venerdì 5 gennaio 2018

Saggi - Capitolo 5


Buon giorno bella gente!
Visto che ne abbiamo parlato anche nei consigli di lettura per le vacanze natalizie, oggi mi appresterò a recensire il libro di Tiziano Terzani, “Lettere contro la guerra”. Inoltre, non so se lo sapete, ma il primo Gennaio è considerato da molti come il giorno universale della pace. Quindi è il periodo perfetto per parlare di questo libro, che ripercorre le riflessioni dell’autore intorno all’attentato alle torri gemelle dell’undici Settembre 2001 e allo sviluppo storico-politico che ha avuto il medio-oriente nei primi anni dopo tale attacco terroristico.

Terzani si mise in una posizione palesemente di parte, a favore del popolo iracheno e diametralmente opposta a quella degli Stati Uniti, dei quali vengono sottolineate le contraddizioni e le falle di sistema.
No: né l’Occidente, né tantomeno l’America di Bush, vengono trattati bene in questo libro.
Va da se che con tale posizione sarà difficile empatizzare, almeno per quelli come me e come tutti gli occidentali che nel Settembre 2001 erano abbastanza grandi da poter capire la gravità di ciò che fosse successo. Proprio per questo, è un libro che definirei “illuminante”, perché offre un punto di vista che è difficile trovare nella nostra parte di mondo e che ti spinge a guardare le cose diversamente; non soltanto la situazione gravitante attorno alle torri gemelle e alla presenza dei marines in Iraq, bensì tutto ciò che concerne una qualsiasi situazione di guerra, instabilità politica e morti civili di massa. Terzani intende sottolineare come un contesto del genere nel terzo mondo possa portare a enormi profitti nel primo e che, proprio per questo motivo, il primo ha tutto l’interesse di creare guerre e contesti sociali disagevoli nel terzo, sviluppando una disparità economica che accrescerà sempre più nel tempo, e che non avrà mai fine.
La condanna morale di certi comportamenti tipicamente occidentali, all’interno del loro stile di vita, della loro mentalità comune e della loro indifferenza nei confronti del prossimo, non sono certo nuovissimi; questo tipo di critica è sempre stato fatto, Terzani non è stato il primo e di certo non è stato l’ultimo. Eppure trovo che pochi abbiano avuto l’intenzione, o la volontà di farlo dopo l’attacco a New York, o che abbiano voluto riferirsi, collegarsi a quel fatto storico per sviluppare una riflessione di questo tipo. Ne sa qualcosa Oriana Fallaci che per gli Stati Uniti ha sempre simpatizzato, soprattutto dopo l’undici Settembre. Infatti, la giornalista si scontrò più volte con Terzani, a colpi di articoli di giornale e questa è stata un po’ la mia sfortuna nei confronti della Fallaci, che avrei fatto bene a leggere prima di “Lettere contro la guerra”. Se prima la allontanavo dalle mie letture per poca attrattiva, adesso è proprio una questione personale; un mio limite che faccio fatica a superare. Prima o poi mi sforzerò abbastanza da superare l’ostacolo.
Probabilmente, lo sconcerto nel leggere di questa associazione mentale tra l’undici Settembre e la critica nei confronti di un Occidente sempre più avaro, che manco Dickens e Zola insieme sono riusciti a scalfire, dipende dal fatto che l’attacco alle torri è stato ripreso in mondovisione e trasmesso su tutti i telegiornali. Ancora oggi possiamo trovare fotografie e video che documentano la tragedia e tutt’oggi ne rimaniamo impressionati come se fossimo stati presenti e protagonisti a nostra volta. Tutto ciò ha creato nella maggior parte di noi quell’empatia che, come dicevo prima, facciamo fatica a provare con questo libro. L’attacco del 2001 l’abbiamo sentito sulla nostra pelle, perché l’abbiamo sentito in televisione, proprio come è successo più recentemente con gli ultimi attentati in Europa ed è impensabile che qualcuno ci faccia osservare le nostre mancanze, le storture della nostra società e del nostro stile di vita riferendosi a quei fatti, in un momento in cui si dovrebbe avere compassione per noi e per i nostri morti. Eppure Terzani è questo che fa, lo fa palesemente e intenzionalmente. L’idea che il giornalista debba essere al di sopra delle parti, qui, è un concetto estraneo e inutile. Eppure l’autore riesce nel suo intento. Funziona nel momento in cui riesce a spostare lo sguardo del lettore un po’ più a est, evidenziando così il concetto che le tragedie, le guerre e le morti avvenute in un'altra parte del mondo, una parte che non ha la nostra stessa potenza mediatica o economica, sono tragedie di serie b. Illuminante.
Io lo consiglio soprattutto ai giovani che credono di avere una coscienza politica solida, agli anziani che credono di avere una coscienza politica solida, ai leoni da tastiera e ai leader politici. Anche se non credo che fra di loro ci sia qualcuno in grado di apprezzarlo e arrivarne al cuore. Facciamo così: lo consiglio a tutti che è meglio.
Attenti: per certi aspetti sarà difficile mandarlo giù, munitevi di zenzero e altri digestivi.
Io vi auguro buon fine settimana e buone letture!
Alla prossima!



-Liù

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