mercoledì 28 marzo 2018

Mai giudicare un libro dal suo film... e viceversa! - Misery



ATTENZIONE!


Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto alla pari tra due canali comunicativi differenti.

Buongiorno!
Secondo appuntamento, questa volta dedicato ad una storia meno recente, infatti parleremo di “Misery” scritto da Stephen King e pubblicato nel 1987 e dal film che ne è stato tratto, “Misery non deve morire”, nel 1990 con Rob Reiner alla regia.
Le recensioni dei libri  che saranno utilizzati per questa rubrica sono già presenti sul blog, o lo saranno prima che arrivi il loro turno in questa rubrica, quindi per la recensione originaria vi lasciamo al vecchio post mentre per il confronto scriviamo qui le impressioni principali.

IL LIBRO
La trama ha come protagonista uno scrittore di successo, Paul Sheldon, che si trova coinvolto in un incidente stradale e viene salvato da Annie Wilkes, la sua fan numero uno, che ama il personaggio da lui creato e chiamato Misery. Sheldon invece odia quel personaggio e vorrebbe distaccarsi da esso, tanto da averla fatta morire nel suo ultimo romanzo. Wilkes è una infermiera e cura l’uomo in casa sua con la scusa della neve che impedisce di muoversi. La donna, scoperta la morte della sua amata Misery lo tiene prigioniero per fargli scrivere un nuovo romanzo, in cui la sua scomparsa viene modificata.
 “Misery” è stato il primo libro che io abbia mai letto del maestro dell’Horror ed è stato un ottimo inizio, infatti ho amato il suo modo di creare e mantenere la suspense per tutto il romanzo. Un altro aspetto che ho apprezzato è la costruzione dei personaggi, decisamente realistica e ben curata, fin nel dettaglio. Annie Wilkes è stata molto ben rappresentata nel suo disturbo, probabilmente anche grazie alle molte ricerche svolte dall’autore, e Paul Sheldon viene descritto in modo molto umano ma allo stesso tempo molto forte, dunque un mix di forza e fragilità che lo rendono molto realistico.

IL FILM
“Misery non deve morire” è un film del 1990, tratto dal romanzo di Stephen King e realizzato dal regista Rob Reiner e ha come protagonisti James Caan e Kathy Bates.
La trama segue abbastanza fedelmente il libro, quindi gli avvenimenti sono sempre gli stessi. Gli attori sono stati entrambi molto bravi, anche se ho apprezzato molto di più l’interpretazione di lei, che probabilmente si lega al fatto che il protagonista, essendo costretto a letto, si è dovuto basare soprattutto sui dialoghi e sui movimenti del volto. Ad ogni modo la Bates, per questa interpretazione ha vinto il Golden Globe e l’Oscar nel 1991 e il Saturn Award nel 1992.
L’ambientazione utilizzata nel film, dunque soprattutto la casa di Annie, e in particolar modo la stanza di Paul, rispecchiano molto bene l’immagine che mi ero creata nella mente quando ho letto il libro.
Nel film  viene inoltre raccontato, molto brevemente, il rapporto tra lo sceriffo che indaga sulla scomparsa dello scrittore e sua moglie, nonché vicesceriffo. Inoltre l’attrice che interpreta questo personaggio è Frances Sternhagen, attrice di Broadway e apparsa in diversi film e telefilm, ma io la ricordo soprattutto come la madre del vice capo Brenda Lee Johnson della serie TV “The Closer”. Mi è dispiaciuto moltissimo quando alla fine lo sceriffo è morto in un colpo di scena davvero inaspettato. Soprattutto perché lo sceriffo è l’unico che aveva collegato lo scrittore e Annie Wilkes e aveva creduto al fatto che Paul non fosse morto ma fosse stato aiutato da qualcuno.
Il film mantiene un buon livello di suspense, soprattutto quando il protagonista esce dalla sua stanza perché la sua aguzzina è andata in paese, e tutte le volte che lui esce dalla stanza lo spettatore trattiene il fiato, nel terrore che lei possa tornare ed arrabbiarsi. Perché quando è arrabbiata Annie Wilkes non ha mezze misure! E sullo schermo, le punizioni che infligge sono ancora più reali, perché leggere e immaginare qualcosa è diverso rispetto a vederlo.
Lo trovo un film molto ben fatto.

CONFRONTO
Ovviamente nel libro avvengono molte più cose rispetto al film, che dura tra l’altro 107 minuti, dunque meno di due ore. Non era possibile inserire tutto senza creare un film eccessivamente lungo e trovo che le scelte del regista e della crew siano buone per riuscire a trasmettere i punti principali e salienti del romanzo. Certamente mi è dispiaciuto perdere alcune scene, che non sono state fatte, come per esempio l’approfondimento del disturbo della Wilkes, o la scena del ritrovamento del cadavere di lei.
Inoltre nel film lei porta allo scrittore un maiale, come dimostrazione della sua ammirazione, infatti ha dato al maiale il nome di Misery.
Hanno invece per esempio ripreso dal libro il particolare della mancanza di alcune lettere, come ad esempio la “n” dalla macchina da scrivere, che poi Annie stessa riempiva leggendo i capitoli dello scrittore. Un particolare che ho apprezzato molto perché dà la stessa sensazione di quando inizialmente, nel libro, si legge che King ringrazia due psichiatri ed un investigatore, il che sta ad indicare la cura e l’attenzione ai dettagli che vengono dedicate all’opera.
Di differente dal libro ho notato la dipendenza che il protagonista sviluppa nei confronti del farmaco assunto contro il dolore, che probabilmente non ha potuto avere spazio per questioni di tempo. Non ho inoltre apprezzato la morte dello sceriffo, anche perché nel libro non c’è e il suo personaggio mi era piaciuto molto anche se era stato poco approfondito. D’altronde dovevano trovare comunque un modo per far capire che la polizia stava arrivando, per cui ha avuto un senso, anche se non è stato piacevole.
Consiglio entrambi in quanto mi sono piaciuti molto, anche se continuo a preferire il libro. Il motivo è dato dalla suspense: è presente in entrambe, ma nel libro non ti abbandona mai, e leggere un libro di quasi 300 pagine richiede più tempo rispetto ad un film. Dunque per chi ama leggere i thriller a causa della suspense che creano, consiglio di più il libro, se invece siete amanti dei thriller ma non siete particolarmente interessati ad un suspense prolungata allora vi consiglio di guardare il film.

Entrambi, comunque, è sempre meglio!

-Pearl

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