mercoledì 5 settembre 2018

La mia libreria


Buon giorno, amici lettori!
Oggi, per compensare la pesantezza dell’ultimo post uscito su questo blog, vi propongo un intervento sciocco e frivolo, ovvero vi parlerò della mia libreria.
Di solito sono i booktuber ha mostrarle, il che ha effettivamente molto più senso che far vedere delle fotografie in un blog. Sarà un po’ più complicato, lo ammetto, ma sono molto orgogliosa dei miei spazi libreschi ed è da tanto tempo che pensavo di raccontarveli.

Ho avuto la fortuna di avere a disposizione parecchie zone dove predisporre i miei libri, i miei vecchi quaderni e i miei appunti. In questi spazi sono sorte tre mensole, una libreria vera e propria e una libreria minore, realizzata in modo creativo.
Le mensole sono state ricavate da alcuni pezzi di mobili della mia cameretta, che in quel momento risultavano in eccedenza. Un riciclaggio ingegnoso, vero? Alcune parti sarebbero finite in discarica e io avevo bisogno di mensole. Ciò ci ha portato ad unire l’utile al dilettevole e così ho avuto modo di sfruttare la parete sopra la mia scrivania per disporvi tutto il mio materiale da cancelleria.

Sono una malata di cancelleria, lo ammetto! Conoscete la pagina facebook “Cartopazze”? Grazie a quella pagina ho scoperto che non sono la sola disagiata del mondo. Oltre la cancelleria, su queste mensole profonde e prestanti, vi ho riposto anche i dizionari, le guide turistiche di Londra e dell’Inghilterra e ciò che ne rimane del mio percorso scolastico tradotto in quaderni, vecchi libri di testo e appunti. Il resto che di queste mensole di recupero non viene impiegato sopra la mia scrivania, compone una terza e ultima mensola, più lunga e più stretta, sopra il mio letto.


Qui ho relegato alcuni soprammobili: ricordi materiali di momenti e persone della mia vita e tutto ciò che, in parole povere, non aveva un’altra collocazione più adatta. Non amo i soprammobili e le cianfrusaglie, preferisco l’essenziale, ma devo ammettere che ad alcuni oggetti, fiori secchi, o candeline profumate sono profondamente legata e non posso pensare di buttarli via. Infondo sono una sentimentale romanticona, che posso farci? Per questo ho dedicato loro un posto specifico in cui non mi danno fastidio e che mi permette di non occupare troppo spazio della mia libreria effettiva con cose inutili.
La mia libreria è un semplice rettangolo bianco ikea da cinque vani. Prima di comprarla avevo cercato nel sito e l’avevo trovata dello stesso color ciliegia dei miei armadi e delle altre mensole. In una parola: perfetta! Se non fosse per il fatto che quando ho raggiunto l’oggetto del mio desiderio in negozio, ho amaramente scoperto che il colore che serviva a me non c’era più. Ri-pitturare un mobile già colorato, soprattutto se non si ha molto materiale a disposizione, può essere abbastanza complicato e così avevo quasi rinunciato all’idea di possedere una libreria tutta mia, quando il mio ragazzo mi ha dato un’idea geniale: decoupage. Con alcuni dei suoi vecchi fumetti, colla vinilica e acqua, come i peggiori fan di Giovanni Mucciaccia, ho impiegato ben quindici giorni a ricoprirla interamente. Si, per quindici giorni ho respirato colla vinilica e si, per quindici giorni mi sono ripetutamente chiesta: “Chi me l’ha fatto fare?”, ma ammirando tutti i giorni il risultato finale, posso senz’altro dire che ne è valsa la pena!
Altra fatica è stato scegliere l’ordine e la disposizione dei libri.
Io non ordino i miei libri a seconda dell’editore, né in base all’autore, né tantomeno per ordine alfabetico. Il mio ordine si concentra più che altro sui temi. Non direi che sono ordinati strettamente in base al genere, ma forse è questo ciò che si avvicina di più alla realtà.
Se avessi potuto, la mia libreria sarebbe a forma di mappa concettuale, o con una serie di insiemi che a loro volta creano dei sotto insiemi. Ma giacché la mia libreria, fresca fresca di vinavil, non occupa gli stessi spazi che occupano i ragionamenti nella mia testa, mi sono obbligata in un percorso più lineare e o cercato di fare del mio meglio per contenere la mia logica in un condominio a più piani.
Ogni piano è abbastanza profondo da farci stare due file di libri, una dietro l’altra, il che è decisamente un vantaggio se si pensa che coi miei acquisti compulsivi in libreria ho già riempito tutto lo spazio che avevo a disposizione.

