venerdì 30 marzo 2018

Libri per bambini - Capitolo 7



Buona giornata bella gente!
Facciamo un po’ la telecronaca della situazione attuale. Al momento sono rintanata in camera mia con due cardigan e tanto raffreddore e devo dire che ammalarsi sempre nei periodi festivi non è un granché come esperienza. Non ve la consiglio per niente, soprattutto se avete un blog,
dovete organizzare una recensione in tempo per la fine della settimana e il lavoro degli ultimi giorni prima delle vacanze pasquali è pronto a prosciugare qualsiasi energia che vi rimane.
Forse questo non centra niente con la mia recensione, o forse tutto, visto che sia con l’influenza, sia in occasione delle feste comandate ritorno sempre indietro nel tempo, alla ricerca del profumo di quelle storie che custodiscono la maggior parte della mia infanzia.
Per “Le cronache di Narnia” questo discorso può essere vero solo in parte, visto che sono una delle poche persone al mondo, credo, ad aver letto questa saga già da grandicella, ma tutto sommato adesso mi sento abbastanza vecchia rispetto al periodo dell’adolescenza, che percepisco come andato ormai alla deriva. Galeotti furono gli acciacchi da nonnina ottantenne! Poco male, perché se “Le cronache di Narnia” non rappresentano del tutto (o lo fanno solo parzialmente) i miei primi anni da lettrice, si possono considerare come una pietra miliare dell’infanzia della maggior parte delle persone esistenti al mondo.
Direi che si, “Le cronache” sono decisamente un classico della letteratura destinata ai più piccoli e nonostante io possa vantare di far parte della prima generazione di fanciulli che abbia preso sul serio “Harry Potter”, non posso certo dire lo stesso per il caro C.S. Lewis, che con le sue storie affascina bambini sin dagli anni ’50. Questo particolare risulta importante nel momento in cui si considera di dover parlare di un libro, o di una saga, a molta distanza di tempo dalla sua prima pubblicazione. Da allora ad oggi, infatti, si è verificata una considerevole evoluzione nelle ristampe. La saga di “Harry Potter”, in quanto lettrice privilegiata, non mi avrebbe mai colta impreparata in questo modo.
Non c’è bisogno che vi dica che l’edizione in mio possesso, quella su cui ho basato la mia lettura di Lewis e che potete vedere anche nell’immagine di apertura della recensione, è una delle edizioni più recenti che esistano, del 2005 per l’esattezza. La conoscono tutti, ormai, credo sia diventata un simbolo e complimenti alla Mondadori per questo, perché effettivamente trovo che sia un lavoro egregio. Questo leone dagli occhi verdi ed enigmatici che appare fra lingue di fuoco e criniera comunica perfettamente ciò che ho sempre pensato del personaggio di Aslan. Tuttavia – e non si può biasimare la Mondadori per questo, visto che la decisone fu presa anni orsono da HarperCollins – questa pubblicazione, per quanto bella possa sembrare, non tiene conto dell’ordine originario col quale sono stati scritti effettivamente i libri.


La cara e “fidata” wikipedia ci informa che:
Ordine originario:
“Il leone, la strega e l’armadio”
“Il principe Caspian”
“Il viaggio del veliero”
“La sedia d’argento”
“Il cavallo e il ragazzo”
“Il nipote del mago”
“L’ultima battaglia”

Ordine cronologico interno:
“Il nipote del mago”
“Il leone, la strega e l’armadio”
“Il cavallo e il ragazzo”
“Il principe Caspian”
“Il viaggio del veliero”
“La sedia d’argento”
“L’ultima battaglia”

Leggendo “Le cronache di Narnia” si capisce da subito che il fulcro centrale dei sette volumi è il secondo libro dell’ordine cronologico, ossia “Il leone, la strega e l’armadio”. È il libro che ci presenta i veri protagonisti di questa saga, i fratelli Pevensie, anche se nel libro precedente e nei successivi non sempre saranno loro il centro della storia. È tuttavia palese che siano il motore scatenante, soprattutto per quanto riguarda la più piccola di loro: Lucy. Noi vediamo con gli occhi di Lucy, viviamo gran parte della storia per come la percepisce Lucy, ci immedesimiamo in lei ed è probabilmente la persona per la quale questa storia è stata scritta.

