mercoledì 10 gennaio 2018

Cara Emmeline - Annuncio


Direi che no, non sono esattamente finite. Le novità dei prossimi mesi sul nostro blog non sono per niente finite. La redazione è andata in febbricitante movimento, ha fatto il pieno e messo la quinta, ben decisa sull’itinerario libresco che andremo a seguire.
Era da un po’ che stavamo pensando a una rubrica letteraria che parlasse di femminismo,

o più precisamente della questione femminile attraverso i libri, ma tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo un oceano. Il femminismo si è sviluppato a “ondate”, nel corso della sua storia.
Noi non avevamo un’idea precisa neanche sul nome da dare a questa rubrica.
C’erano i dubbi sul fatto che non avremmo saputo spiegare un fenomeno storico-sociale così ampio, che si è snocciolato in più di un secolo e che ventilava l’idea di arrivare già da ben prima del ‘900. Ondate? I movimenti femministi del XX secolo sono stati dei veri e propri tsunami che hanno cambiato il mondo e l’assetto sociale in cui viviamo, come avremmo mai potuto offrire un quadro generale di questa portata e poi essere in grado di andare nello specifico?
C’erano i dubbi sul fatto che, purtroppo o per fortuna, è un argomento di moda, al giorno d’oggi e il rischio di incappare nella frase fatta, nel discorso banale, che non aggiunge né toglie niente, è altissimo e presente ad ogni angolo.
C’era il dubbio di essere interpretati nel modo sbagliato e di dare l’idea di promuovere un tipo di femminismo distante da noi, da ciò che pensiamo veramente sulla questione.
Poi c’erano le scuse, il fatto che già avevamo parlato e recensito libri decisamente femministi, decisamente rilevanti per la questione femminile, come “Dovremmo essere tutti femministi”, “Le beatrici”, “Margherita Dolcevita” e che, visto che già ce ne eravamo occupate, sarebbero rimasti inevitabilmente fuori; un gran peccato.
Ad oggi tanti dubbi sono rimasti, ma la voglia di provarci e di far sentire la nostra voce è tanta. Si confida nella clemenza del lettore; nel sostegno di altri scenari virtuali in cui questi argomenti, da un punto di vista sociologico e antropologico, vengono spiegati meglio; si chiarisce anche il fatto che non è nostra intenzione offrire risposte, ma suggerire domande e che la cosa riguarderà esclusivamente la cultura, soprattutto quella scritta.
Con queste premesse è bene chiarirlo: noi siamo per la definizione da vocabolario. Quando sul vocabolario, per lo meno, c’è scritto che femminista è colui che crede nella parità economica, politica e sociale tra i sessi. Parità. Parità è la parola chiave e ce la terremo cara, impressa a fuoco nella mente. Valerie Solanas non fa per noi.
In qualche modo, la nascita di questa rubrica, è stata anche un’occasione per prendere in mano libri che da tanto tempo sognavo di leggere, ma che in qualche modo venivano sempre surclassati da altri, come l’Opera intera di Simone de Beauvoir, “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf, ancora qualcosa di Chimamanda Ngozi Adichie dopo l’incontro che ho avuto con il suo “Dovremmo essere tutti femministi” e sperare di trovare anche qualche nome maschile.
Se ne sapete poco, sull’argomento “femminismo”, ma vi interessa e vorreste approfondirlo, consigliamo il blog “Bossy” e il canale youtube “cmdrp”. Questi ragazzi sanno come si parla di parità e se serve, anche con un linguaggio che più chiaro di così si muore.



No, non credo davvero che Irene Facheris abbia bisogno di pubblicizzazione e di qualcuno che la consigli, credo che il premio ai Macchianera internet awards come miglior sito LGBT dovrebbe parlare da solo. Tuttavia è bello parlare di cose belle e quindi eccoci qui.
Rimane fuori la questione del nome. Avevamo parecchie idee, forse troppe e la confusione non era poca. Tanti nomi risultavano ostici, di comprensione non immediata, mentre noi volevamo qualcosa che fosse lampante. Poi abbiamo pensato alle origini, alle prime suffragette. Facendo ricerche, ecco che spunta fuori un nome, più precisamente il nome di Emmeline Pankhurst. Famosa attivista, suffragetta, femminista, più che favorevole alla causa del diritto di voto alle donne in Inghilterra; sostenitrice forte ed estrema e, guarda un po’, anche divoratrice insaziabile di libri. Così abbiamo pensato di dedicare questa rubrica a lei, immaginando di avere la fortuna di scriverle. In realtà, Emmeline resta più che altro un simbolo, un’idea che volevamo condividere con chi vorrà leggerci. E per chi vorrà farlo troverà questa rubrica sempre a sua disposizione, il secondo mercoledì di ogni mese.
Speriamo che questo progetto porti a riflessioni più attente e mature sull’argomento, distanziandosi da diatribe e discussioni sterili, ma che incoraggi l’ascolto e il confronto, in primis che incoraggi noi! E che sia abbastanza ben fatta da riuscire, nel suo piccolo, a produrre cultura.
Detto questo, confesso, sono un po’ emozionata. Camomilla? Brandy, va!
Vi aspetto il prossimo mese e vi auguro buona serata!

-Liù

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