venerdì 16 febbraio 2018

Saggi - Capitolo 6



Buongiorno a tutti!
Continuiamo sulla stessa linea d’onda della rubrica sbandierata questo mercoledì, perché oggi recensirò un altro saggio, o per meglio dire, un’altra “conferenza trasformata in opera scritta”. Sto parlando della piccolina e quasi nuovissima opera “Buona vita a tutti”
, di J.K. Rowling, che con “Una stanza tutta per sé”, oltre alla categoria sopracitata, ha in comune ben altre particolarità. La più importante di queste è certamente il tono concreto e pratico con cui si affrontano gli argomenti trattati e questo è un punto decisamente a favore, visto il rischio particolarmente alto di incappare in banalità e discorsi aleatori. Il senso pratico sarà forse una caratteristica delle cazzute donne inglesi? È una possibilità che non mi sento di escludere.
Quando si deve fare un discorso rivolto ai laureati di una delle università più importanti al mondo, come Harvard, credo proprio che il rischio di fallire sia giusto dietro l’angolo e per quanto zia Jo possa essere considerata famosa e oggettivamente una “donna di successo”, mi sono chiesta più volte per quale oscuro motivo sia stato chiesto proprio a lei di tenere un simile discorso.
È evidente che nel mio immaginario pregiudizievole sull’ivy league ben poco spazio resta da dare alla criticità. Io, per capirci, immaginavo un discorso buonista su quanto sia importante credere nei propri sogni e che nella vita, se lo si vuole, si può fare tutto. Tali concetti, infatti, mi sembravano molto distanti da ciò che mi prefiguravo essere il punto di vista di una come la Rowling, una che voleva concludere la saga di Harry Potter con il protagonista morto e nessuna speranza per il futuro; una che ha scritto con grande sarcasmo ed ironia.
Beh, ovviamente non è salita su quel palco inneggiando al nichilismo più puro, o con frasi della serie: “La vita fa schifo” e “Rimarrete disoccupati a vita”. Anche perché, in quel caso, credo proprio che non saremmo mai arrivati alla pubblicazione del suddetto discorso sulla carta. Tuttavia, qualcosa da afferrare e tenere custodito come una buona lezione di vita c’è e ha consistenza; non evapora, non è aria fritta.
La Rowling riesce in questo, nell’impostare un discorso consistente e contemporaneamente non deludente, intriso di speranza, principalmente perché si basa sulla sua stessa esperienza, di vita e professionale.
L’esperienza, da giovanissima, negli uffici di Amnesty International ha sicuramente dato la possibilità alla scrittrice di sviluppare una buona dose di empatia e sensibilità; caratteristiche che, almeno così traspare dal suo discorso, sembrano essere necessarie per raggiungere una buona qualità della propria vita, anche solo riconoscendo la fortuna di vivere in una parte del mondo relativamente pacifica e apprezzarne il fatto.
L’esperienza della povertà è risultata essere anch’essa importante, per la Rowling, la quale priva di romanticismo e patetismi vari, riesce sia a guardarla in faccia in tutta la sua crudezza, sia a riconoscere ciò che la povertà stessa, a lei personalmente, ha portato.

Uscirne con le proprie forze, di questo sì che si può andare fieri, ma solo gli sciocchi vedono nella povertà qualcosa di romantico.

Tali esperienze portano inevitabilmente al secondo punto trattato dalla Rowling nel suo discorso e cioè, come suggerisce il titolo, l’importanza dell’immaginazione. Infatti, l’empatia citata precedentemente non risulta essere altro che la capacità di immaginarsi al posto del prossimo e ciò, detto molto semplicemente, porta alla possibilità concreta di rendere il mondo migliore.
Sono fermamente convinta che la creatività e l’immaginazione consistano nella capacità di raccontare storie e che le storie raccontate portino a confronto, condivisione, comunanza, unione di idee e scambio. Non esiste strumento migliore dell’arte per produrre empatia e una come me, che pensa questo, non poteva che apprezzare il discorso di “Buona vita a tutti”.
Un libricino veramente piccolo, da leggersi in meno di un’ora e dalle poche pretese. Non vi aspettate la rivelazione della vita, non suscita epifanie, ma nel suo piccolo fa riflettere ed è abbastanza godibile. Io l’ho trovato carino.
Fatemi sapere se anche voi siete dello stesso avviso e nel frattempo, buona vita a tutti!


-Liù

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