lunedì 26 marzo 2018

Zitti tutti, parla Zucca! - Il potere




Miao a tutti.
Siamo qui oggi per sapere se la mia impresa dello scorso post, legata all’abolizione dell’ingiustizia in casa mia, ha avuto successo. Dopo l’inutile scambio di idee con Verga la scorsa volta, ho deciso di puntare a qualcuno che di potere ne sa parecchio, e infatti molto ha scritto riguardo a questo tema: l’inglese William Shakespeare.
L’importanza e la fama di questo autore sono tali per cui sono sicuro che, nonostante la vostra scarsa conoscenza della letteratura e della cultura, sappiate bene di chi io stia parlando.

Siamo in Italia e se c’è qualcosa che ho capito di voi italiani è che avete la tendenza a pavoneggiarvi fin troppo, su certe cose, e a dispetto di ciò che si potrebbe pensare questo è un atteggiamento tipico delle generazioni più vecchie. La cultura migliore è quella italiana e basta, il resto è tutta robetta da quattro soldi. Non so di quale lavaggio del cervello si tratti, ma è ovvio che queste persone capiscono poco o nulla.
L’Italia è un paese culturalmente molto ricco, lo è sempre stato e noi ci ergiamo sulle spalle di giganti.
Che c’è, pensavate di essere voi i geni della situazione? Ma questo non significa che il resto della cultura e dell’arte sparsa per il resto del mondo, che non ha niente a che vedere con il bel paese, sia da meno. Attenzione, che da “orgoglio nazionale” a “completa stupidità” il passo è breve.
Ad alcuni sicuramente è noto che Shakespeare ricavi le sue storie e i suoi racconti dalle cronache e dalle leggende, soprattutto quindi anche dalle novelle italiane, dalla commedia latina e italiana, ma non disdegna nemmeno la tragedia classica. Questo forse anche perché la maggior parte delle opere derivano direttamente da quei paesi più proficui di quel tempo dal punto di vista letterario.
Addirittura ho sentito gente puntualizzare su Shakespeare, sul fatto che alcuni storici sostengono fosse italiano e dato che tantissime sue opere sono ambientate in Italia, questo vorrà pur dire qualcosa no? … Seriously? Sì, vuol dire qualcosa: che non avete mai sentito parlare della favola della volpe e dell’uva. Non si può affossare un mostro sacro come Shakespeare, ovviamente, per cui l’orgoglio si rende ridicolo.
Ma davvero importa il certificato di nascita di William Shakespeare? In che lingua ha scritto? Di cosa ha parlato?
Per quanto mi riguarda la sua scrittura, il suo stile, il suo teatro e i suoi contenuti non potevano essere più inglesi di così, e non mi riferisco solo alla lingua usata, ma proprio ad un insieme di dati che possiamo carpire dalle sue opere e che sono schifosamente inglesi. Primo fra tutti è il grande, enorme, gigantesco uso che si fa del tema del potere.
McEwan l’ha detto in uno dei suoi romanzi: la storia inglese si è principalmente basata sull’equilibrio del potere; ed è così da secoli. Come può essere diversamente? Un paese che ha avuto nelle sue mani così tanto potere economico, politico e anche religioso, come può non essere il massimo esperto in materia? E chi meglio di un inglese, o meglio, di un poeta drammaturgo inglese può raccontare del potere?
L'Inghilterra di quei tempi è l'emblema del potere, se potessimo trasformare il potere in un periodo storico, quello sarebbe sicuramente il lasso di tempo tra il 1500 e il 1600 e l'Inghilterra sarebbe il posto giusto in cui cercare.
Nelle sue opere teatrali riusciamo a vedere milioni di sfumature su questo tema. Riusciamo a scovarne i segreti. Shakespeare racconta dei danni che può causare il potere, dei pericolosi precipizi dai quali si può cadere dopo essere andati così in alto, di quanto possa essere un’acquisizione facile e con quanta fragilità può rivoltarcisi contro. Parla di come l'ambizione può portarti a perdere ogni cosa, tutto quello che avevi, come è successo a Macbeth. C’eravamo infatti quando egli rotolava inesorabilmente verso la sconfitta, ma anche quando Shylock il mercante di Venezia si vide scivolare la sua vendetta fra le mani in un solo istante, quando Amleto compì la sua rivalsa grazie alla forza e al potere dell’intelletto, quando Otello strinse le mani attorno al collo di Desdemona e Iago trionfò.
Ma l'analisi dell'autore non si è certo fermata qui: William è stato in grado di giocare con il potere, di scherzare con lui, come ne "La bisbetica domata".
Ha parlato anche del potere delle emozioni, e di come spesso la potenza dell'amore e dell'odio ci rendano ciechi davanti alla ragione, come  è stato per Romeo ma anche per Tebaldo.
La valenza della sua analisi è sconvolgente, in quanto è fatta talmente bene che ancora oggi possiamo riconoscere perfettamente quanto si ritrova nelle sue descrizioni. Ne ha elogiato i pregi e condannato i difetti. Ed è un lavoro ammirevole.
Ho sempre pensato che il motivo per cui il potere ha avuto un ruolo centrale nel suo lavoro è stata la sua fortuna, mista ovviamente anche alla bravura, la fortuna di nascere uomo in un periodo di possibilità, in cui si poteva aspirare a raggiungere uno status migliore, con la bravura di un drammaturgo doc.
Parlando con lui ho quindi capito una cosa fondamentale: imporre con la forza e pretendere il potere nella mia famiglia non mi aiuterebbe probabilmente ad accaparrarmi il cibo migliore dalla tavola imbandita a festa. Il rischio insito all’interno della ricerca del potere è talmente alto che il gioco non vale la candela. Almeno non nel mio caso.
 D’altronde io posseggo già molto potere e nemmeno me ne ero reso conto fino ad oggi. Le mie crocchette sono le più costose sul mercato (quanto è caduta in basso l’economia…), ho la libertà di fare cose che il cane può solamente sognare, posso scegliere dove dormire, quando e come voglio.
Certo secca vedere del buon cibo sprecato da degli insulsi umani, ma no, il mio caro Shakespeare mi sconsiglia l’uso del potere. Non voglio mica fare la fine di Macbeth e trovarmi magari per strada a dover cacciare per mangiare. 
1Mi riservo comunque la possibilità di avvisarlo in caso decidessi di impormi, ché dice di annoiarsi e che gli piacerebbe scrivere altre opere. Non si sa mai, il prossimo protagonista di Will potrebbe essere un gatto nero che reclama il suo ruolo di sovrano in una famiglia italiana.
Buon lunedì a tutti.
Zucca🐾

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