A piano terra, nella fila dietro, ho messo i miei vecchi manga e alcuni album. Qui si trova la parte più artistica della mia libreria, che infatti sul davanti dello stesso vano presenta i manuali di arte e di storia dell’arte dell’università. Insieme a quelli, ci sono quelli su Andy Warhol, Tamara de Lempicka e ovviamente la schiera di libri sulla mia amata Frida Kahlo.
Queste ultime due artiste erano presenti nella mia tesi ed è per questo che di fianco a loro ci sono i libri che ho usato in quel frangente e la tesi stessa. Ad essa, dal momento che parlava anche dell’architetto Achille Castiglioni, seguono i libri sul design, l’architettura e la moda, che ci fanno spostare nella fila davanti del piano superiore. Come un serpente, strisciamo da un manuale incentrato sugli abiti di scena ai manuali di teatro e quindi alle opere teatrali, che concludendosi con Pirandello, nella fila sul retro, mi hanno portato a porvi vicino i romanzi e i testi psicologici, o quelli che hanno a che fare con l’inconscio; dove si può cogliere qualche segno di introspezione.
È qui che vi ho perso vero? Lo so che sembra una logica assurda, ma per me è l’unica logica possibile e così ho fatto.
Da questo tipo di romanzi, sempre sulla stessa fila, passo ai pochi vagamente distopici che possiedo e che sfociano nel tema della critica sociale. Dalla critica sociale arrivo ai romanzi che parlano della seconda guerra mondiale e da quello, grazie a “Lessico familiare”,
mi sposto un piano più su, nella fila nascosta, sui romanzi familiari. I romanzi familiari mi portano alla “Masserie delle allodole”, che si barcamena fra il tema precedente e il sapore decisamente orientale e medio-orientale che ho sentito in certi romanzi di Elif Shafak.
Approdando al terzo mondo, mi si è ripresentata un'altra sfumatura sui temi sociali, che con “Broken” e “Il seggio vacante” non solo ci riporta in occidente, ma anche a quanto di più simile all’adrenalinico possa mai trovarsi fra i miei libri. Da quello è un gioco da ragazzi passare ai romanzi gialli.

Sul davanti di questo secondo piano ho sistemato dei libri che coi sonetti Shakespeariani e la favola di Amore e Psiche, si collegano ai libri di teatro sottostanti e che continuano con la poesia. Dalla “Divina commedia” partono due percorsi letterari paralleli.
Da un lato abbiamo ciò che costituisce la base della letteratura italiana e che arriva fino a “I promessi sposi”, quindi al tema della borghesia e poi all’illuminismo con “Candido”. Dall’altro lato continuiamo con la poesia, ma in modo diverso. Dalla dissolutezza di Baudelaire, passiamo alla delicatezza di Emily Dickinson e all’ancor più americana “Antologia di Spoon river”. Da qui partono i libri che considero un vero e proprio inno a stelle e strisce e il cui tema principale sono quindi gli Stati Uniti veri e propri.
Essi non potevano che concludersi con un’altra dissolutezza. Quella del grande Gatsby, che viene collegata agli eccessi dannunziani. Essi offrono un punto di congiunzione fra gli anni ruggenti e romanzi come “Bel ami” e “L’amante di Lady Chatterley”. Da qui, per continuare, è necessario fare un passettino indietro. Un passettino storico che dal ‘900 ci riporta al romanticismo ottocentesco, con “I dolori del giovane Werther” e alle signore del romanticismo inglese, ovvero le sorelle Bronte e Jane Austen, capitolate direttamente al piano superiore.
Il tema storico e quello avventuroso che succedono poi, nascondono a malapena la collana di libri trash che occupa tutta la fila dietro, la cui malefica artefice l’avete sentita nominare parecchie volte: Diana Gabaldon.
Ho pensato che potessero considerarsi anch’essi come una sorta di “romanzo d’avventura”, per cui ho deciso di metterli qui, per rimandarli poi all’ultimo piano con i romanzi erotici e melensi di cui, purtroppo, manco mi pento.
L’ultimo piano è quello più vuoto, almeno per ora, e vi tengo riposti i libri che reputo più dinamici e che possono avere per oggetto un po’ di contemporaneità.
Davanti ad essi, soli e fieri, i pochi volumi femministi.
Dal momento che 4 profondi scaffali non mi bastavano, sul tetto della mia libreria, si possono vedere altri volumi dai titoli più disparati. Per farla breve: dietro si trovano vari manuali, purtroppo ne posseggo un’infinità, e davanti, anch’essi isolati e fieri, i pochi libri horror che ho.

Per l’ultima parte della mia libreria c’è da spostarsi su un’altra parete e guardare le sei cassette che ho pitturato e adattato a mo’ di libreria. Anche qui ho deciso di usare i fumetti e il decoupage per l’esterno, così da richiamare la libreria principale, mentre per l’interno ho usato della pittura per legno nei colori più presenti in camera mia: verde, giallo e fuxia. In questo spazio, oltre ai miei vecchi diari del liceo e a qualche quaderno di miei vaneggiamenti scritti, tengo lo scomparto infanzia-adolescenza, con una sezione dedicata solo ed unicamente ad Harry Potter.
Se vi state chiedendo perché, su una delle cassette, ho messo un teschio di gesso tutto colorato, colgo anche l’occasione di fare un po’ di pubblicità al mio ragazzo. Mi ha dato l’idea per il decoupage, direi che se l’è meritato. Si chiamano “Skullavera”
, potete trovarli su internet e sono dei teschi, di gesso appunto, che potete decorare come volete. Io, ovviamente, ho scelto di rifarmi al culto messicano del dia de los muertos, oltre che a Frida Kahlo.
So che ho un concetto un po’ strano di “ordine in libreria”, ma io ne vado estremamente orgogliosa e poi, parafrasando qualcuno, l’importante è che Don Chisciotte sia sempre vicino ad Anna Karenina!

Buona giornata, lettori! E buona lettura!
-Liù

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