ha perso molto.
In realtà il consiglio è nì. Né no né sì.
-Pearl

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