venerdì 26 ottobre 2018

Young adult - Capitolo 9



Buon giorno miei cari amici!
Oggi ho l’occasione di parlare del secondo volume di un romanzo per ragazzi intitolato “Wolf. Il giorno della vendetta”, che segue il già recensito “Wolf. La ragazza che sfidò il destino”.
La giovane autrice è l’americana Ryan Graudin, che a quanto pare si è appassionata al genere della storia alternativa più di quanto avrebbe dovuto, o forse non abbastanza.
Per chi si fosse perso la prima recensione concernente la storia di Yael e delle sue vicende da ragazza ebrea in una Germania uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale, è presto detto: se vi interessa vi posso reindirizzare alla pagina giusta di questo blog.


Fatte le dovute presentazioni con la protagonista, Luka Lowe e con il loro universo parallelo dominato da Hitler, possiamo passare a riflettere su questo secondo libro nello specifico.
Sostanzialmente lo stile narrativo, le capacità di scrittura, la ricchezza-povertà del lessico e lo stesso andamento della storia, non si differenziano tanto dalla prima parte, mantenendo più o meno una certa omogeneità; il medesimo grado di qualità a proposito del quale mi ero già lamentata precedentemente. Quello che cambia è ovviamente la mia aspettativa, che questa volta è stata sicuramente minore, molto minore, rispetto a prima. Questo mi ha indubbiamente permesso di pormi più serenamente nei confronti della Graudin e della sua opera.
Mi aspettavo la trama sempliciotta e facilona, che infatti c’è stata e che mi ha permesso di cogliere alcune rare virate inaspettate sull’andamento della storia.
Mi aspettavo il linguaggio un po’ povero e semplice, che mi ha permesso di non alterarmi troppo di fronte a descrizioni senza senso: che diavolo significa “rompere nasi e disarmare guardie sovietiche con brutale e risoluta eleganza”? O è brutale, o è elegante. Al massimo può essere elegantemente spietato, ma qualcosa che viene fatto in modo “brutale”, non può essere fatto in modo “elegante”. Sappiatelo e diffondete il verbo, cacchiarola!
Mi aspettavo le scelte estetiche sulla stampa, il cambio repentino dello stile nel carattere battuto sulla tastiera: corsivo, grassetto, corsivo grassetto, stampato, poi di nuovo corsivo, poi una riga sopra le parole… Ragazzi, io sarò anche mentalmente vecchia, sarò una purista, come vi pare e so pure che siamo nell’epoca dell’immagine, ma voi siete fuori di testa! Letteralmente, non sto scherzando!
Le case editrici non potrebbero rivedere le loro priorità, una volta ogni tanto? Per esempio guardare al contenuto e all’essenza, assicurandosi che vengano pubblicati gli autori che hanno davvero qualcosa da dire e che sanno dirlo con le parole, non con le immagini! Perché le lettere usate in questo modo, sappiate anche questo, smettono di essere parole. Restano immagini. Non so voi, ma io non amo l’idea di ritornare analfabeta, che dite? Facciamo tutti insieme questo enorme sforzo collettivo, cercando di ricordarci che il valore di uno scrittore è nel significato che da alla lettera e non il disegno della stessa! Ci proviamo?
Fermo restando che comunque, dopo essermi trovata simili scarabocchi nel primo libro, me li aspettavo anche qui. Quindi d’accordo, mi aspettavo questo, mi aspettavo pure che tutto ciò che mi era sembrato interessante della trama di questo libro si presentasse comunque solo come sfondo per la banale storia d’amore; la banalissima storia d’amore dove lui è il fascinoso rubacuori con la faccia da schiaffi e lei è la ragazza problematica e outsider che lo cambierà.
Sono un’anima tollerante, ma mi sembra altrettanto ovvio che oggi non promuoverò “Wolf” neanche se venissi minacciata da tutta la Gestapo al gran completo.
Sarei più contenta se vedessi le ragazze leggere altri young adult molto più diseducativi di questo? Assolutamente no! Preferirei che prendessero in mano la Graudin? Assolutamente si! Ma la cosa che mi renderebbe davvero, davvero, davvero felice è molto lontana da questo. Trovare un libro per ragazze che le formi ed educhi senza passare per un filtro adulto che non si ricorda più com’è essere un’adolescente, ma allo stesso tempo che offra dei contenuti infinitamente più profondi e significativi, che la lettrice si porterà appresso per tutta la vita e che faranno la differenza nell’adulta che diventerà un domani, questo è ciò che mi renderebbe davvero felice e ancora una volta mi rammarico nel dire che “Wolf”, pur avendone l’enorme potenziale, non è riuscito a soddisfare questa richiesta implicita e forse troppo esigente che io stessa gli avevo imposto.
Il finale è molto bello e di sicuro sorprende, anche solo in minima parte, ma con una trama così la Graudin poteva sicuramente fare di più, doveva fare di più.
Resta bellissimo il momento in cui, nelle ultime pagine, si dice che Yael in qualche modo, pur non conoscendo più il suo vero aspetto, decide di “vestirsi di sé stessa” e questo oltre che bellissimo, trovo sia un imput che gli adolescenti capiscono benissimo. Certo è che però il tema della ricerca della propria identità poteva essere sviluppato in milioni di modi differenti. E questo senza incappare in diritti d’autore by Marvel e X-man.
Non mi sento di dare un giudizio vero e proprio. La mia aspettativa, essendo già stata delusa precedentemente, non ne ha risentito molto in questo secondo volume, ma come già detto restano delle perplessità che fatico a dissipare.
Forse qualcuno di voi è incappato in questa lettura e al contrario di me è riuscito a far pace con questa storia; in tal caso sarei molto felice di sapere come ha fatto. Si accettano consigli.
Nel frattempo vi auguro buona giornata e buon weekend, lettori!
Alla prossima!

-Liù

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