giovedì 2 novembre 2017

Brescia, libri, cultura


Ben ritrovati, lettori!
Oggi pensavo di raccontarvi un po’ della mia città e ovviamente, come al solito, di libri e cultura.
Questo perché a Brescia, nel periodo a cavallo tra Settembre e Ottobre, o più precisamente dal 30 Settembre all’8 Ottobre, si è snocciolata la fiera del libro: Librixia 2017.


Nove giorni di incontri, conferenze, bancarelle e si: anche dello spiacevole episodio raccontato da Selvaggia Lucarelli sul web, la quale all’incontro dedicatole per presentare il suo libro “Dieci piccoli infami”, si è dovuta confrontare con una sedia troppo bianca. Che volete che vi dica? Spero almeno che l’evento in toto non venga ricordato per questo, dal momento che, spesso e volentieri, a noi bresciani ci viene rimproverato di non promuovere sufficientemente l’arte, la cultura e più in generale, la nostra città.
Questa chiusura mentale, forse, viene vissuta diversamente dall’interno e quindi dai bresciani stessi, che raggiunti da critiche severe, spesso tendono ancora di più alla chiusura di quanto non abbiano già fatto in precedenza.
Dunque pensavo di raccontarvi un po’ di questo; della fiera, della fioritura culturale e anche un po’ di come la penso io sulla mia città e su chi la abita.


Brescia, pur mantenendo un centro storico a misura d’uomo, ha una grande provincia e di conseguenza risulta difficile esprimere un giudizio che valga per tutti, per un gruppo di persone abitanti su un territorio che prende molto più di tre laghi e tre valli. In più, è una zona fortemente industrializzata. Il che, oltre a tantissime altre cose, significa: inquinamento e moltissimi stranieri. Ignoranza e diffidenza portano facilmente al pregiudizio, soprattutto al razzismo e in un ambiente dalla mentalità chiusa queste brutte cose prolificano come la muffa nell’umidità. Qui ne abbiamo anche di quelle: sia di muffa che di umidità.
Il bresciano medio, oltre al pregiudizio, si becca pure dell’insensibile nei confronti della cultura e tale critica, per quanto grossolana e facilona, potrebbe in parte essere vera. Attenzione! Solo in parte! Perché se è vero che noi, in genere, riteniamo sacro il nostro lavoro, viviamo per quello e tanto ci basta (mentre del resto non ce ne può fregare di meno-basta-che-non-mi-rompete-le-scatole-mannaggia-alla miseria!), è anche vero che possediamo dei siti culturali non indifferenti, come per esempio il museo di Santa Giulia, dove tra i reperti storici ed artistici, c’è la croce di Desiderio: una straordinaria croce longobarda che è diventata un po’ uno dei simboli della città.
Nell’ultimo periodo, inoltre, abbiamo fatto molti passi avanti a favore del territorio, riqualificando alcune zone, esaltando ancora di più quelle che già prosperavano e promuovendo piccoli e grandi eventi, come ad esempio “Celacena”, la grande cena a picnic organizzata l’estate scorsa in piazza Vittoria, quest’ultima letteralmente riempita di persone che, totalmente vestite di bianco, mangiavano quello che avevano cucinato in compagnia.
Si, per una città che non si è mai mossa in tal senso ci sono stati, io credo, dei significativi cambiamenti, fatti con intelligenza e lungimiranza e spero vivamente che si continui in tal senso.
Ovviamente non è sempre così: l’inquinamento persiste, nonostante la raccolta differenziata (che comunque penso si potesse gestire decisamente meglio!) e la mille miglia continua ad essere un evento per ricchi, ma per chi vive qui – almeno per me è così – si percepisce che qualcosa è cambiato in meglio e che si comincia forse a considerare la propria zona di comfort in senso negativo; un’ottica, credetemi, difficilissima da queste parti.

Per questo sono stata felicissima di aver avuto anche solo un misero pomeriggio di tempo per visitare i capannoni provvisori di Librixia ’17, in piazza Vittoria e farmi un giro tra gli stand di corso Zanardelli. Purtroppo non ho assistito a nessuna delle conferenze, o incontri, principalmente perché sono venuta a conoscenza dell’evento troppo tardi e non sono riuscita ad organizzarmi per tempo, ragion per cui metterò un voto negativo a pubblicità e comunicazione.
Non possiamo considerarci all’altezza delle fiere di libri più importanti e dalla fama già consolidata come quella di Torino, ma io continuo a ripetere che questi eventi sono piccoli segnali che indicano la giusta direzione, per cui non posso che esserne contenta.


Mentre piazza Vittoria si occupava di ospitare le conferenze, gli incontri in genere e le bancarelle delle case editrici (pochissime delle quali indipendenti), corso Zanardelli accoglieva gli stand dell’avis, musicisti di strada e un palco in cui, quando ci sono passata io, si svolgeva una lezione di yoga all’aperto.
Tuttavia, la zona della città che ho apprezzato maggiormente è stata piazza Bruno Boni; una piazzetta nascosta che già di per sé è molto carina e in cui, durante la fiera del libro, si è dato il via al progetto di “Viva Vittoria. Opera relazionale condivisa”.


Brescia non è estranea a questo nome. L’opera, infatti, ha fatto partire il proprio progetto pilota esattamente qui, nel 2015 e successivamente si è replicato anche in altre città, come Cremona e Verona. L’obbiettivo di Viva Vittoria è sostanzialmente quello di sconfiggere la violenza di genere attraverso l’ascolto, la condivisione, il sostegno e la solidarietà. Tutto ciò viene fatto e comunicato tramite un’installazione che prevede di ricoprire spazi pubblici decisi in precedenza con coperte o pezzi di stoffa cuciti e realizzati a mano da chiunque voglia aderire.

Mi ero persa la prima installazione del 2015 e sono stata entusiasta nel riuscire a vedere questa e a scattare anche un paio di foto.
Per come la vedo io si potrebbe fare molto di più a Brescia, soprattutto per Brescia; operazioni forse meno visibili, ma più mirate sui problemi concreti. Eppure ciò non toglie che l’operato svolto negli ultimi tempi sul versante artistico-culturale sia apprezzabile, per cui non gli attribuirò certo la colpa se le varie amministrazioni susseguitesi fino ad oggi non abbiano minimamente considerato problemi del territorio infinitamente più importanti.
In più voglio cogliere quante più occasioni possibili per dimostrare che tra le vicine Verona, Bergamo, Milano, Mantova eccetera, Brescia si sa difendere più che egregiamente.
È vero, non siamo espansivi, disponibili, o molto accoglienti. Tendiamo alla diffidenza, alla chiusura e allo spettegolare. Ma è anche vero che, una volta conquistata la nostra fiducia, daremmo la vita per i nostri amici.
E per oggi è tutto! Buona continuazione e alla prossima, amici!

-Liù

p.s.
passate a darci un'occhiata, ne vale la pena ;-)

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