venerdì 13 luglio 2018

Letteratura tedesca - Capitolo 1




Buongiorno a tutti.
Oggi recensione del weekend, come consueto. Però questa volta ho lasciato ricadere la mia scelta su una caratteristica specifica: la lunghezza! Sarà anche estate, ma mi sembra che gli impegni, invece di diminuire in vista delle ferie, siano lievitati a dismisura: tra lavoro, studio, appuntamenti, amici eccetera, non riesco a trovare il tempo per leggere. Per questo motivo in biblioteca ho preso due libri brevi, di circa 100 pagine ciascuno. Uno fa parte della letteratura tedesca e uno di quella inglese.

E oggi tocca al fronte germanico.
L’autore è Arthur Schnitzler ed il titolo dell’opera in questione è “La signorina Else”.  Io non lo avevo mai sentito, perché come ormai saprete la mia ignoranza letteraria è molto vasta, ma è noto per aver messo a punto uno stile narrativo, se così lo si può chiamare, conosciuto come monologo interiore. Ed è questo appunto lo stile utilizzato nel romanzo. La grande notorietà venne raggiunta e mantenuta tra il 1910 e il 1918 attirando anche l’attenzione del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Essendo anche medico, condivisero l’interesse per gli studi sull'ipnosi e si scambiarono varie lettere. Lo scrittore nacque e morì a Vienna nel 1931 all’età di 69 anni a causa di un ictus. La sua morte è sopraggiunta tre anni dopo quella della figlia, morta suicida.
Il racconto si sviluppa in 70 pagine tonde ed è il monologo interiore di questa ragazza di nome Else, figlia di un uomo benestante che però non riesce a gestire i soldi, che gioca in borsa e perde sistematicamente. Per evitare di sprofondare raccoglie soldi da parenti e amici, ma anche loro con il tempo finiscono per abbandonarlo. La trama si sviluppa in una mezza giornata e devo ammettere che è stato sorprendentemente complesso da leggere.
Questo stile del monologo interiore non lascia spazio a capitoli ma rappresenta semplicemente il flusso dei pensieri, così come vengono, alla ragazza che si trova in Italia con una zia e che si trova nella situazione di dover chiedere soldi per il padre. Per questo l’ho trovato un po’ ostico. Nemmeno complesso, perché non è la parola giusta, ma richiede una certa dose di concentrazione: è uno spiraglio sulla mente di una giovane donna, che ha vissuto la sua vita fino a quel momento e mescola ricordi, aspettative, preoccupazioni e speranze.
Come personaggio lo trovo sicuramente interessante e in qualche modo avanguardistico: per essere stato pubblicato nel 1924 Else rappresenta una donna coraggiosa, che non si lascia inquadrare in una etichetta borghese e ristretta. Si sente uno spirito libero, ma allo stesso tempo cade negli stereotipi del periodo. Come è giusto che sia a 19 anni. Dall’altro lato i suoi pensieri la fanno sembrare anche poco “normale” e la portano ad una solitudine molto profonda, ad un pessimismo che unito all’impulsività dell’adolescenza rischiano di farla agire senza riflettere a fondo.
Forse avviene anche perché questo periodo descritto tramite il flusso di pensieri è un momento critico per la protagonista che si ritrova combattuta, preoccupata ma allo stesso tempo indifferente e rassegnata. Non voglio parlare degli avvenimenti e di ciò che accade nella narrazione anche perché, con 70 pagine, sarebbe difficile non fare spoiler, però credo che sia una buona descrizione di ciò che avviene nelle nostre menti. E ritengo anche che sia un racconto molto chiaro sulla differenza o non-differenza di come pensa una persona con un disturbo e come una persona “normale”, o cosiddetta tale. Sono sicura che potrete ritrovarvi in alcuni pensieri e forse in alcuni non vi ritroverete semplicemente per la distanza di tempo e la differenza culturale e storica tra il 1924 ed il 2018. Novantaquattro anni di differenza, considerando anche il boom economico che c’è stato dopo la seconda guerra mondiale, non sono affatto pochi.
Non avevo grandi aspettative dal libro, e onestamente non immaginavo nemmeno questo tipo di trama: credevo fosse molto più leggero, che parlasse d’amore o di matrimoni combinati. Mi sono lasciata trasportare dagli stereotipi, ed al contempo ne ho sfatato uno: i libri piccoli sono leggeri solo per quanto riguarda il peso. Sui contenuti nessuno può mai garantire, per questo ci sono intere saghe vuote e senza alcun valido contenuto e piccoli libri preziosi, ricchi e appaganti dal punto di vista intellettuale e spirituale.
Quindi tagliamo corto e arriviamo alla fine: libro consigliato, con l’avvertimento che dovrete, se lo leggerete in più volte, segnare la pagina in cui vi interromperete. Perché ritrovare il punto in un discorso unico sarà complesso, ma non impossibile.
Alla prossima
-Pearl

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