Cara Lucy,
Ho scritto questo racconto per te, ma quando l’ho cominciato non mi sono reso conto che le ragazze crescono più in fretta dei libri. Come risultato, ormai sei troppo grande per le fiabe e quando questa verrà stampata e rilegata lo sarai ancora di più, toglierai la polvere e mi dirai cosa ne pensi. A quell’epoca, probabilmente, io sarò troppo duro d’orecchi per sentirti e troppo vecchio per capire le tue parole, ma rimarrò comunque
il tuo affezionato padrino
C.S.Lewis

I libri che costituiscono questa saga, infatti, erano stati scritti non tenendo conto dell’ordine cronologico col quale si svolgono gli eventi. Questo per il semplice fatto che alcuni di essi, come il primo di tutti, “Il nipote del mago”, costituiscono storie nate nella testa dell’autore solo in un secondo momento. Per farla breve, Lewis ha scritto la storia principale partendo da “Il leone, la strega e l’armadio” per poi andare di seguiti e prequel. A saperlo prima mi sarei risparmiata la mia personale sfuriata coi film, che a quanto pare stanno andando nell’ordine originario, ossia quello che avrei voluto seguire se soltanto l’avessi saputo, perché lasciate che ve lo dica, miei lettori: una delle cose su cui sono fissata è proprio quella di seguire l’ordine che mi è stato messo davanti dallo scrittore, non quello cronologico. Chi se ne frega della cronologia! Di certo non io! Anche con “Cloud atlas” è stato così e non me ne sono pentita. A quanto pare HarperCollins mi ha fregata prima ancora che nascessi. Sono io che ho un problema con queste cose? Non bastava la Salani a prendersi gioco di me ogni tre per due? Anche perché resto fermamente convinta che questa storia trovi la sua vera essenza, il suo senso, nell’ordine originario.
Come vi dicevo risulta palese che i personaggi principali siano i quattro fratelli, i quali sembrano quasi la personificazione di alcune virtù, come il coraggio per Peter, il fratello maggiore, o la concretezza per Susan, la seconda dei fratelli.
Tutti e quattro i fratelli sbagliano e si redimono, oppure sono nel giusto fino alla fine e poi prendono questa svolta triste e senza speranza della quale non voglio parlare troppo per non rovinarvi il finale del tutto a sorpresa.
Il senso della storia di Narnia c’è, io credo, in funzione di questi quattro bambini e/o ragazzi che ci mostrano diversi approcci alla vita e alle difficoltà; diversi modi di porsi nei confronti del male e del bene e che traggono insegnamento e beneficio dalle esperienze vissute, sia brutte che belle. Tutto il resto passa in secondo piano. I protagonisti degli altri libri, rispetto ai fratelli Pevensie, risultano essere personaggi marginali, che fanno loro da cornice. Tutti eccetto, forse, il fauno Tumnus. Tumnus è il primo approccio che Lucy avrà col mondo di Narnia e costruirà con lui un rapporto speciale destinato a superare qualsiasi ostacolo. Non so voi, ma tutto considerato credo di potermi azzardare a dire che Mr. Tumnus, qui, è stato un po’ l’alter ego del nostro caro scrittore; quel personaggio saggio e umano, acuto osservatore delle vicende, amico e confidente, al margine ma nel cuore dell’azione come solo uno scrittore può essere.
Enorme rilevanza in questa storia è data anche ai temi cristiani e molti sono i rifermenti biblici. La storia può essere letta, infatti, come un bel fantasy avvincente e avventuroso, adatto a tutte le età, o come qualcosa dal significato teologico più profondo, legato fortemente alla cultura cristiana. Lewis si convertì al cristianesimo da adulto e come molti convertiti ha sicuramente ritenuto importante inserire la sua religione all’interno delle vicende narrate, fino a farne il vero filo conduttore di ogni episodio. Tuttavia “Le cronache” possono avere risvolti morali eticamente sostenibili da tutti, senza la necessità di riconoscersi in una determinata religione specifica e questo permette di non fare distinzioni in un pubblico selezionato più per età che per fede.
Non vi nascondo che il finale non mi è mai piaciuto particolarmente e che, a parer mio, è una saga con i suoi begli alti e bassi, ma nonostante questo si merita a tutti gli effetti il posto che ha nei nostri scaffali e nella letteratura per giovani, quindi ne consiglio di certo la lettura, anche agli adulti.
Sperando di non essermi dilungata troppo nel mio delirio febbrile, visto che rileggendolo più e più volte mi sembra anche lo sproloquio di un ubriaco, vi auguro buone feste e buon weekend lungo!
Mangiate tante uova di cioccolato e alla prossima!

-Liù

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